Aiutiamoli a prosperare. A casa loro.

Nessuno nega a quanti vengono in Italia per lavorare nelle nostre fabbriche o a fare qualsiasi altro lavoro utile alla società di stare tra noi e, compiuto l’indispensabile percorso di integrazione culturale, di diventare cittadini a tutti gli effetti. Ma l’accettazione passiva e l’incentivazione dell’immigrazione di massa spinge nella direzione opposta rispetto all’impegno a far crescere le nazioni povere

Sull’immigrazione in Italia ed in Europa la cultura dominante globalizzante-buonista ha prodotto e sta producendo danni enormi. Mettiamo subito bene in chiaro che nessuno nega la necessità di aiutare a crescere e a svilupparsi i Paesi con economie deboli, anzi. Occorre incrementare e soprattutto rendere più efficaci e mirati l’enorme massa di denaro che i Paesi più ricchi e sviluppati destinano alle zone e alle popolazioni povere. Non è sicuramente spopolando queste terre, sradicando dalla loro patria i giovani e le intelligenze locali, che si risolverà la situazione del Terzo e Quarto Mondo. E non si può nemmeno pensare con coscienza ad un esodo di massa di centinaia di milioni di persone nella nostra “piccola” Europa già piena zeppa di problemi e con un economia che non vive sicuramente uno dei suoi momenti migliori.

Tenendo ben presente questa premessa nessuno nega comunque a quanti vengono in Italia per lavorare nelle nostre fabbriche o a fare qualsiasi altro lavoro utile alla società di stare tra noi, e compiuto l’indispensabile percorso di integrazione culturale, di diventare cittadini a tutti gli effetti. Il problema riguarda la qualità e la quantità del fenomeno migratorio verso l’Italia. L’accettazione passiva e l’incentivazione dell’immigrazione di massa spinge nella direzione opposta rispetto all’impegno a far crescere le nazioni povere e allo stesso tempo causa danni enormi alle comunità che vengono letteralmente investite e travolte da queste masse eterogenee di persone. La Lega Nord, da decenni ormai, democraticamente ma senza ipocrisia lancia l’allarme. Da  quando nella stesura della Costituzione Europea hanno prevalso le lobby del capitalismo mondialista di sinistra ed è stato negato di inserire nel testo le radici cristiane dell’Europa è come se si  fosse definitivamente abdicato a tutelare e valorizzare la nostra identità, i nostri valori fondanti. Le emergenze continue che riempiono la cronaca di tutti i giorni parlano in modo sempre più inequivocabile di un estremismo islamico che aggredisce in tutto il pianeta le istituzioni, la cultura, e purtroppo anche i cittadini occidentali e i missionari cristiani inermi. Non solo: immigrati presenti in Francia o Inghilterra da generazioni sono sempre più di frequente autori di attentati all’interno dei loro “nuovi” Paesi. Un recente sondaggio effettuato in Gran Bretagna tra le persone di religione musulmana ha detto in modo netto (e sconvolgente per la nostra opinione pubblica addormentata) che questi persone si considerano all’80 per cento musulmani e non cittadini inglesi.

In Italia gli inevitabili fenomeni di immigrazione da aree povere non sono state gestite adeguatamente. Una massiccia retorica alimentata dalla sinistra ha tacciato di razzismo ogni voce che si levava per chiedere attenzione, moderazione, immigrazione controllata e con regole precise. La legge Bossi-Fini che, in linea con le principali normative delle grandi democrazie d’Europa e del Mondo si è posta l’obiettivo di vincolare l’accesso in Italia a regole e requisiti precisi, primo dei quali “il lavoro” è stata criminalizzata da una costante azione mediatica e resa spesso vana nei suoi articoli repressivi per chi non ottemperava all’obbligo di lasciare il Paese i recidivi da interpretazioni permissive di molti, troppi magistrati… Nonostante ciò è riuscita a porre un freno agli ingressi massicci che “grazie” alla precedente normativa la cosiddetta “Turco-Napolitano” avevano reso le frontiere italiane un vero e proprio colabrodo dal quale entravano ogni giorno migliaia di clandestini. Clandestini allo sbando, quasi sempre senza possibilità reali di integrazione e che nel 90 per cento dei casi finiscono per ingrossare le file della malavita. Non è una fissazione xenofoba ma un fatto concreto che oltre il 50 per cento della popolazione carceraria è rappresentata da stranieri. Non è un’invenzione di fissati che la maggior parte dei fenomeni criminosi che minano la sicurezza dei cittadini è data da rapine, aggressioni, furti, e violenze sessuali che, purtroppo, hanno per protagonisti (non esclusivamente ma nella maggior parte dei casi) cittadini extracomunitari entrati illegalmente.

Se da un lato assistiamo alle problematiche di questa massa di diseredati illusi e lusingati dai dirigenti della sinistra italiana che vedono in loro una sorta di nuovo sottoproletariato dal quale attingere consensi elettorali  dall’altro lato esiste un’immigrazione (spesso regolare) che, come accennavo in precedenza, pur non ingrossando le file del crimine tradizionale rappresenta comunque una sorta di insidioso cavallo di Troia per la nostra società. Mi riferisco a quegli immigrati integralisti islamici che ad integrarsi non dico con la religione cattolica ma con il sistema laico, e con la cultura,  i valori le tradizioni dell’Occidente non ci pensano nemmeno. Anzi, rivendicano a volte con arroganza e persino, non sempre ma a volte con violenza, il loro “diritto” a non adeguarsi agli usi ai costumi alle leggi dei Paesi in cui si stabiliscono (vedi i casi del Burqua, dell’insegnamento pubblico, dei rapporti uomo-donna) ma a seguire esclusivamente il Corano.

Di fronte a queste problematiche serie e all’aggressività dell’estremismo islamico così tante volte denunciato dalla grande giornalista e scrittrice nonché “Cassandra” della cultura occidentale Oriana Fallaci (ma anche dal coraggioso vicedirettore del Corriere Magdi Allam) la sinistra italiana ed europea tace e subisce mollemente, persino gli attacchi al Papa!

Noi crediamo invece che si debba affermare con orgoglio la bontà delle nostre radici cristiane, della nostra identità che è il frutto di un evoluzione culturale millenaria e che ci ha portato a raggiungere gli attuali livelli di libertà, benessere, sviluppo tecnologico, cultura, modello sociale.

Per tradurre questi principi in atti concreti occorre porre limiti e soprattutto regole ben precise a chi viene da noi. Per questo siamo fermamente contrari ad ogni proposta di concedere con leggerezza la cittadinanza (come proposto dal  Governo Prodi e a suo tempo persino da Fini..) agli immigrati. Chiediamo che le risorse pubbliche siano destinate in primis ai cittadini e alle nostre famiglie e non – come fa la giunta Illy in Friuli Venezia Giulia, ribaltando ogni norma di buona amministrazione –  prima e di più agli immigrati. Per affermare questi principi di democrazia e di autotutela del nostro modello sociale, del futuro dei nostri figli, lavoreremo con decisione. E’ un cammino difficile e lento ma siamo convinti che darà i suoi frutti. Sempre più cittadini emergeranno dall’oblio nel quale ideologie anacronistiche hanno cercato di costringerli distorcendo l’informazione. Se la nostra opinione pubblica aprirà  gli occhi e acquisirà consapevolezza di pro e contro dell’immigrazione se cioè affermeremo anzitutto la nostra identità in modo netto e chiaro, allora e solo allora potremo gestire anche un “congruo” peso migratorio. In un sistema nel quale sono i nuovi arrivati che si integrano e rispettano le nostre regole di vita.

Non quindi come avviene ora dove è la nostra società che si fa schiacciare sotto il peso demografico e l’impeto degli immigrati, e nei casi peggiori ma sempre meno isolati, subisce inerme il loro odio verso i cristiani e l’Occidente in generale.

 

Alessandra Guerra
Consigliere regionale FVG. Presidente Gruppo Consiliare Lega Nord Friuli Venezia Giulia

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