Diritto di scelta, rispetto per la vita

Sono contrario a qualsiasi forma di eutanasia, ma sono contrario anche all’accanimento terapeutico: quando la vita umana è legata esclusivamente al funzionamento delle macchine, non è più vita.

Partiamo da una premessa importante: quando si discute di un tema delicato come quello dell’eutanasia, bisogna avere la sensibilità di ascoltare serenamente e capire anche le opinioni di chi la pensa diversamente da noi. Il dibattito verte su problematiche così importanti per la vita dell’uomo che è opportuno rendersi conto che nessuno può avere la verità in tasca. Detto questo, la mia personale idea, è che la vita umana sia un dono del Signore, vada sempre rispettata ed il suo valore non debba mai essere messo in discussione. Nel caso specifico di Eluana Englaro mi rende particolarmente triste il fatto che molti dimentichino che Eluana è una persona viva. Per me Eluana non è affatto morta, tant’è vero che per farla morire veramente, le si vuole negare alimentazione ed idratazione. Anche per questo, quando la legge sul testamento biologico arriverà alla Camera, mi batterò affinché i trattamenti essenziali per la vita del paziente non possano essere sospesi.

Mi sto riferendo all’alimentazione ed all’idratazione: credo che non si dovrebbe mai, in nessuna circostanza, rifiutare al paziente il cibo e l’acqua. In Italia non dovrebbe mai ripetersi un caso come quello di Terry Schiavo, che venne fatta morire sospendendo l’alimentazione e l’idratazione. Capisco le famiglie che assistono al dramma dei loro congiunti, quando questi vivono situazioni di sofferenza che si protraggono per decine di anni. Ma è altrettanto vero che lo Stato deve creare le condizioni affinché le famiglie non vengano lasciate sole a gestire situazioni cosi estreme. Le istituzioni devono dedicare la massima attenzione a questo tipo di problematiche, e devono fare in modo che i malati sospesi tra la vita e la morte ed i loro cari non siano abbandonati. Le istituzioni devono avere la consapevolezza che, nonostante il progresso medico-scientifico e l’allungamento della vita umana, ci saranno sempre casi di persone che vengono a trovarsi in queste situazioni e che si deve fare qualcosa per loro.

Sono contrario a qualsiasi forma di eutanasia. Sono contrario anche all’accanimento terapeutico: quando la vita umana è legata esclusivamente al funzionamento delle macchine, non è più vita. Nel caso di Eluana, però, non rientriamo in questo caso! L’accanimento terapeutico c’è solo quando la vita è costruita artificialmente. Mentre Eluana vive attraverso l’alimentazione e l’idratazione e non dipende soltanto dalle macchine. Parliamo del testamento biologico. Un uomo, in linea teorica, può disporre della propria vita (questo discorso, naturalmente, vale per chi ha una visione laica delle cose, io sono credente e credo che la vita vada difesa sempre e comunque…). Si possono immaginare situazioni in cui un uomo decide di dire: “basta, voglio rinunciare alla vita”. Questo è un tipo di scelta che, in alcuni casi, posso anche capire.

Vorrei però sottolineare il fatto che, se si passasse ad una legislazione che prevedesse questo tipo di diritto, escluderei da tale diritto tutte le persone che non possono manifestare una chiara volontà. Ho paura che, passando ad una legislazione che preveda l’eutanasia, in questa scelta possano poi venire coinvolte, contro la loro volontà, le persone deboli. Parlo delle persone che non possono difendersi, a cui qualcuno potrebbe dire: “tu non sei degno di vivere”. Questo sarebbe, per me, un ritorno alla Rupe Tarpea, una pratica di eliminazione dei soggetti ritenuti deboli, un orrore per le coscienze civili del mondo. Temo che, in questo caso, accedere ad un legittimo diritto possa poi aprire il passo a scelte ed iniziative che portano ad una larga applicazione dell’eutanasia e che si possa addirittura giungere a scenari in cui un tribunale o altra autorità possa decidere chi ha il diritto di vivere e chi no.

Questa sarebbe la fine della civiltà umana: si passerebbe ad una vera e propria società eugenetica. Già ora ci sono dei casi in cui la scienza può modificare alcune delle caratteristiche dei nascituri, come il sesso, il colore degli occhi o quello dei capelli e questo è molto pericoloso. Se poi tutto ciò si sovrapponesse a legislazioni permissive sull’eutanasia, si potrebbe benissimo arrivare al punto in cui una persona terza possa decidere che un bambino disabile debba essere eliminato, perché “sicuramente” sarà infelice nella vita. Questo è il pericolo che vedo io. Tornando ad Eluana, pur rispettando la scelta dolorosissima del padre che cerca di farla morire da molto tempo, penso che sarebbe un errore, partendo dal suo caso, far passare anche in Italia normative che non siano rigide nel sancire che la scelta medica non può essere messa nelle condizioni di interrompere una vita, anche se questo fosse l’ultimo barlume di vita.

Quindi, se da una parte c’è la libertà dell’uomo di decidere della propria vita, dall’altro lato non dobbiamo dimenticare che ci sono tantissime persone che potrebbero subire un danno gravissimo da scelte che non mettano sempre al primo posto la difesa della vita umana. Detto questo, devo dire anche che capisco la decisione dolorosissima di Welby, che ha scelto di morire. Ma in quel caso la sua volontà era chiara e ferma nel tempo. Nel caso di Eluana, conosciamo il parere che ha espresso molti anni fa, ma non sappiamo che cosa penserebbe adesso. E, nel dubbio, io ritengo che bisogna scegliere sempre la vita. Per mia esperienza personale, posso dire che tante volte mi sono trovato con persone che, commentando la condizione dei disabili, dicevano “se mi dovesse capitare un incidente e non potessi più camminare, preferirei morire”. Ma è una cosa che si dice così, senza ponderare davvero quello che si dice. Infatti il mondo è pieno di persone che, pur vivendo disabilità gravi e gravissime, non solo sono rimaste attaccate alla vita, ma hanno addirittura aumentato la loro voglia di vivere!

Spero quindi che il Parlamento, accanto al diritto di scelta dell’individuo, continui a sancire anche il rispetto per la vita e, soprattutto, per la vita di quelli che non possono esprimere pienamente il loro volere. Bisogna trovare un giusto compromesso tra la scelta individuale e la tutela di chi non può esprimere questa libera scelta. E, soprattutto, bisogna difendere quelli che, a causa della loro debolezza psico-fisica o della loro condizione sociale svantaggiata, potrebbero essere domani gli elementi deboli su cui far gravare un destino di morte.

Carmelo Porcu
Deputato alla Camera, componente della Commissione Affari Sociali

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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