Bambini di strada e piccoli schiavi

La Cooperazione Italiana e i bambini abbandonati e orfani

La povertà, la rapida urbanizzazione, carestie e destabilizzazione delle famiglie, hanno provocato in Etiopia un numero crescente di bambini che vivono  in uno stato di estrema privazione: bambini indigenti, orfani, sfollati, non accompagnati, senza casa, disabili, vittime di abusi, sfruttamento e potenziali vittime di traffico

La Cooperazione allo Sviluppo ha tra le sue principali priorità quella di intervenire a favore dei bambini e degli adolescenti in condizioni di vulnerabilità e a rischio. Tra i gruppi di minori maggiormente sfavoriti rientrano senza dubbio i bambini orfani e abbandonati.

Nei Paesi in via di sviluppo e ad economie in transizione possono essere molteplici i fattori che concorrono a determinare le condizioni che portano a fenomeni gravissimi di abbandono dei minori. Si pensi ad esempio all’elevatissimo numero di bambini resi orfani per la morte dei genitori vittime dell’HIV(Aids)

Ma non è certamente solo per cause legate alla morte di uno o entrambi i genitori che molti bambini si ritrovano orfani o abbandonati al loro destino, la povertà è anch’essa una causa molto frequente di abbandono, famiglie poverissime e quasi sempre molto numerose possono essere spinte a lasciare i piccoli a cercare giorno dopo giorno nella vita di strada il loro sostentamento, e spesso a contribuire attraverso pesanti e pericolosi mestieri di strada e piccoli furti alla sopravvivenza della loro stessa famiglia.

Anche la prostituzione rientra spesso nelle strategie di sopravvivenza di questi sfortunati bambini di strada e abbandonati, particolarmente esposti allo sfruttamento di individui senza scrupoli pronti a sfruttarli. Non sono ormai infrequenti situazioni di totale assoggettamento di bambini e adolescenti abbandonati da parte di adulti secondo forme che si configurano come vera e propria schiavitù. Per questi bambini sfortunati non è possibile sfuggire ai loro aguzzini senza pagare duramente, spesso con la loro stessa vita. Le leggi dello sfruttamento sono durissime e non lasciano spazio alcuno alla solidarietà umana.

Dalla nostra esperienza maturata attraverso il lavoro di cooperazione, oltre alla presenza di condizioni di grave povertà, molto spesso ritroviamo nel percorso di vita dei bambini abbandonati situazioni di grave degrado familiare o eventi particolarmente traumatici e drammatici, come nel caso di catastrofi naturali o di conflitti armati e dei grandi spostamenti di popolazioni che spesso ne conseguono.

E va anche senz’altro ricordato che le bambine sono sempre le più esposte alle conseguenze dell’abbandono, le violenze e gli abusi sessuali divengono la loro dura realtà quotidiana, spesso da parte dei loro stessi giovanissimi compagni di sventura. Vittime degli abusi ed esposte al contagio dell’AIDS, molte bambine diventano madri precocemente, mettendo al mondo piccoli con un destino segnato dall’abbandono e dalla sofferenza.

L’iniziativa della Cooperazione Italiana a Supporto dei bambini e adolescenti in condizione di vulnerabilità ad Addis Abeba e Oromia. Tra i Paesi con i quali la Cooperazione collabora da tempo concentrando il suo impegno nella prevenzione e nel recupero dei bambini abbandonati e di strada vi è in primo piano l’Etiopia. E’ da oltre un decennio ormai che la nostra Cooperazione si occupa prioritariamente di questa problematica in stretta lavorando in stretto concerto con le istituzioni etiopiche responsabili delle politiche minorili  nazionali.

L’Etiopia è il secondo paese più popolato dell’Africa sub Sahariana con oltre 65 milioni di abitanti secondo le proiezioni dell’ultimo censimento ufficiale condotto nel 1994 (54 milioni di persone) che tengono conto di un tasso medio di crescita annuale del 3.1%. La composizione della popolazione secondo l’età dimostra un’alta percentuale di giovani: circa il 44% della popolazione è al di sotto dei 15 anni. Il reddito nazionale annuo pro capite è inferiore ai 100 USD mentre i non poveri hanno in media un reddito annuo pro capite di 224 USD, facendo dell’Etiopia uno dei paesi più poveri del mondo.

Le donne ed i bambini subiscono fortemente le conseguenze di questo stato di estrema e diffusa povertà. Il risultato è il prolungato senso di paura ed insicurezze, il deterioramento delle condizioni di vita di tutta la popolazione in generale e delle donne e dei bambini che appartengono alle fasce più vulnerabili della società in particolare. Sebbene non ci siano stime e dati attendibili sul numero di minori che vivono in situazioni di estrema vulnerabilità, ci si può basare su abbondanti prove empiriche che attestano le evidenti  privazioni che i bambini etiopici stanno affrontando come risultato di pressioni culturali, economiche e psicologiche.

Si stima che almeno un milione e centomila bambini residenti nelle aree urbane vivano al di sotto della soglia di povertà assoluta ed in condizione di grave rischio sociale, fisico e psicologico. La povertà, la rapida urbanizzazione, carestie e destabilizzazione delle famiglie, hanno provocato in Etiopia un numero crescente di bambini che vivono  in uno stato di estrema privazione: bambini indigenti, orfani, sfollati, non accompagnati, senza casa, disabili, vittime di abusi, sfruttamento e potenziali vittime di traffico.

I Codici Civile e Penale dell’Etiopia e la Proclamazione del Lavoro n° 42/1993 presentano disposizioni compatibili con quelle della Convenzione sui diritti del fanciullo circa il lavoro minorile. La proclamazione proibisce il lavoro per i bambini sotto i 14 anni. Nonostante questa disposizione, secondo stime dello stesso ILO, esiste una altissima percentuale di bambini di età compresa tra i 10 e i 14 anni che lavorano, confermando che i bambini sono impiegati in lavori che incidono sul loro sviluppo fisico, mentale e sociale. I bambini sono quindi i più colpiti dalla povertà in Etiopia e i soli indicatori economici non sono sufficienti a misurare il danno.

La povertà in particolare ha un impatto disabilitante sulla mente e sul corpo del bambino, causando il perpetuarsi di una condizione di marginalizzazione socio-politica, di malnutrizione, di salute precaria e di mancanza di opportunità di promozione sociale e culturale. Per interrompere questo ciclo intergenerazionale di povertà ed esclusione sociale sono fondamentali l’accesso ai servizi primari di buona qualità per tutti i bambini e le opportunità di partecipazione, crescita e apprendimento nell’infanzia.

Il programma italiano rientra nel quadro delle “Azioni tematiche nel settore sociale” previste dagli accordi di cooperazione bilaterale Italo-Etiopica e prende atto della volontà del Governo etiopico di investire nel capitale umano, e in particolare sui minori e sulle giovani donne, quale strategia fondamentale di sviluppo socio-economico a medio e lungo termine del Paese.

In particolare, le istituzioni regionali competenti per gli affari sociali, i Bureaux of Labour & Social Affairs, hanno rilevato la necessità di promuovere nuove iniziative nel campo della protezione e della promozione delle fasce più sfavorite della popolazione minorile (orfani, bambini di e nella strada, bambini e adolescenti lavoratori esclusi dall’accesso alla scuola, madri adolescenti e giovani indotte alla prostituzione) a livello territoriale in collaborazione con le istituzioni locali (Woreda, Kebele).

Il programma prevede (i) di avviare iniziative di rafforzamento istituzionale – a livello decentrato – degli organismi pubblici preposti alla tutela dei minori, (ii) di avviare un sistema di raccolta, gestione e diffusione dei dati sui minori a rischio e in conflitto con la legge, e (iii) di avviare un effettivo coordinamento tra i diversi attori dello sviluppo (pubblici e privati) impegnati attivamente nelle tematiche minorili.

Il Programma, formulato in una componente in gestione diretta e in una componente in gestione affidata, rappresenta la prosecuzione ideale di iniziative pregresse della Cooperazione Italiana in Etiopia nello stesso settore e si propone di valorizzare le esperienze accumulate negli anni coniugando le “best practices” strutturate con le nuove esigenze e bisogni del settore. Sono prevesti interventi sia a livello federale, realizzati tramite la gestione diretta, e interventi a livello regionale, in particolare nella regione Oromia e nella regione di Addis Abeba, realizzati tramite la gestione affidata ad un consorzio di ONG italiane: il COOPI (Cooperazione Internazionale) e il CISP (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli). La componente in gestione diretta ha avuto avvio il 12 aprile 2005.

Principale obiettivo del programma è quello di facilitare l’accesso dei minori in condizioni di vulnerabilità e a rischio di esclusione sociale ai servizi di base quali educazione e sanità – potenziando l’offerta e migliorando la qualità dei servizi erogati dalle Istituzioni preposte e la capacità delle comunità e delle famiglie di tutelare e reintegrare i bambini soggetti alle forme peggiori dello sfruttamento del lavoro minorile, gli adolescenti in conflitto con la legge e le adolescenti indotte alla prostituzione delle comunità della Woreda 05 (Addis Abeba) e della Woreda di Chiroo (Hararge occidentale, Oromia).

 

Paola Viero
Esperta referente per le tematiche minorili della Direzione generale della
Cooperazione allo Sviluppo
del Ministero degli Affari Esteri

(foto: Paola Viero in missione con Massimiliano Fanni Canelles)

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