Aspetti sociologici: nuovi modelli di famiglia

1. “Costituzione” e famiglia: le origini di un dibattito

Prospettive aperte al sorgere dello Stato democratico in Italia:

a)     famiglia come “prodotto social, quindi: variabile, in base a liberi rapporti fra i sessi;

b)     famiglia basta sul “matrimonio”, e quindi “società naturale” riconosciuta.

La seconda prospettiva si concretizzerà nell’articolo 29 della Costituzione Repubblica[1], non senza vivaci e tuttora persistenti discussioni, particolarmente sull’indissolubilità o meno del vincolo coniugale.

L’istituzione del divorzio (1970) e la revisione del diritto di famiglia (1975) non hanno mancati di aprire non pochi dubbi sulla persistenza della citata normativa costituzionale.

2. Modifiche in atto

Il dilagante processo di modernizzazione per molti versi ineludibile, pur nella sua genericità, sembra quanto meno comprendere tre tipologie di comportamento:

  1. la riduzione della natalità (non certo eliminata nel precedente Stato “autoritario”) si è accompagnata al passaggio della famiglia “estesa” a quella “nucleare” (“Coppie e figli … sempre meno!”);
  2. il venir meno della prevalenza “rurale” e “non urbana”, per il diffondersi di attività industriali e terziaria;
  3. l’affermarsi di diffusi processi di secolarizzazione, con prelazioni per il “privato” rispetto al “pubblico”, e quindi di scelte individualizzanti anziché sociali e/o comunitarie.

3. Conseguenti mutamenti valoriali

Quanto sopra si concretizza in ulteriori “fenomeni” correlati (Campanili, 1986):

  1. una sessualità sempre meno controllata dalla stessa famiglia;
  2. una procreazione funzionale alla “gratificazione” dei genitori, anche attraverso tecniche artificiali o autentici “rifiuti”, con il diffondersi di una sorta di “aborto di massa”:
  3. il superamento di “tradizioni” per sopravalutare innovazioni i quanto tali, recepite acriticamente.

4. Quale “destino” per la famiglia?

Motivazioni come “fedeltà della coppia” nella durata dell’amore e nell’assiduità del compito educativo per le nuove generazioni – in definitiva – non sembrano frequentemente superare neppure un consenso formale, apparentemente consapevole.

Infatti, i rapporti di relazione (sia sociali che interpersonali), pur fondamentali nella costruzione di una società autenticamente “a misura di persona umana”, non sembrano più trovare la loro collocazione più naturale nella famiglia, cui pare sostituirsi – tutt’al più ! – un vuoto romanticismo, sentimentalmente provvisorio, se non umorale e comunque superficiale.

Ci si potrebbe chiede se le funzioni tradizionali della famiglia non potrebbero essere meglio assolte da altre istituzioni (con l’emarginazione di quanto possa esservi anche nella stessa gratificazione sessuale), come talora non pochi messaggi mediatici sembrerebbero sostenere.

In effetti, non sembrano essere mancate sperimentazioni alternative (come nella prima Russia sovietica, nei kibbutzim israeliani, nelle “comuni” sessantottine), di cui – però – si può dire che oramai si sia spento anche il ricordo.

5. Quali strutture

Dunque, possono immaginarsi, perché un rapporto uomo-donna possa esprimersi con modalità più autentiche e a un tempo profonde? Di fatto, anche le frequenti e note critiche alla cosiddetta istituzione familiare borghese (ad esempio secondo la Scuola di Francoforte), non sembrano essere giunte a proprre adeguate soluzioni alternative.

Sembra porsi, in effetti ed in concreto, l’esigenza di una non dilazionabile ed effettiva “rivoluzione culturale”, di tipo “anticonformista”, tale da consentire scelte quotidiane di per sé “gioiose” e “rassicuranti”: in grado di superare ambiguità e generare consapevolezze per una nuova specifica cultura, autenticamente personalista e promozionale, e sul piano di valori non superficiali e profondamente condivisi.

Una società definibile “civile” non può immaginare soluzioni diverse per realtà che si vogliano ritenere determinanti dello stesso futuro del genere umano. E la famiglia potrà legittimamente ricollocarsi alla base stessa della stessa di un significativo rinnovamento sociale e comunitario: come OASI di riferimento, come RICERCA di intimità, ma – ad un tempo – CELLULA di una società più umana, rispetto a mistificazioni dei media e a strumentalizzazioni tecnocratiche e globalizzanti, fini a se stesse.

prof.Giuliano Giorio
sociologo
già ord. Sociologia e Sistemi Sociologici Comparati Università di Trieste

Riferimenti bibliografici

AA.VV., Famiglia e società, Rezzara, Vicenza, 1986, ed ivi G. Giorio, “Famiglia, mediazione fra pubblico e privato”, pp. 145-158.
G. Campanili, Potere pubblico e immagine paterna, Vita e Pensiero, Milano, 1985.
P. Donati, Sociologia della famiglia, CLUEB, Bologna, 1982.
P. Donati, La famiglia come relazione sociale, FrancoAngeli, Milano, 1989.
G. Giorio, Strutture e sistemi sociali nell’attuale dinamica valoriale, CEDAM, Padova, 2000 / II° ed., p. 390.
A Scaglia (a cura), Le scienze sociali europee sul finire del secolo XX, Univ. Di Trento – Associazione Italo-Tedesca di Sociologia, 1992, p. 560, ed ivi G. Giorio, “Dinamica delle strutture familiari e prospettive aggregative”, pp. 311-328.


[1] “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio: Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.”

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