Il patrimonio, quello vero, dell’umanità

Bisogna prendere coscienza del fatto che ci sono dei limiti ed il limite è costituito dalla sacralità dell’essere umano. Come si può solo pensare di privatizzare l’acqua considerando che siamo fatti al 75% di acqua? Pretenderanno di privatizzare anche l’acqua che costituisce il nostro corpo?

 

Con il clima siamo a un punto di non ritorno. Sull’orlo della catastrofe. Ce lo ricordano 2500 scienziati riuniti a Parigi. Ci sono risorse che appartengono al pianeta e a tutti coloro che lo abitano e non possono essere sottoposte a un meccanismo economico di sfruttamento da parte di gruppi di potentati di qualche tipo. Perché adesso vogliono privatizzare l’acqua, un giorno privatizzeranno l’aria e perché non le nostre vite e perché non il diritto ad esistere… Questa mentalità, che si maschera dietro alle liberalizzazioni, in realtà vuole sottomettere alla logica del denaro qualsiasi pur minuscolo elemento dell’esistenza su questo pianeta. Questa è una deriva pericolosissima.

Ci hanno già provato proibendo ai contadini di raccogliere l’acqua piovana. Come si fa a dichiarare privato qualcosa che scende dal cielo? Bisogna prendere coscienza del fatto che ci sono dei limiti ed il limite è costituito dalla sacralità dell’essere umano. Come si può solo pensare di privatizzare l’acqua considerando che siamo fatti al 75% di acqua? Pretenderanno di privatizzare anche l’acqua che costituisce il nostro corpo? Ritorniamo all’idea del valore dell’Universalità e del valore pubblico che sottostà all’idea di Universalità. Non ci può essere proprietà sulle ricchezze fondamentali del pianeta, tutte devono rientrare in un alveo di consapevolezza del fatto che esse appartengono a tutti gli uomini e che non debbono essere oggetto di compravendita ma che devono essere oggetto di distribuzione democratica ed uguale.

È una grande battaglia che non ha partiti, né destra né sinistra, l’acqua riguarda l’umanità. È ora che la gente si svegli, non dobbiamo aspettare 50 anni perché i grandi imprenditori della terra vengano a dire che il problema della tutela e del clima è importante. Noi lo sapevamo già da tempo ma quando lo dicevamo noi ci prendevano per pazzi visionari. È ora di finirla con questa logica di non guardare un po’ al di là del proprio naso, è ora di guardare attraverso le generazioni, perché questo fa degli esseri umani degli esseri degni di abitare questo pianeta, altrimenti è meglio che il pianeta ci inghiotta prima che noi inghiottiamo il pianeta.

Quando 50 anni fa Barry Commoner cominciò a lanciare l’allarme ecologico, i soliti Soloni replicarono dandogli del pazzo furioso. Accadeva lo stesso a chi all’inizio si batteva contro la schiavitù e il lavoro minorile o per l’emancipazione femminile. Adesso d’improvviso, a Davos, finanzieri e banchieri scoprono che l’ecologia è un problema o forse un business. Personalmente, non ho nulla contro imprese valide ed oneste, soprattutto se ci possono dare accesso all’acqua di qualità a basso prezzo. Mi sono laureato in economia politica e ho imparato che esistono elementi che sono pubblici perchè riconosciuti dai diritti universali dell’uomo.

La battaglia in difesa dei beni collettivi coincide semplicemente con la difesa del destino dell’umanità. Basterebbe il fatto che noi siamo fatti al 75% d’acqua. Non voglio quindi demonizzare l’economia, purché non significhi solo ed esclusivamente grandi profitti per pochi a scapito di tutti. Ma rimangono due modi di concepire la vita: mettere al centro i soldi oppure l’essere umano. Dopo il crollo del muro di Berlino, è scattato un delirio privatista. Si vuole privatizzare tutto? Perché non privatizzare allora anche l’aria? Una deriva totalmente scellerata che è sfociata nell’impedire ai contadini del Sud America la raccolta dell’acqua piovana.

Ma l’acqua purtroppo rappresenta la punta dell’iceberg di una privatizzazione globale. È la stessa privatizzazione del riso in Cina o altrove di altri beni comuni. Il problema è globale ed è in gioco il futuro dell’umanità. Quando un bambino muore ogni secondo perché costretto a bere dai pozzi inquinati. Il mondo ha sete. Ed è una questione di vita o di morte, non di destra o di sinistra. È vero che prevalentemente muoiono sempre i poveracci, mentre i ricchi fanno la spesa con le carte di credito da Gucci. Ma mi piacerebbe che l’Italia fosse una volta tanto all’avanguardia nella mobilitazione per lasciare ai nostri figli e nipoti un pianeta umano.

Moni Ovadia
Attore, scrittore, musicista

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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