Programmi concreti per dire no all’utopia

L’approfondimento della conoscenza del minore è oggetto dell’impegno interdisciplinare della cultura dell’area medica e di quella psicologica, una collaborazione che può risultare significativa nella tutela di un soggetto su cui pesano negativamente i momenti di debolezza del sistema

Quando un bambino entra nel processo questo diviene “ il suo processo”; sia che si tratti di un procedimento radicato innanzi il tribunale civile ovvero quello penale, ed a maggior ragione se il radicamento sia presso il tribunale per i minorenni.

Questa centralità discende dalle previsioni della normativa italiana ordinaria e costituzionale, opportunamente interpretata alla luce delle indicazioni che ci sono provenute da un dottrina eccezionalmente ricca in argomento; dalle direttive delle convenzioni internazionali che hanno anticipato, orientato e guidato i legislatori nazionali; da una cultura inter e transdisciplinare che ha espresse delle linee guida e delle carte di rara autorevolezza ed incisività.

Questa centralità ha il conforto di un coerente supporto dato da diverse discipline; dalla medicina legale e dalla psichiatra forense, dalla psicologia giudiziaria e da quella pedagogica, dalla psicoanalisi forense ( ultima discesa in campo ) e dalla criminologia sono giunti contributi che sono entrati a pieno titolo nell’ambito del diritto minorile, ed oggi costituiscono per noi ius receptum.

Non è stato un percorso certamente facile, e non è un percorso che possa essere ritenuto ancor oggi concluso. La strada è ancora lunga ed accidentata, incidenti di percorso li abbiamo vissuti di recente con viva preoccupazione, ad esempio a proposito di una infelice riforma del tribunale per i minorenni che, se accolta, ci avrebbe fare un salto indietro sia da un punto di vista giuridico che scientifico. Tutto questo stimola da una parte la nostra vigilanza, a tutti i livelli, e dall’altra ci spinge a rivisitare, apprezzandolo, il lavoro portato avanti negli ultimi anni da studiosi operatori cui erano chiari i momenti di debolezza del sistema, il traguardo da raggiungere e, sopra tutto, l’esigenza di riscoprire l’urgenza di un parlare insieme, superando gli steccati costituiti dalle tradizioni disciplinari e dalle istanze corporative.

L’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica ha svolto, con la sua costante presenza nelle università e nella stampa scientifica, e da sempre, un ruolo chiave che non può e non deve, oggi che alcuni traguardi sono stati finalmente raggiunti, essere dimenticato o sottovalutato.

Si è detto: un percorso lungo e non concluso.

L’impegno interdisciplinare della cultura dell’area medica e di quella dell’area così detta “psi” deve approfondire le conoscenza del bambino; e del bambino colto nella realtà di una rete che si chiama processo ( e che spesso strappa il bambino alla sua normalità ben prima che un processo vero e proprio abbia formalmente inizio ).

Va sottolineato come il bambino in queste occasioni sia il soggetto debole per definizione. Ambigua la presenza protettiva di una famiglia che spesso è assente o pericolosamente presente con spinte accentuatamente negativizzanti; insufficiente e comunque inadeguata quella che viene offerta dalle strutture scolastiche e sanitarie; tardiva e spesso controproducente quella ( amministrativa e giurisdizionale ) peculiare della giustizia.

Non vi è un tempus actum del quale essere laudatores. Vi è però un presente del quale possono essere colte le manchevolezze e dal quale possa essere ipotizzata u7na sempre nuova partenza. Verso l’utopia? Certamente no, verso un futuro possibile.

Non ci possiamo nascondere che è anche un problema di risorse e, posti a fronte di una realtà economica non rassicurante, non intendiamo dare una risposta di ordine moralistico. Sappiamo bene che ci amministra deve operare delle scelte spesso dolorose e deve sporcarsi le mani ( e questo non avviene soltanto nelle pièces esistenzialiste di Jean-Paul Sartre ); sappiamo bene che le risorse sono, anche in Italia, limitate a fronte di richieste che sono tutte urgenti.

Sappiamo anche che la prima urgenza è però quella di una definizione di programma, di piano razionale cui uomini della polis e delle accademia diano mano.

Affrontare questi temi, nelle diverse sedi; collaborare con gli amministratori nella stesura dei progetti di governo, a livello centrale e locale costituisce una possibilità che ci è data e concretamente garantita.


Germano Bellussi

Membro della Direzione della Associazione Italiana di Psicologia Giudica “AIPG”, del Movimento Psicologi Indipendenti “MOPI”, della Società Italiana per la Ricerca e la Formazione in Sessuologia “SIRFS”.
Responsabile scientifico della rivista Tema di Psicanalisi Forense, Presidente del comitato scientifico della rivista Psicologia giuridica.
Avvocato psicologo-psicoterapeuta

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