L’importanza della formazione continua

Anna Pacco

Gli studenti coinvolti hanno dimostrato interesse per la parte informativa e per quella motivazionale all’origine dell’uso e abuso di sostanze dopanti. È necessario intervenire in maniera sistematica al fine di sviluppare un percorso continuo capace di rispondere a tutte le domande e di adattarsi ai diversi momenti della formazione individuale

La realizzazione del progetto di prevenzione “Un intervento psicosociale sui fattori di rischio per l’abuso delle sostanze dopanti nei contesti giovanili” mi ha portata in due istituti superiori della regione Toscana, in particolare nella città di Prato.
L’argomento doping ha riscontrato notevole interesse da parte sia dei referenti individuati dagli istituti, sia degli altri docenti, alcuni dei quali hanno espresso il desiderio di assistere alle plenarie realizzate con i ragazzi.
La differenza sostanziale che ho potuto riscontrare tra i due istituti è stata la scelta del target a cui indirizzare l’intervento di prevenzione: mentre una scuola ha coinvolto le classi prime, l’altra ha preferito riservare l’intervento alle classi terze, quarte e quinte. Oltre agli aspetti di seguito elencati, la differenza si è sentita soprattutto in relazione ai feedback ricevuti, mentre una valutazione sommaria dei test “pre” e “post” compilati dai ragazzi non lascia intravedere marcate discrepanze in relazione all’efficacia dell’intervento.
Il materiale presentato ai ragazzi prevedeva una prima parte più informativa riguardante la natura e gli effetti delle sostanze dopanti ed una seconda volta a stimolare la riflessione critica sulle cause e le motivazioni legate all’utilizzo dei prodotti illeciti.
Gli studenti più giovani si sono mostrati maggiormente coinvolti ed interessati alla parte informativa, intervenendo con domande e richieste di chiarimenti volti a cercare di comprendere gli effetti nocivi delle sostanze e cosa possa essere considerato doping.
Gli studenti degli ultimi anni, invece, possedendo già alcune informazioni sulle sostanze dopanti acquisite attraverso i programmi scolastici e per curiosità personale, si sono dimostrati più coinvolti nella parte dell’intervento dedicata alle possibili motivazioni sottostanti all’uso del doping.
In entrambi i casi ritengo che gli studenti siano stati arricchiti dall’intervento proposto, anche se è lecito ipotizzare che l’efficacia preventiva maggiore riguardi prevalentemente gli studenti più giovani. Questi, infatti, proprio a causa della minore età e della minore capacità di riflessione critica, e di una più limitata esperienza di vita, possono trovarsi maggiormente esposti al rischio doping.
Una riflessione generale sul fenomeno deve comunque porre in evidenza l’opportunità educativa e formativa di procedere in maniera sistematica e progressiva alla realizzazione di attività progettuali che riprendano i temi di quella vissuta nel contesto del percorso segnato da Auxilia Onlus. Il materiale didattico sviluppato nella nostra formazione di giovani psicologi penso possa rappresentare un’ottima base di partenza per un continuo aggiornamento della didattica su questi temi. In quest’ottica, un ulteriore coinvolgimento di noi collaboratori può essere stimolante e foriero di una crescita qualitativa dell’intero approccio psicologico al tema del doping, del suo contrasto e della sua prevenzione.

Anna Pacco
Psicologa, collaboratrice di Auxilia Onlus per il progetto

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