Disomogeneità mondiale

La legislazione che regola l’utilizzo di embrioni umani nella ricerca medica è una materia resa scottante dai continui progressi della scienza e oggetto di pressioni da parte di scienziati, leaders religiosi, specialisti della bioetica e opinione pubblica.

Responsabilità, salvaguardia dei valori, libertà intellettuale, trasparenza ed intergrità: ecco i principi che hanno ispirato la Carta Internazionale per la ricerca sulle staminali, presentata quest’anno al World Stem Cell Summit di Baltimora dalla bioeticista canadese Bartha Knoppers dell’università McGill di Montreal. La Carta intende promuovere l’avanzamento della ricerca, unendo chi crede nel potenziale terapeutico delle cellule staminali, e costituisce il tentativo di stabilire dei principi etici uniformi, in una comunità scientifica sempre più conscia del contributo essenziale apportato da una crescente collaborazione internazionale. La legislazione che regola l’utilizzo di embrioni umani nella ricerca medica è materia resa scottante dai continui progressi della scienza. Diviene, altresì, oggetto di pressioni da parte di scienziati, leaders religiosi, specialisti della bioetica ed opinione pubblica. Storia e culture diverse hanno condotto, in Europa, ad approcci diversi all’argomento.

Ciò che risulta legale in un Paese, è vietato in un altro. In molti Paesi europei, la ricerca sulle cellule staminali è criminalizzata e sottoposta a severe restrizioni: in Italia, la legge 40/2004 vieta l’estrazione di cellule staminali a scopo di ricerca da un embrione umano. Rigidi divieti vigono anche in Germania, Austria, Lituania, Polonia. In Francia, la legge sulla Bioetica del luglio 1994, che vietava in maniera categorica la sperimentazione su embrioni umani, è stata rivista solo nel luglio 2004. Più all’avanguardia il Belgio, che permette la clonazione terapeutica e la ricerca sugli embrioni dal 2003, e che, insieme alla Svezia, incoraggia la ricerca in tal senso. In Svizzera, il referendum ha introdotto la nuova legge, entrata in vigore nel 2005, che consente l’estrazione di cellule staminali, anche se i ricercatori devono sottostare a regole rigide. Voce fuori dal coro, quella liberale del governo britannico, che incoraggia attivamente la ricerca avanzata sulle cellule staminali e, dal 2001, permette l’estrazione cellulare da embrioni (fecondazione in vitro) e la clonazione terapeutica. Oltre ad essere stato il Paese pioniere nell’aprire, nel 2004, una banca di cellule staminali embrionali, la Gran Bretagna concede generosi fondi pubblici alla scienza, pur imponendole un forte controllo statale.

Per quanto riguarda l’Unione Europea, la Commissione Europea accorda fondi comunitari ai progetti di ricerca che prevedono l’uso di cellule staminali di origine embrionale negli Stati membri dove questo è legale, ma non finanzia le ricerche. Diversa la situazione in America, dove la ricerca finanziata dai privati è esente da restrizioni, ed in Asia, dove sono stati raggiunti in poco tempo risultati notevoli, pur se limitati dalla scarsità dei finanziamenti privati. Cosi, mentre l’Europa limita, l’Asia brucia le tappe e i nostri “cervelli” fuggono oltre oceano, verso una nuova America che torna alla ribalta, cancellando i divieti e i limiti imposti dall’amministrazione di George W. Bush. «L’America guiderà il mondo verso le scoperte che questo tipo di ricerca potrà un giorno offrire». In fondo, «Ci è stata data la capacità e la volontà di perseguire questa ricerca, e l’umanità e la coscienza per farlo in modo responsabile» Obama dixit.

Eva Donelli, Institute for Global Studies

“Il possesso del migliore stato di sanità possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano, senza distinzione di razza, di religione, d’opinioni politiche, di condizione economica o sociale” recita la Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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