No ai privilegi, sì alla parità dei diritti

Scuola, casa, salute, lavoro, formazione professionale, unitamente all’accettazione ed all’accoglienza (valori storicamente fondanti delle genti del Friuli Venezia Giulia) sono le caratteristiche peculiari della norma sull’immigrazione approvata dal Consiglio regionale nello scorso anno.

Per stendere la nuova legge regionale sull’immigrazione si è impiegato quasi un anno di attività usando il metodo della partecipazione e della  collaborazione delle stesse comunità dei migranti ma anche delle associazioni del volontariato, delle categorie produttive e dei sindacati, degli Enti Locali, della scuola, delle istituzioni sanitarie e quanti potevano dare un contributo alla sua realizzazione.

Dopo l’Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia è la seconda Regione che ha legiferato, in maniera organica, su tale materia e sta diventando un modello cui ispirarsi. Per darne concretezza e renderla operativa a giorni verrà  approvato definitivamente un Piano triennale integrato di programmazione degli interventi e sono stati disposti diversi regolamenti attuativi. Una legge che ha una sua precisa filosofia basata sul riconoscimento della parità dei diritti e dei doveri tra immigrati e cittadini autoctoni, che non intende creare assolutamente privilegi né uno sbilanciamento a favore degli immigrati (che loro stessi non vogliono), ma che ha il fine di riconoscerne la loro presenza e importanza nel tessuto sociale, culturale ed economico.

Sarà anche per questo motivo che non solo la partecipazione della società civile alla sua redazione è stata nutrita (più di 30 incontri tematici e due affollatissime assemblee generali a Udine) ma per la sua approvazione e attuazione si è espressa per ben due volte all’unanimità l’Assemblea delle Autonomie Locali (la rappresentanza politica di Province e Comuni) ed in Consiglio Regionale, oltre ai voti favorevoli della maggioranza di Intesa Democratica, si è registrata l’astensione di parte della minoranza. Vanno  decisamente respinte al mittente  le accuse rivolte da alcune parti politiche dell’opposizione che hanno tentato (e tentano ancora, inutilmente) di attaccarla o di smontarla: questa legge accomuna le cittadine e i cittadini residenti in regione nell’accesso ai servizi, li unisce e non li separa. Basta pensare al tema tanto importante, in questa regione, della casa: vi è previsto, per i casi di disagio, un accesso al mercato privato dell’alloggio con piccoli interventi di sostegno attraverso le agenzie sociali per la casa, gestite dai Comuni, verso di tutti i residenti italiani o stranieri. Del resto nonostante “gridati” interventi di alcuni esponenti politici circa l’illegittimità di molti interventi sulla sanità (riservati, in caso di bisogno ed emergenza sanitaria a tutte e tutti anche se non regolari) la legge è stata abbondantemente approvata dallo scorso Governo (ottenendo giudizio favorevole anche dalla Corte Costituzionale). Soltanto una parte della stessa e degli interventi attuatori sono “riservati” agli immigrati in quanto soggetti deboli o a rischio: è il caso dei profughi o richiedenti asilo, dei minori stranieri non accompagnati, delle vittime delle tratta, dello sfruttamento, di torture o delle situazioni di discriminazione. Nell’intento di sostenere con aiuti ad hoc, mirati, ma che rendano possibile quanto prima il superamento di queste condizioni anche programmando un impegno per progetti di reinserimento volontario.

Una legge che la società regionale ha accolto positivamente se consideriamo il fallimento totale di una richiesta di suo referendum abrogativo proposta da una forza politica che, nonostante si consideri la “portavoce degli interessi del popolo locale”, non è riuscita, malgrado i diversi mesi a disposizione ed una ampia battaglia pubblicitaria, a raccogliere tutte le firme necessarie (secondo i media ne sono state raccolte solo la metà ).

Da rilevare, infine, che la stragrande maggioranza dei finanziamenti per la sua prima applicazione (80% circa) è destinata ad Enti pubblici (scuola, sanità, enti locali, formazione), mentre il restante coinvolge importanti associazioni/enti regionali e, in parte, le associazioni degli immigrati,  per attività rendicontate e costantemente monitorate.

Questa legge può incrementare e favorire la reciproca conoscenza, le diverse culture e, come tutte le norme, rappresenta una sorta di “intento” che bisogna tradurre in realtà assieme ai soggetti interessati; per questo, quale soggetto coautore delle politiche regionali in materia, è stata ricostituita (con nuova previsione in legge) la Consulta regionale dedicata all’immigrazione. Composta da un terzo di immigrati e per il resto da rappresentanti del volontariato, del mondo del lavoro, degli Enti Locali essa orienta l’analisi e la pratica del governo regionale verso non solo una migliore comprensione del fenomeno ma anche una più adeguata definizione degli interventi regionali o delle proposte da formulare al governo nazionale. Fin dalle prime battute (insediatasi solo da pochi mesi) ha già espresso pareri e formulato contributi verso i provvedimenti attuatori della legge, evidenziando situazioni problematiche e avviando un collegamento con  analoghi  strumenti di partecipazione già presenti a livello locale.

 

Roberto Antonaz
Assessore regionale alla Cultura, Istruzione, Migranti, Sport, Pace

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