Una madre in fuga, un padre disperato

“E’ una vergogna che i genitori come me siano lasciati completamente soli di fronte al proprio dramma, è una vergogna soprattutto che la tutela dei bambini scomparsi come Ruben, come Denise, come Angela non sia caricata sulle spalle di tutti come fatto di allarme sociale ma rimanga confinata in un ambito privato”

Mi chiamo Stefano Bianchi e faccio parte della sfortunata comunità di genitori a cui sono scomparsi dei figli.
Il mio piccolo Ruben, bambino italo-svizzero che adesso ha sette anni e mezzo, dall’ Agosto del 2004 è sparito in territorio elvetico senza lasciare traccia e da quel momento non ho più nessuna notizia certa riguardo alle sue sorti. Vi assicuro che dal mio punto di vista di genitore è davvero poco consolante saperlo insieme alla madre, visto che purtroppo la mia ex moglie è fatta oggetto ormai da più di due anni di mandati di cattura in tutto il mondo per rapimento e sequestro di persona. Se da una lato questo mi può rassicurare sul fatto che il mio cucciolo sia ancora in vita, dall’altro mi atterriscono i pensieri che quasi quotidianamente assillano la mente di un padre dilaniato dal dolore di non avere notizie della propria creatura sulle modalità con le quali un bambino in così tenera età, anche scolare, può essere costretto a vivere in latitanza da persone che hanno perso ogni controllo ed ogni buon senso.

Nella ricerca di mio figlio ho impiegato tutte le mie risorse, materiali e morali. Ho cercato aiuto nella legge, ho cercato di sensibilizzare in tutti i modi le istituzioni italiane e svizzere, ho creato un sito internet per favorire le ricerche e per divulgare la storia, ho incaricato investigatori, mi sono io stesso impegnato in prima persona ed in ogni modo. Spesso sono stato costretto a mendicare aiuto e spazi alle trasmissioni televisive e ai giornali di tutta Italia: per far conoscere la storia, per tener viva l’attenzione, perché qualcuno potesse riconoscere Ruben dopo averlo visto sulla carta stampata o sullo schermo.
Il mio percorso di inenarrabile dolore di genitore privato della presenza e di qualunque notizia del proprio bambino si è caricato ulteriormente del fardello legato ad ogni tentativo possibile di divulgare la sua immagine. Tutto dipende da me, dai miei sforzi, dalle mie iniziative, dalle mie sofferenze. Una società civile, per potersi definire tale, deve saper tutelare i propri figli, intesi come i figli di tutti. Queste situazioni potrebbero accadere a chiunque ed ognuno di noi pensa di essere al di fuori di queste realtà, fin quando non vi si trova dentro.

E’ una vergogna che i genitori come me siano lasciati completamente soli di fronte al proprio dramma, è una vergogna soprattutto che la tutela dei bambini scomparsi come Ruben, come Denise, come Angela non sia caricata sulle spalle di tutti come fatto di allarme sociale ma rimanga confinata in un ambito privato.
Nell’era tecnologica siamo pronti ad impiegare mezzi e risorse a dismisura per gli scandali di calciopoli e di vallettopoli. Sembra che a nessuno invece interessi sprecare la più piccola energia in un argomento ben più importante, quello della tutela dei nostri figli che saranno la società del domani. Io credo che basterebbe ben poco per fare davvero molto: sarebbero sufficienti anche piccoli sforzi, a cui magari tutti sono pronti per argomenti ben più frivoli. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i presenti ma soprattutto Cora Bonazza, Marco Borrega e gli altri membri del comitato “Troviamo i bambini” di cui io stesso faccio parte per i loro sforzi in questo senso e per quanto riusciranno a fare per Ruben e per tutti gli sfortunati bambini come lui

Stefano Bianchi
Papà di Ruben

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi