Informare per crescere, riflettere e cambiare

Lorenzo Bretti, Martina Gardelin, Alberto Marin, Beatrice Severini

Alcuni studenti delle scuole secondarie di Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lazio sono stati coinvolti in una serie di incontri mirati alla conoscenza del doping e di alcune tecniche alternative, come il mental training, in un’ottica di prevenzione del fenomeno

Introduzione
L’attività di formazione nel progetto “Un intervento psicosociale sui fattori di rischio per l’abuso delle sostanze dopanti nei contesti giovanili” finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù, nell’ambito del bando Giovani Protagonisti 2009 è stata svolta nelle Regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lazio. Sono stati coinvolti diversi istituti Medio-Superiori delle province di Udine, Venezia e Rieti. Gli interventi si sono svolti nei mesi di novembre e dicembre del 2013.
Il progetto è il risultato della collaborazione tra i diversi psicologi che hanno aderito all’iniziativa formativa. La costruzione dell’intervento risulta, quindi, il prodotto di diversi punti di vista, professionali e teorici. Durante il corso di formazione abbiamo ricevuto gli strumenti necessari per informare e formare giovani studenti e/o sportivi sul tema del doping, con particolare attenzione ai fattori protettivi, in un’ottica di prevenzione del fenomeno. Il gruppo di lavoro ha sviluppato una serie di azioni e di strategie in funzione del proprio orientamento, teorico o interazionista (Salvini, Dondoni, 2011).

Accenni teorici
L’approccio interazionista si inserisce nella corrente della psicologia postmoderna. Nello specifico, il modello appartiene al paradigma interazionale-strategico, che si presenta come pluralista, pragmatico e relativista. Tale modello si ispira al presupposto che le realtà psicologiche e sociali siano costituite dalle azioni e dai procedimenti conoscitivi utilizzati per descriverle, spiegarle ed interpretarle. In questo modo, gli effetti di un intervento, dal punto di vista interazionista, emergono dalla comunicazione e dalla relazione tra professionista e cliente, in un’ottica di cambiamento. I processi di costruzione della realtà sono quindi attribuibili ad atti ed azioni intenzionali, anche se non sempre consapevoli, che configurano situazioni e soggetti attivi rispetto agli eventi. L’intervento è quindi finalizzato a modificare le modalità con cui ogni individuo rappresenta il mondo, entra in rapporto percettivo – emotivo con le sue situazioni di vita, ricostruisce l’esperienza autobiografica ed anticipa gli eventi futuri. L’approccio interazionista considera, quindi, il modo di agire come il prodotto di una costruzione attiva di significati da parte di attori in relazione tra di loro e con se stessi attraverso forme di negoziazione sociale storicamente contestualizzate (Salvini, Pagliaro, 2007). Tale approccio identifica come area d’indagine le modalità di costruzione della realtà di una persona, ovvero i processi che generano quella realtà, ponendo attenzione al “come” piuttosto che al “cosa”. Viene così messo in luce il processo stesso di conoscenza: l’analisi non si muove in un’ottica di “scoperta” della realtà, ma di descrizione dei processi di conoscenza discorsivamente intesi che la costruiscono e la configurano come tale. Questo approccio rende possibile la costruzione di interventi finalizzati non tanto ad informare, ma a formare, offrendo ai destinatari dell’intervento uno spazio in cui confrontarsi in modo attivo rispetto ai propri punti di vista ed alla modalità di percezione di un fenomeno. Per quanto riguarda il tema del doping, tale cornice teorica ci ha offerto l’opportunità di interagire con gli studenti in un’ottica di analisi dei processi, ponendo particolare attenzione – come afferma Johnson – “alle intenzioni e ai comportamenti sul doping che vengono veicolati dalle percezioni personali, relativamente alle possibili conseguenze, alla probabilità percepita che tali conseguenze si verifichino e ai fattori sociali/situazionali favorevoli o inibenti” (Johnson, 2012).
Un’ulteriore teoria che ci ha permesso di indagare in modo efficace il fenomeno del doping è la teoria della motivazione intrinseca ed estrinseca che genera al suo interno, rispettivamente, un clima orientato al compito ed un clima orientato all’io (Nicholls, 1984). Secondo tale teoria, la pratica motoriasportiva può rappresentare di per sé un piacere (motivazione intrinseca) e generare un orientamento al compito tale per cui lo sportivo si confronta nel tempo con le proprie prestazioni. Al contrario, lo sport può venire praticato non per ragioni personali, ma esterne (motivazione estrinseca).
Questo porterà ad un orientamento all’io, ad un confronto costante con le prestazioni degli altri atleti.

Obiettivi, strategie e azioni
• Obiettivo
Informare e formare giovani studenti e/o sportivi sul tema del doping, con particolare attenzione ai fattori protettivi, in un’ottica di prevenzione del fenomeno.
– Sotto obiettivo 1: indagare il fenomeno del doping secondo la teoria dell’assunzione del rischio (Teoria Socio-Cognitiva di Bandura).
– Sotto obiettivo 2: indagare l’orientamento motivazione allo sport, secondo la Teoria della Motivazione Intrinseca ed Estrinseca.

• Strategie
La modalità di conduzione dell’intervento è stata interattiva ed orientata a generare una riflessione critica sul tema da parte del gruppo. Si è quindi deciso di lavorare attraverso l’utilizzo di alcuni items, che hanno favorito il confronto e la discussione, e di supporti video.

• Azioni
Si è cercato di costruire assieme al gruppo le diverse definizioni partendo dal punto di vista degli studenti, con il fine di stimolare il confronto e renderli attivi rispetto al tema proposto.

Temi trattati
Gli argomenti sviluppati sono stati:
• sport
• vittoria (possibilità/impossibilità a dare sempre il massimo, ponendo particolare attenzione alla teoria della motivazione al compito o alla performance)
• testimonianze di sportivi: video di Carlo Petrini ed Eugenio Bani
• doping
• WADA
• sostanze e metodi dopanti
• Tribunale Nazionale Antidoping (squalifica sportiva) e Giustizia Penale, ovvero sanzione penale (L. 376/2000)
• steroidi anabolizzanti: effetti di potenziamento ed effetti collaterali
• ormoni peptidici (EPO)
• metodi dopanti (doping genetico ed emotrasfusione)
• integratori alimentari e relativo doping involontario
• testimonianze di Fabrizio Ravanelli e Zdenek Zeman relative al caso Juventus
• alternative al doping (allenamento costante, alimentazione equilibrata e psicologia dello sport)

Interventi sviluppati nella regione Veneto
Lorenzo Bretti, Martina Gardelin
L’attività di formazione relativa al presente progetto è stata svolta nelle giornate del 4, 5, 6 e 7 novembre 2013. Sono stati coinvolti tre istituti Medio-Superiori nella provincia di Venezia: I.T.I.S. A. Pacinotti, Mestre (VE); I.I.S. G. Bruno, Mestre (VE); I.T.T. E. Fermi, Venezia.
Per ogni istituto sono state coinvolte cinque classi ed ogni intervento aveva la durata di due ore. In totale, sono stati raggiunti direttamente dall’intervento circa trecento studenti.
Nelle classi interessate dal progetto, gli alunni hanno partecipato attivamente, intervenendo e riportando punti di vista personali, esplicitando senso critico e capacità riflessiva rispetto al tema proposto. Alcuni di loro hanno dimostrato delle buone conoscenze pregresse e hanno dimostrato di saper gestire i tempi e i modi per intervenire all’interno di un gruppo.
La modalità interattiva proposta è quindi risultata efficace per indagare su quanto fossero informati sul doping e in che modo percepissero il rischio rispetto all’assunzione di determinate sostanze e alle possibili conseguenze.
È stato, inoltre, possibile fare emergere esperienze personali che hanno offerto l’opportunità di individuare le diverse motivazioni alla pratica sportiva.
Tra le richieste esplicitate nel questionario di valutazione, alcuni studenti hanno espresso interesse nei confronti delle alternative al doping (mental training, tecniche di rilassamento ed altre tecniche di matrice psicologica) e nell’approfondire il tema dell’alimentazione equilibrata.
La struttura dell’intervento è risultata efficace ed ha offerto l’opportunità di sviluppare gli obiettivi preposti.
Di seguito riportiamo alcuni commenti rilasciati nei post test:
– “Per me è stata un’esperienza nuova ed innovativa e mi è servita per capire una realtà che prima non conoscevo così bene”;
– “Questo progetto è molto utile per conoscere le conseguenze del doping e sarebbero utili più di due ore”;
– “Non pensavo che il doping fosse così pericoloso”;
– “Molto interessante e istruttivo, mi ha insegnato molte cose che sicuramente mi saranno utili”;
– “Mi è piaciuta la modalità dell’intervento che includeva la partecipazione degli studenti”;
– “Credo che l’intervento sia stato davvero interessante ed utile per capire come funziona il mondo dello sport”;
– “…molti di noi avevano solo un’idea vaga sul doping, con questo intervento abbiamo capito meglio!”;
– “…inizialmente pensavo fosse inutile, due ore sprecate… dopo mi sono reso conto che era fondamentale spiegarlo in classe”;
– “È stato molto interessante approfondire l’argomento…almeno sappiamo dove si può trovare e magari evitarlo…provoca gravi problemi”;
– “Questo intervento di formazione è stato molto utile ed interessante, soprattutto dal punto di vista educativo”;
– “Ha suscitato più interesse su ciò che può succedermi se faccio uso di determinate sostanze”
-“Praticare sport significa confrontarsi con la propria forza di volontà e doparsi non è la via d’uscita per essere forte!”

Interventi sviluppati nel Friuli Venezia Giulia
Beatrice Severini
Gli interventi sono stati realizzati nei mesi di novembre e dicembre del 2013, coinvolgendo unicamente realtà scolastiche e non sportive. Le scuole secondarie superiori che hanno aderito alla proposta sono state l’ISIS “Caterina Percoto”, Udine ed il Liceo Scientifico “Nicolò Copernico”, Udine. In riferimento all’ISIS “Caterina Percoto” sono state coinvolte 5 classi (una seconda, due terze e due quarte). 5 classi anche al Liceo Scientifico “Nicolò Copernico” (una prima e quattro seconde).
Gli interventi proposti hanno coinvolto una singola classe per volta per un tempo pari a 2 ore. Si è optato per una metodologia interattiva e di coinvolgimento dei ragazzi.
Sebbene parte dell’intervento abbia avuto un carattere informativo (fornire conoscenze), l’obiettivo è stato perseguito cercando di partire dalle idee, dalle teorie e da ciò che i ragazzi sapevano per poi costruire insieme a loro concetti e definizioni. In breve, si è lavorato con i ragazzi e non sui ragazzi, tentando di stimolare ed elicitare in loro punti di vista e prospettive ora nuove, ora diverse. Si è ritenuto opportuno creare un clima accogliente e di fiducia su cui poi edificare l’intervento.
La modalità di realizzazione dello stesso, rilevando le considerazioni dei ragazzi, è stata da loro ritenuta efficace, funzionale e coinvolgente. Il tempo a disposizione è stato spesso un elemento critico: ripetutamente emergevano elementi e argomenti che i ragazzi avrebbero desiderato approfondire maggiormente o su cui creare momenti di confronto e discussione più significativi e più incisivi. Queste condizioni potevano essere perseguite disponendo di un tempo maggiormente in linea con tali necessità.
Dai questionari di valutazione somministrati agli studenti a conclusione dell’intervento è generalmente emerso un forte interesse ed un desiderio di approfondimento rivolto alle “testimonianze reali” da parte di chi ha incontrato e conosciuto l’esperienza del doping, alle sostanze e alle conseguenze psicologiche e fisiche conseguenti, agli integratori alimentari e alle “alternative al doping” intese in termini di situazioni e condizioni potenzialmente critiche e di una loro appropriata gestione partendo primariamente da risorse e strategie mentali, personali e psicologiche (psicologia dello sport).
I ragazzi hanno mostrato modalità partecipative. Interessati e motivati, si sono mostrati disponibili a portare nel gruppo il proprio punto di vista, impegnandosi a creare utili momenti di discussione. Sono emersi numerosi punti di contatto e di somiglianza fra “il modo in cui si affrontano le esperienze sportive ed il modo in cui si affrontano le esperienze della vita quotidiana e scolastica”. Alcuni ragazzi hanno mostrato di risultare “esperti” rispetto alla tematica in questione, con conoscenze specifiche e puntuali (prevalentemente, ragazzi che praticano sport a livello agonistico o amatoriale, comunque da molti anni).
Si è evidenziata una modalità di partecipazione curiosa e propositiva.
In conclusione, l’architettura delle attività proposte è risultata funzionale permettendo di perseguire gli obiettivi configurati.

Interventi sviluppati nella regione Lazio
Alberto Marin
Gli interventi si sono svolti nel periodo compreso tra il 12/11/2013 ed il 16/11/2013 presso l’Istituto di Istruzione Superiore “Elena Principessa di Napoli” Istituto Magistrale Statale, Liceo Musicale -Liceo Linguistico – Liceo delle Scienze Umane – Liceo delle Scienze Umane Op.ne Economico Sociale di Rieti.
Presso l’Aula Magna dell’Istituto sono state coinvolte sedici classi, per un totale di diciotto ore. Gli interventi sono stati caratterizzati da un tempo di due ore ciascuno, con la presenze di una o due classi contemporaneamente, dalle I alle IV.
Gli studenti intervenuti sono stati più di 400.
L’iniziativa ha avuto una rilevanza anche a livello mediatico con la realizzazione di un articolo sul giornale locale “La cronaca di Rieti” e con la realizzazione di un servizio giornalistico sul telegiornale locale.
In base ai presupposti teorici precedentemente esposti, si è voluto affrontare il progetto attraverso una modalità il più possibile interattiva, partendo dalle conoscenze degli studenti, in modo tale da sviluppare un pensiero critico e far sì che l’intervento risultasse il più utile possibile. Si è partiti dalla convinzione che un ragazzo, una volta ritornato a casa dopo la formazione, abbia lo “zaino” qualitativamente più pieno, se quello che ha ascoltato durante queste due ore è il risultato di esperienze e ragionamenti frutto del suo pensiero e di quello dei suoi compagni di classe, rispetto ad un ascolto passivo e distante dell’esperto di turno. La modalità di interazione è stata favorita da una disposizione a cerchio, attraverso la quale il formatore e tutti i ragazzi hanno avuto la possibilità di vedersi e confrontarsi. In fase di contatto con l’Istituto è stato individuato un professore referente per il progetto, nel caso specifico il Coordinatore del Dipartimento di Scienze motorie; questo allo scopo non solo di facilitare l’organizzazione, ma, soprattutto, per lasciare, una volta finiti gli interventi, un punto di continuità al quale i ragazzi potessero rivolgersi per approfondire le tematiche.
I professori delle classi coinvolte nel progetto sono stati lasciati liberi di partecipare più o meno attivamente all’intervento. Alcuni hanno preso parte anch’essi al cerchio assieme ai loro allievi, altri hanno preferito restare all’interno dell’aula, ma in posizione esterna al cerchio. In altri casi, l’intervento si è svolto alla sola presenza degli studenti.
Nella maggioranza dei casi, prima dell’inizio del gruppo di lavoro, si è riusciti a confrontarsi con i professori rispetto ad eventuali tematiche salienti alle quali la specifica classe poteva essere sensibile e sulle quali ritenevano maggiormente utile soffermarsi.
La maggior parte degli studenti ha partecipato attivamente alla formazione, dimostrando in diversi casi di essere a conoscenza del fenomeno, anche se, spesso, in maniera non molto chiara. In altri casi, il fenomeno appariva molto distante dalle loro esperienze. Si è cercato di incentrare l’attenzione più sulla costruzione condivisa dei fattori di rischio rispetto al fenomeno doping piuttosto che creare una campagna terroristica meno utile di fronte a queste tematiche e per la fascia d’età coinvolta; ciò allo scopo di far emergere un pensiero critico al quale, ci si auspica, i ragazzi possano far riferimento nell’eventualità di un incontro diretto con la problematica. Preme sottolineare che gli effetti collaterali devastanti dovuti all’assunzione di sostanze dopanti non sono stati tralasciati.
Le difficoltà incontrate sono relative alla numerosità di diversi gruppi coinvolti – a volte superiori a cinquanta unità e ciò ha reso non sempre semplice il mantenimento dell’attenzione – e alla durata non sempre precisa degli interventi, spesso iniziati in ritardo causa spostamenti per raggiungere l’Aula Magna da parte delle classi della succursale dell’Istituto.
Si riporta un sostanziale raggiungimento degli obiettivi proposti. In particolar modo, la partecipazione è stata costante e attivamente critica. Per questi motivi, gli interventi, pur mantenendo una scaletta prefissata, sono stati diversi per ogni classe, adattandosi alle riflessioni relative alle singole esperienze degli studenti.
Dai questionari post intervento compilati dai ragazzi emerge un concreto apprezzamento della modalità dell’intervento ed una comprensione degli argomenti trattati. Spicca, inoltre, un interesse nell’approfondimento su alcuni argomenti, come le alternative al doping e, in particolare, la psicologia dello sport.

Riferimenti Bibliografici
– Johnson, M. B. (2012). A systemic social-cognitive perspective on doping. Psychology of Sport and Exercise. 13, 317-323. doi: 10.1016/j.psychsport.2011.12.007.
– Nicholls, J. G. (1984). Conceptions of ability and achievement motivation. In R. Ames & C. Ames (Eds.), Research on motivation in education (Vol. 1, pp. 39-73). San Diego, CA: Academic Press.
– Pagliaro G., Salvini A., (2007). Mente e Psicoterapia: modello interattivo cognitivo e modello olistico, UTET, Padova.
– Salvini A., Dondoni M., (2011). Psicologia Clinica dell’Interazione e Psicoterapia, Giunti.

Lorenzo Bretti, Martina Gardelin, Alberto Marin, Beatrice Severini
Psicologi, collaboratori di Auxilia Onlus per il progetto

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