La droga della forza

Gli steroidi anabolizzanti vengono assunti già dall’età di 8 anni mentre nell’adolescenza e la giovane età si utilizzano prevalentemente cannabinoidi (44,7%), diuretici e agenti mascheranti (15,8%), stimolanti, corticosteroidi (7,9%), ormoni e sostanze attive sul sistema ormonale (5,3%) e Betabloccanti (2,6%) (Xagena2006). Ma il rovescio della medaglia (d’oro o d’argento o bronzo che sia) è il danno alla salute provocato dall’utilizzo sconsiderato di queste molecole. Le sostanze mascheranti conducono ad aritmie cardiache; gli anabolizzanti e i cortisonici stimolano rotture tendinee, infiammazioni ai legamenti ed inibiscono il trofismo testicolare. Sono frequenti le disfunzioni renali, le epatopatie e alcune forme tumorali. Inoltre, uno studio condotto su 160 atleti, ha confermato che l’assunzione di anabolizzanti porta ad un maggior rischio di incorrere in effetti di tipo psichiatrico ed è di notevole interesse il dibattito sulla possibile relazione tra doping e sclerosi laterale amiotrofica (SLA) (Xagena2006).

Per contrastare questo fenomeno sempre più dilagante nel 1999 è stata istituita la WADA (World Anti-Doping Agency) che annualmente aggiorna il World Anti-Doping Code con la “proibited list” che determina le sostanze illecite. Con la legge n. 294 del dicembre 2000 (“Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta al doping”) l’Italia ha fatto del doping un reato penale, per il quale è perseguibile chi lo pratica e chi lo “procura, somministra o favorisce..”. Ed infine l’11 luglio 2007, la Commissione europea, ha adottato il Libro Bianco sullo Sport, chiarendo il concetto di “specificità dello sport” nei limiti delle attuali competenze dell’UE.

Bisogna considerare però che un elemento di valutazione importante del rischio doping, al di là di un generale atteggiamento e di una concreta disponibilità ad accettare un determinato compromesso, è sicuramente la corretta percezione dei costi del compromesso intesi sia in maniera diretta che in prospettiva delle cure mediche future. Le ricerche sull’argomento evidenziano che il valore del “premio” associato al rischio del compromesso e il costo stimato delle possibili conseguenze dello stesso riducono nella psiche la percezione del rischio. Al di là delle considerazioni generali e sul valore assoluto dei costi stimati, è doveroso sottolineare come la tendenza dei giovani sportivi a stimare il costo delle pratiche dopanti si collochi su un valore medio-alto e, parimenti, vi sia una valutazione dei rischi per la salute nel rapporto tra “età” e “gravità dei disturbi” che segua un decalàge naturale (aumento della gravità direttamente proporzionale a quello dell’età del soggetto con un vissuto di esperienza doping). La stessa tendenza è riscontrabile nelle valutazioni dei soggetti rispetto al rapporto tra costo economico delle cure e gravità dei disturbi associati ad un’esperienza doping passata.

L’opinione della popolazione in relazione alla tematica generale della possibilità dell’adozione di pratiche dopanti in funzione del raggiungimento dell’obiettivo di diventare un professionista dello sport è positiva per poco meno del 20 %. Nella specifica valutazione della disponibilità individuale di adesione ad un compromesso “doping-professionismo sportivo” le ricerche rivelano una decisa propensione per il rifiuto, elemento che viene sensibilmente mitigato, in termini quantitativi, in relazione ad una eventuale riferita disponibilità dei coetanei all’adesione al compromesso. In continuità con tale tendenza, che può essere descritta come “…un rifiuto personale di una pratica diffusa…” va sottolineata la diffusa convinzione che il mondo sportivo professionistico, quello dei professionisti già affermati, sia corrotto dal doping per la metà dei suoi membri.

 Alessandra Guerra

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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