Siamo tutti disabili

Dobbiamo tutti prendere coscienza che occorre agevolare chi ha un problema motorio, anche perché domani, senza bisogno di incidenti, tutti possiamo essere disabili.

Sotto casa, nel pomeriggio di pochi giorni fa, ho incontrato una giovane mamma con il viso rigato dalle lacrime. Aveva nel carrozzino la sua piccola, nata da pochi mesi, ed è comprensibile che fosse stanca. Ma non le veniva da piangere per questo. Era arrivata al termine del marciapiede, proprio lì dove si trova il piano inclinato, lo scivolo che permette di raggiungere la strada ed attraversarla senza dover superare il gradino, ma non poteva andare oltre. Non solo un’ autovettura era stata lasciata ferma proprio lì davanti, ma le automobili in sosta formavano una linea continua, una barriera senza soluzione di continuità. Troppo stretti gli spazi tra una vettura e l’ altra per poterci far passare un passeggino per neonato. Mi sono avvicinato sforzandomi di apparire rassicurante e, trascurando il mal di schiena che da un po’ mi tormenta, ho sollevato il passeggino con dentro il bimbo e sono riuscito a portarlo al di là della strada. Il sorriso della giovane mamma mi ha regalato una gioia immensa. Fossi stato un boy-scout, mi veniva da pensare, avrei potuto essere davvero soddisfatto della mia buona azione quotidiana. Stavo andando via tutto contento quando sullo stesso marciapiede dove si trovava la mamma con il carrozzino si è materializzato un giovane in carrozzella. Ci siamo guardati e la contentezza è svanita in un lampo. Non ho la forza per sollevare un uomo con la sua carrozzella, non ho potuto aiutarlo. Mi ha salutato alzando la mano ed è tornato dalla direzione in cui era venuto. Sono rimasto a riflettere sotto il sole e, poco dopo, il giovane mi è passato accanto transitando non più sul marciapiede bensì sulla strada carrabile. Nel vedermi ha stretto le spalle ed ha sorriso. Quando mi ha superato ho visto che indossava la tuta da ginnastica dell’ Italia. Non si può lasciare alla diligenza privata il compito di provvedere ad assicurare condizioni di vita dignitose a tutti. Ad una mamma deve essere consentito muoversi liberamente con il suo passeggino, senza dover fidare sull’ aiuto di un eventuale passante. Non si deve costringere un giovane che non può camminare a fare il doppio del percorso ed a prendere dei rischi transitando lungo la via carrabile anziché sul marciapiede. Non è un problema che riguarda solo chi è nato disabile o lo è divenuto, siamo tutti disabili.

Lavoro in Tribunale e soffro dello schiacciamento tra due vertebre. Un piccolo problema, certo, però non dovrei portare pesi eccessivi per evitare di aggravare la situazione. Questa è la teoria, la giusta teoria. Ma la pratica è fatta di pesanti faldoni di documenti che occorre spostare avanti e indietro, e di un Tribunale, quello napoletano, tutto sviluppato in altezza, fin quasi al trentesimo piano, e dotato di un numero di ascensori insufficiente. Le lunghe attese, fermi nei pressi delle ascensori per non perdere il turno, certo non giovano, e se le ascensori non funzionano, il che pure capita …L’ unico possibile rimedio preventivo, per limitare inutili sofferenze, consiste nell’ andare a nuotare con frequenza. Sì, ma dove ? In città le piscine sono poche, lontane, e sovraffollate nelle ore in cui potrei frequentarle. E poi, l’ automobile dove la lascio ? E se avessi un problema serio, se non potessi guidare un’ autovettura? Dobbiamo tutti prendere coscienza che occorre agevolare chi ha un problema motorio, anche perché domani, senza bisogno di incidenti, tutti possiamo essere disabili. Non facciamo agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi stessi. Mio padre, scomparso da poco, è stato un uomo vigoroso. Giunto alla soglia dei sessant’ anni ha scoperto di avere il morbo di Parkinson, come già suo padre. A casa mia l’ ascensore non c’é. Quando veniva a trovarmi occorreva, lungo le scale, che una persona robusta lo spingesse, sostenendogli pure la schiena. Poi si è aggravato, e non è più venuto a trovarmi. Certo, devono migliorarsi le leggi. Certo, le Amministrazioni devono fare di più per i soggetti disabili. Ma chi progetta un edificio, specie se pubblico, deve porsi il problema della sua accessibilità da parte di chiunque abbia un problema motorio, non solo perché ne è richiesto dalla legge, ma perché deve prendere coscienza dei disagi che può provocare. Lo stesso vale per tutti quelli che hanno un automobile. Non si deve parcheggiare dove è vietato non solo perché si va incontro ad una sanzione amministrativa, ma perché tante volte si rischia di ostacolare il transito di un disabile. Non è un problema solo giuridico, è un problema di civiltà, di educazione, di costume, in una sola espressione: di cultura.

Non è un problema che riguarda gli altri, siamo tutti disabili.

 Di Paolo Di Marzio*
Magistrato

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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