Meglio una dose di Ritalin o una dose d’amore?

E’ corretto utilizzare sostanze farmacologiche per trattare disturbi psicologici nell’infanzia e nell’adolescenza? Forse potrebbe bastare un aiuto impostato sulla psicoterapia e comunque bisognerebbe valutare se i disturbi che vengono presentati come patologici non siano altro che comportamenti instaurati nel disperato tentativo di ricercare l’affetto di genitori sempre più lontani dall’ambito familiare

L’etimologia della parola farmaco (dal greco pharmakon, veleno) racchiude in sè tutte le problematiche riguardanti l’utilizzo dei medicinali. I farmaci, infatti, sono sostanze che per le loro proprietà chimiche, chimico – fisiche e fisiche sono dotate di virtù terapeutiche ma possono anche presentare “effetti collaterali” se somministrate in certe dosi o in modo non consono. Inoltre, la stessa relazione tra l’azione biochimica e le proprietà terapeutiche spesso non è completamente conosciuta e racchiude quindi la possibilità di effetti imprevedibili e diversi a seconda dei soggetti che assumono tali sostanze. Per questi motivi la scelta di un prodotto deve essere fatta valutando la variabilità individuale ma anche l’età ed il sesso della persona. Nel corso degli ultimi anni vi è stata una crescente diffusione dell’impiego nei bambini di farmaci prima di esclusivo appannaggio degli adulti, come psicofarmaci, stimolanti e antidepressivi. I risultati di queste terapie, divenute negli Stati Uniti quasi routinarie, hanno provocato una crescente preoccupazione per le incognite sull’utilizzo a lungo termine di certi farmaci, per il loro impiego durante l’età evolutiva e soprattutto per alcuni effetti collaterali di grave entità successivi all’inizio della terapia farmacologia quali il verificarsi di episodi di suicidio e forme di aumento dell’aggressività. Alcune ricerche descrivono come negli Stati Uniti dal 2000 al 2003 ci sia stato un aumento del trend di vendita di antidepressivi ai minori di 18 anni del 77%, per poi calare improvvisamente dopo le prime segnalazioni di effetti avversi. La domanda che viene da porsi a questo punto è se sia sempre necessario l’utilizzo di sostanze farmacologiche per trattare alcuni disturbi psicologici nell’infanzia e adolescenza o se, invece, sia sufficiente un aiuto impostato sulla psicoterapia o, ancora, se i disturbi che vengono presentati come patologici non siano altro che comportamenti instaurati più o meno consciamente nel disperato tentativo di ricercare l’affetto di genitori troppo occupati per accorgersi dei bisogni dei loro figli. Purtroppo però nessuno sembra intenzionato a rispondere a queste domande o ad affrontare una corretta analisi del problema in questo senso. La tendenza a sottoporre i bambini a terapie prolungate a base di psicofarmaci per risolvere i disturbi che andrebbero probabilmente affrontati con metodologie pedagogiche ed educative si sta diffondendo a macchia d’olio e riguarda ormai molti milioni di bambini in età scolare e pre-scolare in tutto il mondo occidentale. Questo probabilmente è dovuto non alla provata efficacia dei trattamenti, ma alla semplicità della cura che non comporta dispendio di tempo e di energie da parte di medici e genitori ed in alcuni casi evita i lunghi tempi di un trattamento modificativo dei sintomi e stabilizzatore della personalità che lo psicologo-psicoterapeuta dovrebbe impostare con il bambino e con la sua famiglia. In ogni caso, l’utilizzo di farmaci nei bambini necessiterebbe di studi adeguati sia di tipo epidemiologico per documentare la diagnosi, la severità della patologia, la durata della cura. A nostro giudizio, comunque, l’uso dei farmaci dovrebbe essere raccomandato solo qualora assolutamente indispensabile, e prima di avvalersi della terapia farmacologica tradizionale sarebbe opportuno sperimentare i rimedi proposti dalla medicina complementare che sta riscuotendo sempre maggiore successo e consensi anche nel nostro paese. In ogni caso per una risoluzione radicale di questi problemi non è sufficiente l’assunzione di un medicinale, di qualsiasi natura sia, ma il raggiungimento dell’ equilibrio affettivo che solo una famiglia serena, unita e presente può dare: insomma sicuramente il farmaco più consigliabile porta la dicitura Amore.

Alessandra Guerra
Consigliere regionale e già presidente
della regione Friuli Venezia Giulia

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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