Saremo noi l’Africa?

Gli esperti dicono che l’Italia è in via di tropicalizzazione ma nessuno se ne preoccupa. Ciascuno di noi usa molti più litri d’acqua del fabbisogno reale di una persona e per gli europei il prezioso liquido è una ricchezza scontata. In Africa, dove la siccità incombe sempre, ogni persona, ogni famiglia, ogni comunità, sa che l’acqua è l’elemento fondamentale della vita e quindi un bene da non sprecare

A sentire le Nazioni Unite e la pioggia di informazioni proveniente dal pianeta Media la notizia è praticamente certa: l’Africa è alle porte. Questa volta, però, clandestini e scafisti non c’entrano, non è una faccenda per soli “extracomunitari”. Ha a che fare con parole come clima, siccità, desertificazione, risparmio idrico, riciclo, sempre più diffuse nel vocabolario di tutti i giorni, con la consapevolezza crescente che il mondo è un’unica grande comunità interdipendente, che le risorse idriche, vera linfa del pianeta, sono limitate e si potrebbero esaurire, e con la constatazione che i tanto annunciati cambiamenti climatici cominciano a fare sentire i loro effetti anche sul nostro paese. A quanto pare la verde Italia potrebbe presto dipingersi di ocra: il Bel Paese di Goethe è in via di “tropicalizzazione”, dicono gli esperti. Gli allarmi si rincorrono eppure non intaccano il nostro stile di vita: mentre i principali consumi idrici, industriali e agricoli, sono alle stelle, ogni giorno ciascuno di noi continua a buttare letteralmente nel cesso oltre 300 litri di acqua, una dose ben superiore a quella impiegata mediamente da un contadino africano che si deve accontentare di 20 litri di acqua al giorno per bere, mangiare, lavarsi, irrigare…

Per costringere gli italiani a prendere la minaccia sul serio, sarebbe forse utile diffondere nelle scuole o in televisione le fotografie e i documentari sulle grandi carestie africane. Basterebbe ad esempio mostrare le immagini girate dal cameraman keniota Mohamed Amin in Etiopia durante la grande fame del 1984. “Era la cosa più vicina all’inferno in terra – avrebbe dichiarato Michael Buerk, giornalista della BBC e coautore del reportage – Sembrava di camminare in una scena della Bibbia. Migliaia di persone sedevano aspettando il cibo o la morte”. A suo tempo le terribili immagini di Amin vennero trasmesse anche negli Stati Uniti. “Storie di fame e morte di massa non sono così rare, ma con tutto quello che succede oggi spesso non hanno un grosso impatto – racconta Tom Brokaw, storico anchorman di NBC – Sono solo parole da posti fuori mano. Niente di più. Ma quella volta accadde qualcosa che non dimenticherò mai. L’intera redazione si fermò. Nessuno respirava.”. Oppure si potrebbe mandare in onda a ciclo continuo il documentario realizzato nel 1985 da Werner Herzog sui pastori Wodabe, durante la siccità che colpiva il Sahel (I pastori del Sole, contributo extra nel dvd Fata Morgana). Un film intenso, capace di raccontare con straordinaria leggerezza la bellezza e la dignità di popolazioni nomadi costrette da sempre a fare i conti con condizioni ambientali estreme e siccità ricorrenti. Un simile progetto di sensibilizzazione-shock non avrebbe nulla a che fare con pietismi umanitari e affaticamenti di compassione per “l’altro”.

Questa volta il target della comunicazione saremmo proprio noi e l’assunto pedagogico potrebbe essere questo: l’Africa non è più “un posto fuori mano”, ma è dietro l’angolo e ha sempre più cose da insegnarci, nel bene e nel male…Grazie all’Africa, ad esempio, potremmo riscoprire il valore dell’acqua e l’importanza del risparmio, nozione antica come l’uomo eppure in via di estinzione nel cosiddetto mondo sviluppato, disorientato dallo zapping dei consumi. In Africa ogni persona, ogni famiglia, ogni comunità, sa che l’acqua è l’elemento fondamentale della vita e quindi un bene da non sprecare. Acqua pulita significa salute, permette la prevenzione delle principali malattie, aiuta le donne a stare più vicine ai figli e alle loro famiglie, consente ai bambini di frequentare la scuola e alle comunità di sviluppare piccole attività generatrici di reddito. A partire da questa idea, nel mese di aprile AMREF ha lanciato in Italia la campagna di informazione Spreco Meno Subito, con il duplice obiettivo di invitare i nostri concittadini a ridurre il consumo di questa risorsa preziosa, e di contribuire alla realizzazione di un progetto per il riciclo dell’acqua piovana in Africa in grado di garantire l’igiene a più di 20 mila bambini del Nord Uganda.

L’iniziativa, accolta con partecipazione da migliaia di persone, proseguirà tutto l’anno grazie alla promozione sul territorio nazionale di un percorso di sensibilizzazione a fumetti dedicato al valore dell’acqua, realizzato con il contributo dei più importanti vignettisti italiani e africani (Hamidou Zoetaba, Patrick Gathara, Massimo Bucchi, Emilio Giannelli e Sergio Staino, per fare solo qualche nome, insieme agli studenti della Scuola del Fumetto delle sedi di Milano e di Palermo): la mostra “Schizzi d’acqua. L’acqua come non l’avete mai vista!”, presentata per la prima volta nel mese di dicembre 2006 nella sede dell’AEM di Milano. “Da diversi anni ormai AMREF cerca di essere un ponte tra l’Italia e le comunità più svantaggiate dell’Africa, un ponte da percorrere in entrambe direzioni perché siamo davvero convinti che l’Africa abbia tanto da insegnarci, a partire dall’uso più rispettoso della risorsa acqua – ha dichiarato Francesco Aureli, direttore generale di AMREF Italia – Certo, sappiamo bene che in Italia la maggior parte degli sprechi si registrano nel mondo dell’agricoltura e dell’industria e che non sarà un rubinetto chiuso a risolvere la siccità. E tuttavia sappiamo che finché non si affermerà una cultura acqua-sostenibile, le infrastrutture idriche continueranno a fare acqua e le belle promesse dei mesi estivi continueranno ad evaporare come neve al sole durante l’inverno”. Per continuare a sensibilizzare gli italiani sul valore dell’acqua e sostenere le proprie attività nel campo della salute e dello sviluppo in Africa, nei prossimi mesi AMREF promuoverà la mostra Schizzi d’acqua presso i comuni della penisola. Perché, in Africa come in Italia, le comunità, le culture, i nostri stessi rapporti quotidiani sono edificati sull’acqua. E l’acqua è il bene più importante che abbiamo in Comune.

Giulio Cederna
Responsabile comunicazione AMREF Italia
Giornalista e documentarista

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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