Bambini, ma penalmente responsabili

Le età legali minime sono troppo basse e discriminatorie. Questo diminuisce gli standard di protezione per i più piccoli e li espone a trattamenti ingiusti o degradanti. Un minore ritenuto responsabile di un reato è soggetto a detenzione preventiva in istituti, chiamati Remand Home, indipendentemente dell’età e del reato, presunto o reali che sia. E non esistono programmi di recupero

    Conosciuta come Ceylon fino al 1972, lo Sri Lanka è un’isola tropicale di 65.610 kmq e quasi 20 milioni di abitanti, situata nell’Oceano Indiano, a 29 km dallacosta sudorientale dell’India.

 

Colonia britannica fino al 1948, il suo sistema legale è costituito da un insieme abbastanza complesso di diritto consuetudinario inglese, diritto romano- olandese, legge mussulmana e customary law. Il primo codice penale del Paese viene redatto nel 1883 e si basa sulla corrispondente legislazione indiana, con un sistema di giustizia probatorio (adversarial system). Il grado più elevato è rivestito dal procuratore generale, mentre il procuratore distrettuale è colui che amministra lagiustizia all’interno di una circoscrizione. Comunque, la maggior parte dei procedimenti penali relativi a reati minori sono istruiti presso tribunali inferiori, (Magistrates’ Courts) presieduti anche da un ufficiale di polizia.

    Non esiste in Sri Lanka un tribunale per i minori, dunque i minorenni in conflitto con la legge vengono giudicati con gli stessi criteri e nelle stesse strutture in cui si giudicano reati commessi dagli adulti. La legge relativa al loro trattamento è contenuta nell’”Atto sui Bambini e i Giovani”, redatto nel 1939, che comprende anche punizioni corporali: a oggi, non ci sono stati emendamenti.

    Purtroppo, sebbene la legislazione del Paese definisca minorenne la persona sotto i 18 anni, ci sono età legali minime, come per il matrimonio, il lavoro minorile e clausole del codice penale per gli abusi sessuali sui minori, che sono troppo basse o discriminatorie. Ad esempio, l’età minima per la responsabilità penale è fissata a 8 anni. Questo diminuisce gli standard di protezione per i bambini e li espone maggiormente a trattamenti ingiusti o degradanti. Un minore ritenuto responsabile di un reato è soggetto a detenzione preventiva in istituti, chiamati Remand Home, quattro in tutto il Paese, indipendentemente dall’età e dal reato, presunto o reale, commesso. Per altro, non esistono metodi di riabilitazione e rieducazione alternativi che non siano la detenzione in una Remand Home.

    Nel Paese, come capita anche altrove, si fa sovente confusione tra minori in conflitto con la legge e minori che necessitano di cure e protezione. Nelle stesse Remand Homes, quindi, vengono portati, quale presunta misura cautelativa, bambini vittime di abusi, sessuali o di altro tipo, orfani, bambini di strada, disabili che non hanno commesso alcun reato. All’interno di queste strutture, assolutamente fatiscenti, con scarse misure igieniche, guardati a vista da operatori senza alcuna qualifica, non esiste separazione tra bambini e adolescenti, o tra bambini vittime di abusi sessuali e ragazzi che hanno commesso gravi reati. Questo fa sì che i bambini siano spesso sottoposti a soprusi e violenze. Non essendo prevista la figura di un avvocato difensore o di un tutore, i minori non hanno neppure accesso all’assistenza legale e le violenze, nella maggioranza dei casi, non sono denunciate o restano impunite. Molte altre vengono commesse proprio da agenti di polizia all’interno delle stesse stazioni, come hanno documentato, tra il 1994 e il 2003, la Asian Human Right Commission e la OMCT (World Organisation Against Torture). Diversi enti sono preposti alla salvaguardia dei diritti dei bambini: ad esempio, il Dipartimento per la “Probation” (agenzia sociale), il “National Monitoring Committee (NMC)” e il “National Child Protection Authority (NCPA)” e i loro rispettivi comitati di monitoraggio e protezione a livello provinciale e distrettuale. Il problema che incontrano, però, oltre la mancanza di risorse, è di una chiara definizione dei loro ruoli e, soprattutto, di un efficace coordinamento tra di loro.

    È urgente, invece, che lo Sri Lanka, come firmatario della Convenzione sui diritti dell’infanzia, il cui articolo 40 è molto chiaro sul trattamento da riservare al minore in conflitto con la legge e sulla tutela dei suoi diritti, prenda tutte le misure necessarie alla sua implementazione. In particolare, bisogna garantire l’accesso all’assistenza legale, la formazione di professionisti che lavorano con i bambini, la separazione dei bambini in conflitto con la legge dagli adulti in tutti gli stadi del processo legale. È necessario, inoltre, lavorare affinché si istituisca un sistema di tribunali dei minori in tutto il Paese e, contemporaneamente, si sviluppino metodi di riabilitazione alternativi alla detenzione.

Denise Molica
Esperta referente per il settore minori presso
l’Ufficio della Cooperazione Italiana
in Sri Lanka

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