Perché cellule staminali adulte

Prelevare cellule staminali da embrione è sembrata la via più facile.
La Chiesa, invece, è sempre stata di parere contrario perché il prelievo da embrione è motivo della sua distruzione.

Buone notizie nel campo delle cellule staminali. Due ricercatori, il giapponese Shina Yamanaka e lo statunitense James Thomson, hanno scoperto le cellule staminali indotte, note con la sigla “Ips”. Di che si tratta? Da almeno una decina di anni si parla delle potenzialità delle cellule staminali, dotate della singolare capacità di trasformarsi in qualunque altro tipo di cellula del corpo. Molti ricercatori sostengono che le cellule staminali potranno potenzialmente rivoluzionare la medicina, permettendo di riparare specifici tessuti o di riprodurre organi. Fin da subito, si è guardato con interesse alle cellule staminali prelevate da embrione, in quanto esse sarebbero maggiormente capaci di trasformazione. Prelevare cellule staminali da embrione è sembrata la via più facile: quanti embrioni congelati si trovano nei centri di fecondazione assistita! Qualcuno ha anche ipotizzato di creare appositamente embrioni umani al fine di avere a disposizione le cellule staminali più promettenti. La Chiesa, invece, è sempre stata di parere contrario. Semplicemente perché il prelievo di cellule staminali da embrione è motivo della sua distruzione. “La ricerca scientifica va giustamente incoraggiata e promossa, sempre che non avvenga a scapito di altri esseri umani la cui dignità è intangibile fin dai primi stadi dell’esistenza”. Parole di Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno internazionale sulle cellule staminali adulte, organizzato dall’Università “La Sapienza” di Roma nel giugno 2007. La posizione della Chiesa, suffragata dalla ragione e dalla scienza, è chiara: promozione piena per la ricerca scientifica, con il limite di non ledere l’essere umano, la cui dignità matura e diviene inalienabile fin dal primissimo momento dell’esistenza. Pertanto, se si desidera un autentico progresso, bisogna muoversi in un’altra direzione, quella dell’adulto. Il quale non subisce danni letali dal prelievo delle cellule e, non secondariamente, può esprimere il consenso. In questo caso, verso un aiuto alla scienza.

La recente istruzione vaticana sulla bioetica afferma: “È da incoraggiare l’impulso e il sostegno alla ricerca riguardante l’impiego delle cellule staminali adulte, in quanto non comporta problemi etici” (Dignitas personae, 32). Questa strada, di fatto, è stata seguita dai due scienziati. Essi hanno stimolato, con procedimenti differenti, cellule adulte della pelle con coppie di quattro geni chiave. Questi hanno ringiovanito le cellule fino ad uno stato praticamente identico a quello embrionale. Si tratta delle cellule “Ips”, dotate di caratteristiche di pluripotenza: possono, cioè, trasformarsi nelle cellule di qualsiasi altro tessuto umano, dermico, muscolare, neuronale, od osseo. Così, senza distruggere embrioni umani, la scoperta ha aperto un nuovo orizzonte per la cura efficace dei pazienti. Sì, perché le cellule “Ips” provengono dal medesimo paziente e lui stesso le riceverà nuovamente. Non si attiverà, pertanto, il meccanismo del rigetto. La notizia porta a riflettere coloro che desiderano disporre di embrioni umani per la ricerca. In Italia questo non è permesso dalla Legge 40, che regolamenta la fecondazione artificiale. Qua e là si registra qualche tentativo di scardinarla. Per esempio, tre ricercatrici italiane hanno di recente impugnato un bando del ministero del Welfare, che destina otto milioni di euro alla ricerca su cellule staminali prelevate da adulti. Le studiose hanno contestato il fatto che viene escluso dalla ricerca il prelievo di cellule embrionali. Di fatto, il ricorso è stato respinto. Non sono però mancate voci che denunciavano una presunta cancellazione della libertà di ricerca in Italia, un rinnovato caso Galileo Galilei. In realtà, l’Italia si trova in una posizione di autentico progresso, avvalorato ora da queste nuove scoperte scientifiche. L’embrione, infatti, non può essere considerato come un semplice oggetto: è un essere umano nella fase iniziale del suo sviluppo e, pertanto, va tutelato. Lo esige il principio dell’uguaglianza tra le persone. Lo esige il diritto alla vita di tutti.

Marco Doldi
Membro della Commissione teologica internazionale
Docente di Teologia Morale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Genova

Rispondi