Le colpe degli adulti

Certi atteggiamenti non sono frutto di un piano premeditato, ma conseguenza di una mancanza di cultura che porta all’indifferenza, all’emarginazione ed al rifiuto del “diverso”. Quella mancanza di cultura di buone regole, di valori sociali che è all’origine di tutti i tipi di bullismo e che deve essere colmata soprattutto dalla famiglia e dalla scuola.

Il bullismo è un fenomeno che sta diventando, per diffusione e per gravità di episodi, motivo di preoccupazione in tutte le scuole italiane.
Questo fenomeno si manifesta principalmente in tre forme: esiste il bullismo fisico, che consiste in attacchi di violenza fisica nei confronti della vittima; il bullismo verbale, con comportamenti quali deridere, insultare, prendere in giro; e infine il bullismo indiretto, teso all’isolamento sociale e all’esclusione dai gruppi di aggregazione.
A questo proposito, vorrei portare la mia esperienza come ragazza disabile, spesso esclusa perché “diversa” e costretta a lottare contro i pregiudizi e l’indifferenza di molte persone, anche e soprattutto nel mondo della scuola. Per questo motivo anch’io mi sento una vittima del cosiddetto “bullismo indiretto” o perlomeno di episodi riconducibili ad esso.

Parecchie volte, infatti, mi sono trovata ad essere isolata dal gruppo della classe, soprattutto in occasione di attività che sono di contorno alla pura didattica, come una gita o uno scambio culturale con studenti di altre scuole.
In queste circostanze, mi è capitato di ritrovarmi a stare insieme con i professori, oppure con la mia accompagnatrice, dal momento che i miei compagni si riunivano in gruppi dai quali io venivo esclusa.
Anche questa penso sia una forma di violenza psicologica che ha, forse, conseguenze altrettanto negative della violenza fisica.

Non credo comunque che questo atteggiamento nei miei confronti sia frutto di un piano premeditato, ma ritengo che sia conseguenza di una mancanza di cultura che porta all’indifferenza, all’emarginazione ed al rifiuto del “diverso”.
Quella mancanza di cultura di buone regole, di valori sociali che è all’origine di tutti i tipi di bullismo e che deve essere colmata soprattutto dalla famiglia e dalla Scuola.
Quest’ultima riveste un’importante funzione educativa e di socializzazione, in particolare nella costruzione dell’autostima e nello sperimentare ed acquisire abilità sociali e costituisce, soprattutto al giorno d’oggi, incontro di culture, religioni e situazioni diverse che devono rappresentare opportunità di arricchimento e di crescita per tutti.

Non sempre questo avviene: spesso accade che questi principi vengano a scontrarsi con la mancanza di attenzione e con l’insensibilità degli operatori della scuola.
Questa mia considerazione deriva da sgradevoli esperienze che ho vissuto sulla mia pelle. Non ultimo, l’episodio accaduto in relazione alla gita d’istruzione che la mia classe ha effettuato quest’anno in Grecia ed a cui io non ho potuto partecipare.
Soltanto 25 giorni prima della visita d’istruzione, dopo aver pagato l’acconto, i miei genitori sono stati convocati dalla Preside e dall’insegnante accompagnatore per comunicare che, visto l’itinerario difficoltoso ed accidentato, “la gita è sconsigliata ad un portatore di handicap”.

In precedenza c’erano stati parecchi incontri durante i quali i miei genitori avevano fatto presente le mie particolari necessità.
Forse con un po’ di buon senso si sarebbe potuto pensare ad un percorso alternativo, tenendo conto delle mie esigenze, oppure sarei stata disposta anche a rinunciare alle escursioni più accidentate pur di partecipare ad un’occasione così importante per arricchire i miei studi classici visitando i luoghi della storia e mitologia greca. Senza tener conto che questa sarebbe stata un’opportunità quasi unica per allacciare un rapporto con i miei compagni diverso da quello prettamente scolastico.
Oltretutto qualche settimana prima della gita, avevo dovuto rinunciare anche allo scambio culturale con una scuola svizzera per la comprensibile difficoltà ad essere ospitata da una famiglia del luogo per 6 giorni.

La prima reazione da parte mia e dei miei genitori è stata di dispiacere ed indignazione, che però non sono stati manifestati. E’ comunque nostra intenzione rendere noto quanto accaduto, per evitare che si ripeta nei confronti delle altre persone che si trovano nella mia situazione.
Non si può pretendere sensibilità da parte dei miei compagni se non è la Scuola, Istituzione chiamata ad impartire una istruzione ed una educazione nel segno dell’eguaglianza e delle pari opportunità, a dare l’esempio, a mostrare attenzione e considerazione verso tutti indistintamente ed ad adoperarsi per questo.

Gli episodi che recentemente riempiono le pagine della cronaca raccontano fatti di bullismo fisico che tra tutti è quello che maggiormente colpisce e quindi fa notizia, credo comunque che questi soprusi, siano essi di tipo diretto o indiretto, provochino in chi li subisce lo stesso stato d’animo. Un sentimento carico di indignazione, rabbia, sgomento e la sensazione di essere abbandonati da tutti nella completa mancanza di civiltà e giustizia.
Credo inoltre che si debba dare risalto anche a situazioni come quelle che ho vissuto per impedire che esse vengano ritenute alla stregua della normalità, che “la sofferenza venga accettata come una fatalità” e, di conseguenza, non ci sia quel giusto sentimento di ribellione che porta ad una necessaria svolta in direzione della civiltà.

Micaela Marangone

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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