Disturbo dell’immagine corporea

Mediamente, in una giornata siamo bombardati da circa 3.000 messaggi pubblicitari riscontrabili, oltre che in televisione, radio e giornali, anche in strade ed esercizi pubblici: nell’80% di essi, viene utilizzata l’immagine di un corpo eccessivamente magro o troppo muscoloso per veicolare l’informazione commerciale 

Se ci chiedessero di parlare d’immagine corporea in genere, o nello specifico della nostra, tenderemmo semplicemente a descrivere il nostro corpo. La realtà è ben più complessa. Con l’espressione “immagine corporea” non s’intende solamente il corpo così come lo vediamo quando ci troviamo davanti a uno specchio, ma anche e soprattutto la percezione che abbiamo di esso.
Esiste quindi la rappresentazione mentale che ognuno ha di sé, ed è principalmente essa a determinare l’autostima dell’individuo.Oggigiorno uomini e donne sono sempre più insoddisfatti del loro fisico e lo considerano un nemico da combattere attraverso diete ed esercizio ginnico incessante. Spesso, un regime alimentare restrittivo non è utilizzato solo quale strumento per perdere peso, ma anche per esorcizzare la paura incontrollabile di diventare grassi. La bellezza è diventata talmente indispensabile da innescare il meccanismo di una vera e propria malattia che negli Stati Uniti prende il nome di body image disturbance, ovvero: disturbo dell’immagine corporea. Ormai, non possiamo più tacciare esclusivamente le donne quali individui che, per vanità o competizione fra pari, conducono un’esistenza tormentata dal peso e dalle forme corporee sin dalla più tenera età.
Bisogna capire come mai la volontà di vivere in un corpo statuario, si sta diffondendo in ambo i sessi, tanto rapidamente da aver raggiunto dati allarmanti: 60.000 persone ogni anno diventano vittime d’anoressia e bulimia nella sola Inghilterra. Nove milioni di statunitensi, di cui un milione di sesso maschile, soffrono di disturbi alimentari. L’eccessiva importanza riservata all’immagine corporea è frutto dell’errata convinzione che, per essere socialmente accettati, sia necessario apparire in forma uguale, se non addirittura migliore, a quella dei modelli proposti dai media. Mediamente, in una giornata siamo bombardati da circa 3.000 messaggi pubblicitari riscontrabili, oltre che in televisione, radio e giornali, anche in strade ed esercizi pubblici: nell’80% di essi, viene utilizzata l’immagine di un corpo eccessivamente magro o troppo muscoloso per veicolare l’ informazione commerciale. La mente umana è portata a pensare, o meglio a credere, di non riuscire a reggere un confronto con tali assurdi e finti modelli: cresce così l’insoddisfazione corporea e il senso d’inadeguatezza rispetto ad essi. Una situazione emotiva a tal punto condizionante può dare il via all’insinuarsi di un disturbo di tipo “percettivo” della propria immagine corporea, indipendente dalla forma corporea stessa: in parole semplici, “vediamo” cose di noi stessi che gli altri non vedono. Diventiamo tanto autocritici da non riuscire a distinguere gli effettivi “nei” da quelli creati esclusivamente dalla nostra mente. In alcuni casi il singolo, pur essendo normo-corporeo, sviluppa una sensazione soggettiva di deformità ed è convinto di essere giudicato dagli altri a causa di questa imperfezione, che lo rende diverso e quindi inferiore.
I mezzi d’informazione possono divenire il motivo dell’interiorizzazione di uno stereotipo di bellezza irraggiungibile e creare, nell’individuo che guarda, un rapporto problematico con il proprio corpo, che determina un’insoddisfazione a volte così profonda da rendere la vita poco gratificante. In casi estremi, il conflitto tra mente e corpo può dare origine a un vero e proprio disturbo dell’alimentazione, con conseguente controllo del peso mediante pratiche pericolose, quali il digiuno o le condotte di compenso.I confini tra i disturbi del comportamento alimentare e quelli relativi all’immagine corporea sono spesso complessi da tracciare. Per stabilire in che modo ci si possa difendere o curare, è importante considerare che possa esserci coesistenza tra i due. La perdita di peso nel tentativo di raggiungere l’immagine corporea ideale rappresenta qualcosa che va oltre alla diminuzione di centimetri o chili. Un aumento ponderale determina sensazioni di frustrazione e auto-svalutazione. Un calo, al contrario, aumenta il senso d’autocontrollo, la fiducia personale e l’autostima. Il successo o il fallimento nella sorveglianza del peso diviene un simbolo della capacità di dominare la propria vita. La condotta da seguire per non trovarsi intrappolati in una situazione gravosa sta nello sforzarsi di accettare se stessi, fin dall’adolescenza, per quello che si è, senza tentare di uniformarsi a un ideale fisico arbitrario e poco definito. Il corpo salutare è quello di una persona che segue un’alimentazione equilibrata, supportata da un esercizio fisico adeguato alle proprie attitudini e condizioni fisiche del momento. Il ruolo dell´immagine corporea nella diagnosi e nel trattamento di anoressia e bulimia è vitale. Valutare l’insoddisfazione corporea può far comprendere allo specialista la fase che il paziente sta vivendo ed assumere un’ importanza strategica nel trattamento e assessment di entrambe le patologie.

Emanuel Mian
Psicologo, ricercatore responsabile scientifico “Body-Image” gruppo di ricerca sui disturbi dell’immagine corpore e del comportamento alimentare Parco Scientifico e Tecnologico di Udine

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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