“Sul corpo le nuove violazioni”

Al settimo anno di attività l’Autorità per la tutela dei dati personali aumenta gli interventi e, come spiega il presidente Stefano Rodotà, cresce il numero di cittadini che desidera conoscere quali sono i propri diritti a proposito di privacy

La relazione annuale del presidente dell’Autorità per la tutela dei dati personali, Stefano Rodotà, mette in guardia contro le “modificazioni tecnologiche” e le intrusioni nella privacy, falsamente motivate dall’ordine pubblico. Il Garante, dopo gli allarmi, rilancia però il valore della tutela della privacy “formidabile valore aggiunto per la democrazia”. Nella sala della Lupa di Montecitorio, alla presenza del Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, Rodotà ha fatto il bilancio del settimo anno di attività dell’Autorità Garante e ha indicato la tutela del corpo come prossima frontiera dell’attività dell’organismo di controllo.

In parte Rodotà ha ripreso i temi della relazione dello scorso anno, con un’attenzione particolare alle nuove tecnologie. Il sistema delle telecomunicazioni, ha osservato il  Garante, rappresenta sì il futuro “ma crea anche nuove vulnerabilità individuali e sociali”. Dopo gli interventi sullo spamming e sugli sms, l’Autorità “sta per intervenire in tre direzioni”: televisione interattiva, videochiamate e, nell’ambito della telefonia, su questioni come le “chiamate di disturbo” e “l’identificazione della linea chiamante”.

Mettendo in guardia dalle derive tecnologiche, il Garante ha sottolineato che “possono produrre gravi effetti distorsivi nell’uso delle risorse, quando, ad esempio, queste vengono investite in impianti di videosorveglianza privi di vera utilità per la sicurezza, distorsioni – rimarca il Garante – nella percezione e nell’analisi della realtà, quando ad esempio le raccolte di informazioni vengono adoperate per frettolose traduzioni di un fenomeno in termini di ordine pubblico, invece di indagarne le ragioni sociali e di avviare quindi politiche più adeguate”.

Sempre nel campo delle nuove tecnologie il rapporto di Rodotà dedica ampio spazio ai rischi di vere e proprie modificazioni del corpo. “Il corpo in sé sta diventando una password dove – dice Rodotà – la fisicità prende il posto delle astratte parole chiave, sostituite da impronte digitali, geometria della mano o delle dita o dell’orecchio, iride, retina, tratti del volto, odori, voce, firma, uso di una tastiera, andatura, dna”.

Citando ad esempio una società americana che ha presentato un servizio per l’inserimento di un chip sotto pelle, con funzioni di carta di credito, Rodotà rileva che “quando si inserisce un chip o si applica un’etichetta intelligente, l’integrità del corpo è violata, la dignità lesa, sì che l’impianto dovrebbe essere ritenuto illegittimo, anche se la persona interessata abbia dato il suo consenso”.

Nel fare il bilancio dell’attività dell’Autorithy, Stefano Rodotà ha detto che il 2003 è stato un anno storico per la privacy: l’anno dell’approvazione del Codice, che finalmente “segna il passaggio da una situazione di frammentazione legislativa ad un sistema unitario”. Un anno importante anche per il volume di attività: quasi 44 mila tra ricorsi, segnalazioni e quesiti sono stati rivolti al Garante dai cittadini. I ricorsi sono passati dai 500 del 2002 a 775, quasi 5.000 le risposte dell’Autorità a quesiti, segnalazioni e reclami e, soprattutto, hanno fatto un balzo in avanti le risposte a richieste di informazioni per telefono, passate da 12.800 a 38.0000.

Rodotà ha anche affrontato il tema della devolution. “Le norme – ha affermato il Garante – sulla protezione dei dati personali non sono certo incise sul bronzo ma neppure possono essere considerate come pezzi di una leggina, che può essere smontata appena i portatori di un interesse settoriale alzano la voce o al semplice annuncio di una possibile emergenza”. E “proprio perchè ci troviamo in presenza di principi fondamentali – ha sottolineato Rodotà – non sono ammissibili cedimenti a logiche localistiche. Il Garante seguirà con attenzione la legislazione regionale, per evitare che venga incrinato il principio della parità di trattamento dei cittadini”.

Infine il presidente ha lanciato un appello al governo perché in attesa della prossima finanziaria, destini all’Autorità risorse, attingendo al fondo di riserva. “Non sappiamo – ha affermato – fino a quando il Garante potrà tenere fede a questo impegno se continuerà la lenta riduzione delle sue risorse. Questo stillicidio non pregiudica soltanto l’efficienza: rischia di minare la nostra autonomia”.
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