La socializzazione organizzata

La vita affettiva dell’individuo nella società attuale non di rado va di pari passo con le conoscenze e le amicizie che nascono negli ambienti di svago, così come in quelli di studio o di lavoro, ma nonostante questa facilità di contatti favorita dalla partecipazione ad attività organizzate e ad interessi comuni,  non sempre consente ai soggetti coinvolti di realizzare in prospettiva una vita di coppia stabile e duratura.

Si assiste così sempre più frequentemente alla diffusione del “nucleo familiare a sè” il cui unico membro è stato negli anni definito “single”.

Lungi dall’essere – il più delle volte – una condizione tragica per l’essere umano, potrebbe per certi aspetti rappresentare l’estremo limite di un disagio difficile da accettare e superare.

E’ fuori discussione che, con lo stile di vita frenetico e scandito da mille impegni, possa essere oggettivamente difficile dedicare il giusto tempo alle relazioni interpersonali. Talvolta però, soprattutto in età avanzata, l’impresa si fa ardua quando si cerca di uscire dai soliti giri di frequentazioni ed allargare le proprie conoscenze, che possano portare una ventata di novità e riaccendere la speranza che qualcuno sia in cerca di noi così come noi dell’altro.

E’ importante considerare che ogni essere umano potrebbe incontrare difficoltà personali a relazionarsi con persone nuove, vuoi per carattere, vuoi per il peso di esperienze di vita difficili da superare o che hanno lasciato un segno indelebile nella propria vita.

C’è chi per sensibilità (volendo pensar male, per aver fiutato il business), ha pensato ad uno stratagemma, che va sotto il nome di “socializzazione organizzata”.

In questo modo, si aiutano tante persone non contente della propria condizione di single o semplicemente desiderose di rimettersi in gioco organizzando loro gli appuntamenti sociali atti a favorire l’incontro con altre persone, se non addirittura con la propria anima gemella.

Di iniziative del genere in Italia e nel mondo si è già sentito parlare: basti considerare le trasmissioni televisive degli anni ottanta che hanno contribuito a creare e far emergere il fenomeno dei single.

Ci sono poi i club dedicati, le agenzie matrimoniali che mettono in contatto i propri iscritti dopo averne tracciato i profili psicologici ed abbinato quelli affini, gli annunci sul giornale, per finire con internet ed i bar newyorkesi che, complici la Grande Mela, una candela, un drink ed un timer sul tavolino, consentono a due sconosciuti di capire se si piacciono a pelle. In un minuto, si intende, poi si passa al tavolino accanto…

Tutti espedienti che però hanno rappresentato e rappresentano un po’ l’ultima spiaggia dopo vari tentativi andati a vuoto ed hanno una componente di rischio da non sottovalutare.

L’iniziativa nata recentemente si propone invece di creare delle situazioni – eventi culturali, feste, viaggi di piacere – alle quali i soci, single uomini e donne, vengono invitati a partecipare per allargare il proprio giro di conoscenze, divertirsi e magari accasarsi con il compagno di avventure.

I soci vengono regolarmente iscritti, forniscono tutti i propri dati e l’organizzatore si fa garante dell’accertata moralità dei partecipanti, aggregandoli per interessi comuni.

Visto l’esercito di single allettati da questa nuova iniziativa, sorge il legittimo sospetto che, oltre all’oggettiva difficoltà ed impossibilità a costruire delle relazioni con altri, tra le persone serpeggi una sorta di torpore comunicativo ed una conseguente pigrizia che renda necessario un intervento dall’esterno per scuotere gli interessati.

Senza voler sminuire le intenzioni e smorzare l’entusiasmo verso queste iniziative, sarebbe opportuno considerare se effettivamente i servizi deputati all’aggregazione di persone al fine di promuovere lo scambio, la conoscenza reciproca e la relazione abbiano, dal punto di vista sociale,  una valenza positiva e duratura.

Potrebbero rappresentare l’ennesimo fenomeno di costume che stimola solo in superficie la costruzione delle relazioni, un po’ per sfuggire la noia e la solitudine, allontanando  così l’individuo dal raggiungimento della consapevolezza che i rapporti con gli altri si costruiscono partendo dal faticoso percorso di conoscenza di se stessi, percorso dove la pigrizia non è ammessa.

Marina Galdo

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