Una rivoluzione culturale

Stiamo lavorando ad un progetto per la creazione di comunità autogestite dai ragazzi. Vorrei che in ognuna di queste ci fosse un posto per mettere in comune i libri, scambiarli e leggerli insieme. Perché favorire la diffusione della lettura rappresenta un canale per la crescita di ogni ragazzo e, di conseguenza, dell’intera nazione.

Cominciamo dalle buone notizie: secondo le ricerche diffuse lo scorso anno dagli editori italiani, i giovani leggono più di prima e leggono più degli adulti. Poco più di prima e poco più degli adulti, certo. Ma, nel panorama piuttosto desolante dei lettori italiani, almeno, non si trovano in fondo alla classifica. La guidano. La notizia è buona da diversi punti di vista. Prima di tutto perché dimostra ciò a cui io credo da tempo: le nuove generazioni non sono affatto peggiori di quelle che le hanno precedute, non passano il loro tempo solo a picchiare i compagni disabili e a caricare poi il video della vergogna su youtube o a sognare di diventare veline. Anche i giovani di oggi dimostrano di possedere interessi costruttivi. Io non ne ho mai dubitato, ma, leggendo le cronache, a qualcuno il sospetto viene.

La notizia è buona anche perché si è fatto molto terrorismo psicologico sull’effetto nefasto che le nuove tecnologie avrebbero avuto sulla lettura e sulla formazione umanistica dei ragazzi del terzo millennio. Previsioni apocalittiche descrivevano la generazione di internet e dei personal computer come una generazione superficiale e rimbambita da chat e videogame. Ricerche recenti dimostrano, invece, che i ragazzi hanno imparato ad utilizzare tutti i nuovi mezzi d’informazione, si giostrano bene con internet e tv, ma non hanno abbandonato i libri e, anzi, li amano anche più dei loro genitori. Semplicemente, hanno un tipo di cultura diverso da quella della generazione che li ha preceduti.

Le buone notizie, però, finiscono qui. Altri dati sono preoccupanti: i ragazzi italiani continuano a leggere molto meno dei coetanei del nord Europa, l’Italia rimane inchiodata alle ultime posizioni tra i Paesi che leggono meno e non si vede uno spiraglio di miglioramento. Un record davvero poco invidiabile, che si ripercuote prima sul rendimento scolastico e poi sulla capacità dei ragazzi di migliorare la propria condizione sociale di partenza. I libri costituiscono, infatti, un fattore di sviluppo della personalità umana, ma sono anche un fattore di sviluppo economico. E il fatto che i nostri giovani leggano meno – a volte molto meno – dei loro coetanei europei significa che rinunciano, a priori, ad uno dei più potenti “ascensori sociali” a loro disposizione. Per chi, come me, ha l’ambizione di lavorare perché il futuro garantisca l’uguaglianza delle condizioni di partenza per un numero sempre crescente di ragazzi, questa è davvero una pessima notizia.

Pessima perché racconta la storia di una resa dichiarata ancor prima di combattere la battaglia. A volte, mi viene un po’ di invidia quando guardo qualche commedia americana o inglese, nella quale puoi scommettere che, immancabilmente, ad un certo punto, apparirà una scena ambientata in biblioteca. Si ha la sensazione che, in quei Paesi, prendere libri in prestito, scambiarli, discuterne, sia parte della più routinaria vita da studenti. Amori, odi, omicidi: tutto si svolge nella biblioteca scolastica o comunale di turno. Ricordo ancora una striscia dei Peanuts, in cui Sally Brown, trionfante, diceva: “Felicità è la prima tessera della biblioteca”. Significava essere grandi, importanti, ed introdotti in una nuova vita sociale da adulti. Su questo credo si debba lavorare: su una vera e propria rivoluzione culturale. Per fare in modo che i libri non siano, per forza, associati alla noia e all’obbligo, ma alla fantasia e alla socialità. Il “Centro per il libro e la lettura” voluto dal Ministero dei Beni Culturali lavora proprio in quella direzione, creando occasioni di incontro tra i giovani italiani e la letteratura, nelle sue forme più diverse.

Come Ministero della Gioventù, sto lavorando ad un progetto per la creazione ed il finanziamento di comunità giovanili, autogestite dai ragazzi. Vorrei che in ognuna di queste ci fosse una biblioteca. O almeno una libreria, uno scaffale, un posto per mettere in comune i libri, scambiarli e leggerli insieme, utilizzandoli proprio come si fa con i libri di casa. Perché favorire la diffusione della lettura rappresenta un canale per la crescita di ogni ragazzo e, di conseguenza, dell’intera nazione.

Giorgia Meloni
Ministro della Gioventù

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