Apprendimento e partecipazione

Cesare Moreno

Nella scuola di comunità, la partecipazione attiva dei genitori e dei cittadini portatori di competenze viene considerata un elemento di qualità indispensabile a sostenere la crescita dei giovani.

In questo numero di Social News presentiamo una serie di esperienze caratterizzate dalla compenetrazione del tema dell’istruzione con l’universo socio educativo. Si delinea così una sorta di nuovo paradigma educativo in cui l’organizzazione scolastica si integra con attività socio educative che riguardano condotte personali, speranze, progetti di vita. Non una scuola, quindi, dell’inclusione sociale o della seconda occasione, ma una scuola che attivi la cittadinanza giovanile intesa come finalità strategica della scuola stessa.

La scuola comunitaria risponde ad una necessità sociale che supera il concetto di riproduzione della società per diventare, invece, rifondazione della società. Qui si considera la scuola come frontiera per eccellenza e, quindi, come luogo che attiva la cittadinanza per le nuove generazioni e non solo per i giovani a rischio di emarginazione.

Le esperienze presentate costituiscono una rete di fatto di scuole e di realtà di intervento socio educativo che promuovono una crescita parallela ed integrata di comunità di professionisti responsabili e di cittadini che si prendono cura dell’educazione.

Nella scuola di comunità, la partecipazione attiva dei genitori e dei cittadini portatori di competenze viene considerata un elemento di qualità indispensabile a sostenere la crescita dei giovani. Lo sviluppo di competenze pratiche, lavorative e cooperative qualifica le conoscenze concettuali-astratte dei giovani. Le pratiche di cooperazione e di dialogo culturale rappresentano la base per uno sviluppo della persona individualmente forte perché socialmente attiva. Lo sviluppo di una simile “scuola di comunità” è strettamente collegato ad una “comunità professionale che apprende”, ad un modo di esercizio delle professioni educative che mette al centro una pratica riflessiva di gruppo. Questa consente un apprendimento continuo dall’esperienza e, quindi, un apprendimento continuo dalle relazioni che un gruppo educativo stabilisce con il contesto. In tal modo, un gruppo educativo si pone nel territorio come agente di sviluppo umano in grado di generare nuovi modi di convivenza, nuova cittadinanza ed elementi di economia civile. La tenuta di un gruppo di professionisti riflessivi non è frutto di spontanea evoluzione. Al contrario, è dovuto alla presenza di un sottogruppo di professionisti rigorosi nel favorire le interazioni multiple tra diversi ambienti di apprendimento e stratificate complessità. Questo modo di operare, proprio dei Maestri di Strada, i quali l’hanno adottato da ormai quattordici anni, viene chiamato ‘intervisione’, visione interconnessa di punti di vista professionalmente ed umanamente diversi. Il cuore e la mente di un’educazione di comunità risiedono in questa capacità di costruzione di un pensiero di gruppo generato dal gruppo stesso, un pensiero che non è di un singolo pensatore. I professionisti che attivano la funzione di pensiero in un gruppo si pongono come leadership non gerarchica in grado di dare senso e voce ai movimenti dei gruppi umani in cui agiscono. Diventano, quindi, interlocutori terzi rispetto alle asimmetrie di potere necessariamente esistenti tra operatori professionali e giovani. La presenza di un terzo che rappresenti la comunità autocosciente costituisce anche la garanzia sociale e psichica che adulti responsabili offrono ai giovani rispetto alla loro possibilità di entrare nel mondo con la possibilità di migliorarlo e sperando in sé.

La funzione di riflessione ed apprendimento è quella che garantisce la capacità istituzionale – inclusiva, la possibilità di istituire-includere ciò che è fuori della comunità e di riaccogliere chi ne fosse fuoriuscito. La capacità di dialogare e riammettere in società quelli che sono ai margini, nelle periferie non rappresenta una funzione residuale dell’organismo comunitario, ma, in realtà, la sua funzione vitale: la capacità di nutrirsi dal contesto.

Attraverso l’atto conoscitivo, una comunità di apprendimento stabilisce già un legame inclusivo con chi è altro da sé. Cose e persone che si conoscono diventano familiari e degne di rispetto. Attraverso il tessuto di legami e le pratiche riflessive, quindi, una comunità di apprendimento risulta attiva nell’accogliere ed includere ciò che è altro da sé. Viceversa, la chiusura conoscitiva e l’angustia professionale producono emarginazione interiore, interdetti cognitivi ed emotivi che accrescono l’infelicità personale ed ostacolano la costruzione di legami sociali.

Il lavoro inteso come pratica cooperativa che trasforma insieme i contesti e gli attori rappresenta uno sviluppo necessario delle attività riflessive e di pensiero ed il momento in cui la comunità si proietta nel tempo. Senza immaginare un futuro insieme ai giovani, senza offrire loro una possibilità di impegnarsi nel lavoro, una comunità non può esistere.

La permanenza nel tempo, ancorata al territorio di una comunità di apprendimento, rappresenta la garanzia che le strutture istituzionali non diventino chiuse irrigidendosi in prassi stanche ed insignificanti.

La rete delle scuole che qui presentiamo, unitamente ad altre esperienze che non hanno trovato posto nel limitato spazio della rivista, si pone quale obiettivo lo sviluppo di un progetto congiunto. Il fine di questo progetto è quello di sostenere la funzione istituzionale della comunità di apprendimento centrata sulle pratiche riflessive ed, insieme, la funzione produttiva delle comunità centrata sulla partecipazione giovanile alla vita sociale anche attraverso il lavoro.

Il progetto riguarda, quindi, quelle reti di scuole che si costituiscono con l’obiettivo esplicito di realizzare una scuola di comunità, in cui la partecipazione attiva della comunità territoriale, dei genitori, dei cittadini attivi e competenti sia assunta come requisito minimo. E che considerino la presenza di professionisti riflessivi esperti nell’ascolto attivo, nella conduzione di gruppi di apprendimento professionale, nella produzione di senso dentro dinamiche complesse e caotiche, quale garante dello sviluppo di tale comunità.
All’interno di queste reti deve costituirsi anche un polo formativo che offra ai giovani la possibilità di crescere non solo nei banchi, ma cimentandosi anche con il lavoro nella sua dimensione di impresa, servizio alla società, sfida personale, apprendimento di competenze cooperative e professionali.

Trovati gli assetti giuridici opportuni, una simile rete si inquadra come attore concreto per realizzare l‘autonomia funzionale della scuola ed il principio di sussidiarietà.

In concreto, la rete deve contemplare:

– la partecipazione di un’organizzazione socio-educativa del territorio;

– la partecipazione di organizzazioni formali ed informali dei genitori;

– la presenza di figure professionali di sistema che rispondano alla comunità e della comunità;

– attività di formazione permanente di tutti gli operatori, professionali e non;

– la presenza di attività socio educative basate nella scuola e nel territorio;

– la presenza di almeno un corso di formazione professionale;

– un’attività di partecipazione della comunità al finanziamento delle diverse azioni previste, attraverso un fondo autogestito.

Rispondi