Antibiotici

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La scoperta degli antibiotici è stata probabilmente la più grossa rivoluzione della medicina moderna. Prima di questa la mortalità per le infezioni batteriche è sempre stata altissima con una aspettativa di vita inferiore a 45 anni.

Il primo antibiotico fu identificato da un italiano nel 1895: Vincenzo Tiberio, ufficiale medico della Marina Militare. La sua scoperta anticipò di decenni quella di Alexander Fleming. E’ infatti nel 1928 che questi riesce ad isolare la penicillina che viene sperimentata ed utilizzata durante la seconda guerra mondiale. 

Oggi abbiamo centinaia di antibiotici classificati in diverse categorie con diverse specificità a seconda della tipologia batterica. Il loro meccanismo di azione è quello di bloccare la sintesi molecolare di questi germi non interferendo con quella delle cellule umane. Il batterio infatti è un organismo unicellulare, un procariota, che si distingue dalla cellula eucariota animale e vegetale per l’assenza del nucleo e per un metabolismo completamente diverso. Questo permette di poter realizzare armi farmacologiche mirate senza che queste siano tossiche verso altri esseri viventi.

A partire dalla seconda metà del 1900 l’uomo ha quindi cominciato ad utilizzare grandi quantità di antibiotici in medicina umana, veterinaria e in agricoltura per debellare le infezioni. Questo però ha sviluppato l’insorgenza e la diffusione di ceppi resistenti a questi farmaci. 

Come ogni organismo anche i batteri infatti riescono a trasformarsi grazie a mutazioni spontanee favorevoli. Quando queste sopraggiungono, in alcuni casi, permettono di aggirare l’effetto dell’antibiotico e quindi sviluppano una popolazione resistente al farmaco. Inoltre i batteri che ricevono questa caratteristica possono trasferirla ad altri tramite i plasmidi, piccoli pezzi di DNA che passano da un batterio all’altro. Il risultato è che i germi resistenti in breve tempo prolificano prendendo il posto di quelli che vengono uccisi dalla terapia. 

Livelli di prescrizione inappropriati e l’uso eccessivo di antibiotici hanno quindi selezionato ceppi dove nessun antibiotico è più efficace. La proporzione di infezioni resistenti agli antibiotici è infatti cresciuta del 30% provocando un’emergenza sanitaria che uccide almeno 700.000 persone l’anno. 

Nel 2019 in Europa 540mila persone sono morte per ragioni riconducibili ad infezioni causate da questi “superbatteri”. Secondo la ricerca pubblicata su The Lancet Public Health 133mila di queste sarebbero guarite se il ceppo infettivo fosse stato sensibile ad almeno un farmaco battericida.

Purtroppo la ricerca scientifica non riesce a stare al passo con l’alta velocità di replicazione e di mutazione batterica. Per ideare, produrre e mettere in commercio una nuova molecola i tempi sono molto lunghi e la “gara” è persa in partenza.

I ricercatori stimano infatti che entro il 2050 avremo sempre meno antibiotici efficaci e ci saranno in tutto il mondo almeno 10 milioni di decessi provocati dalla resistenza a questi farmaci. Per fare un esempio di costi: all’Italia tutto questo costerà 13 miliardi di dollari (fonte Ocse). Una situazione più temibile di qualsiasi altra malattia, persino del cancro.

La soluzione è ridurre l’utilizzo degli antibiotici inserendo test diagnostici rapidi per capire subito che tipo di infezione dobbiamo trattare. Ma anche questa strada necessita di tempo. Intanto il servizio sanitario del Regno Unito ha autorizzato l’utilizzo delle larve di Mosca Verde per disinfettare le ferite, la stessa terapia utiliizzata da millenni nei campi di battaglia.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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