La strada per l’integrazione europea passa anche attraverso la cultura

Angela Caporale

L’esperienza di “Arte”, canale televisivo franco-tedesco che si occupa di divulgazione ed informazione culturale transfrontaliera.

Ripensando alla storia italiana, ci si chiede ancora se sia attuale l’espressione di Massimo D’Azeglio “Purtroppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gli Italiani” nonostante i 150 anni compiuti dal nostro Paese. E l’Europa? Non è forse lecito proiettare questa espressione celeberrima anche alla storia dell’integrazione continentale?
Vi sono molte teorie su come si possa “costruire un cittadino”, ma ciò che mette ciascuno d’accordo è la necessità della cultura per costruire e rafforzare i legami tra Francesi, Tedeschi, Italiani e tutte le altre nazionalità dell’orizzonte europeo. Il processo di integrazione economica e monetaria trova le sue radici nel secondo dopoguerra e deve molto alla lungimiranza di alcuni leader, tra i quali Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, redattori del “Manifesto di Ventotene”, Alcide De Gasperi, i francesi Jean Monnet e Robert Schumann, il Ministro degli Esteri belga Paul-Henri Spaak ed il Cancelliere tedesco Konrad Adenauer. Il processo di integrazione politica è, invece, costantemente al centro dei lavori degli organi della UE, alla ricerca di un trattato che possa configurarsi come “Costituzione” per l’Europa appoggiato da un ampio consenso.
Ma com’è possibile realizzare una Costituzione europea senza gli strumenti che convincano i cittadini di ciascuno Stato a sentirsi Europei? Esiste, al proposito, un canale televisivo transnazionale che, dai primi anni ‘90, prova a promuovere una cultura ampia e pluralmente inclusiva. Si chiama ARTE.
Acronimo di Association Relative à la Télévision Européenne, è un canale televisivo culturale europeo di servizio pubblico. Tra i padri ispiratori vi sono alcune figure politiche notevoli degli anni ’80: François Mitterand, Helmut Kohl, Lothar Späth. L’obiettivo stabilito nell’accordo di costituzione di ARTE-G.E.I.E è quello di “creare e produrre programmi televisivi di natura culturale ed internazionale in senso ampio. (…) Questi programmi hanno lo scopo di promuovere la comprensione reciproca e l’unità tra gli Europei.” A questo accordo si giunse il 30 aprile 1991, dopo anni di negoziazioni. Venne firmato dai Presidenti di 11 Bundesländer e dal Ministro della Cultura francese. Solo qualche mese più tardi, inoltre, ARTE assunse anche la forma di gruppo di interesse economico, G.E.I.E., presso il Parlamento Europeo a Strasburgo.
ARTE non è solamente un servizio televisivo come molti altri, ma ha assunto, nei suoi 20 anni di attività, anche una connotazione culturale importante, diventando portatore di valori fondamentali: apertura, rispetto, solidarietà. L’apertura rispetto a nuovi argomenti, a nuove forme narrative e agli interessi del pubblico rappresenta una priorità, la molteplicità dei punti di vista e delle opinioni viene ricercata e considerata alla stregua di una ricchezza e di un’opportunità e l’impegno della redazione è orientato a creare programmi che possano arricchire le vite di un pubblico culturalmente variegato e complesso.
Sebbene ARTE nasca come canale franco-tedesco, nel 2008 meno del 60% dei programmi era prodotto nei due Stati originari: il 26% era prodotto in altri Stati europei ed il 15% altrove, principalmente nell’America del Nord. La maggior parte dei programmi è costituita da documentari, ma vi sono anche produzioni cinematografiche e film per la televisione. I partner di ARTE sono cresciuti nel corso degli anni: RTBF (Belgio), TVP (Polonia), OFR (Austria), ERT (Grecia), BBC (Gran Bretagna). In Italia è possibile seguire la sua programmazione attraverso Sky e la televisione satellitare.
ARTE si configura come un brillante tentativo, non ancora abbastanza noto, di costruzione di un sostrato culturale europeo che possa accompagnare e potenziare il cammino verso un’integrazione sempre più efficace e solidale. Non è possibile pensare ad un’Unione Europea forte senza il sostegno degli individui che la abitano e questo passa naturalmente attraverso la costruzione di una sensazione di appartenenza europea che fondi una nuova modalità di cittadinanza, non limitata all’attribuzione di diritti e doveri. La cittadinanza europea così intesa è già realtà. Comprende attitudini e diversità culturali che, prese singolarmente, differenziano, ma, messe a confronto, arricchiscono e legano

Angela Caporale
Collaboratrice di SocialNews

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