Turismo e sfruttamento

La manutenzione umana del territorio è spesso l’unico presidio che, insieme a quello sviluppato dai processi biologici e dagli andamenti naturali, permette la conservazione delle aree naturali.

 

alessandriLa prossima scommessa da vincere nel campo della fruizione sostenibile delle ricchezze naturali ed ambientali del nostro pianeta è l’uso compatibile in ambito turistico delle aree naturali, segnatamente quelle protette. In questo senso, l’approccio allo “sfruttamento” turistico delle aree naturali tutelate si deve intendere come forma di convivenza il più possibile equilibrata tra l’uomo e le sue attività economiche e culturali, con gli equilibri ambientali e biologici di tali luoghi. In effetti, un mero orientamento alla preclusione di qualsiasi operazione umana che potrebbe anche lievemente incidere sulle forme naturali di determinate aree di importanza ambientale si potrebbe trasformare anche in un danno al territorio, forse più pesante di quello che si sarebbe valutato in sede di apposizione di eventuali vincoli diretti a proteggere l’ambiente. Il turismo nei parchi e nelle aree naturali, esercitato secondo criteri virtuosi che mirino sia allo sviluppo equilibrato delle forme di insediamento antropico in tali aree e sia al mantenimento ed al miglioramento degli equilibri ecologici insistenti su tali ambiti territoriali, si pone come un metodo strategico di utilizzo e di valorizzazione del territorio.

Troppe volte, a causa di vincoli astratti ed insostenibili, si è assistito non alla buona conservazione degli equilibri naturali delle aree tutelate, ma ad un loro graduale degrado. La manutenzione umana del territorio è spesso l’unico presidio che, insieme a quello sviluppato dai processi biologici e dagli andamenti naturali, permette la conservazione delle aree naturali. Si pensi che solo grazie alla presenza dell’uomo e delle sue attività si riesce spesso a conferire maggiore bellezza e conservazione certa a determinati paesaggi naturali. Laddove i criteri di tutela imposti per determinate aree hanno causato l’abbandono dell’uomo dal territorio, si è verificato il successivo ed inesorabile impoverimento di quei siti altrimenti considerati integri senza l’azione dell’uomo. Per questo è assolutamente inderogabile rendere fruibile al pubblico, in maniera organizzata, le aree di elevato valore naturalistico, specialmente se si tratta di zone interne e montane o di aree difficilmente penetrabili. Per ottenere questi risultati, uno dei punti da considerare è il sostegno al turismo compatibile nelle aree protette, in maniera tale da portare vitalità economica e culturale in seno a tali luoghi ed assicurare occasioni certe di reddito a chi vi risiede, senza correre il rischio che questi decidano di abbandonarle per impedimento alle loro attività produttive e relativa mancanza di fonti adeguate di sostentamento.

Si è valutato confacente presentare una proposta di legge che, nel volgere a favorire lo sviluppo del turismo come forma naturale dell’aspirazione dell’uomo a viaggiare e conoscere il mondo che lo circonda, cerca di contemperare questa vocazione all’opportunità di valorizzare in maniera fruibile i territori ecologicamente protetti con l’esigenza di rendere appetibile alle persone che vi risiedono di rimanere in tali luoghi ed esercitarvi le loro attività anche come presidio del territorio. Con il turismo compatibile si possono infatti determinare interessanti occasioni di profitto. La proposta di legge cui si fa riferimento, relativa ad “Interventi per lo sviluppo del turismo sostenibile nelle aree protette”, evidenzia che i più recenti ed accreditati studi di settore lasciano prefigurare un andamento in crescita per il turismo nelle aree naturali protette verso cui si ha l’esigenza di salvaguardare i fragili equilibri ambientali della destinazione ed altresì la necessità di confrontarsi con un target di turismo sempre più esigente e preparato rispetto ai requisiti di qualità dei servizi e delle strutture. Non parliamo di un turismo qualunque, ma legato al territorio ed in grado di coniugare le finalità di tutela ambientale proprie del parco con lo sviluppo locale ed economico degli operatori e con le legittime aspettative della comunità residente.

È quindi auspicabile l’attivazione di politiche di sviluppo, indirizzo ed incentivo, rivolte agli operatori del turismo presso le aree naturali protette, atte a favorire il radicarsi di modalità di turismo ecocompatibili, stabili nel tempo, non corruttive degli ecosistemi, remunerative per gli esercenti, soddisfacenti per la comunità e con finalità di forte radicamento territoriale e sostenibilità. Gli scenari delineati non rincorrono obiettivi di quantità in termini di presenze turistiche – visto che le aree protette, per limiti strutturali prima che ideologici, rifuggono una fruizione di massa ed ambiscono a valorizzare la qualità del turismo medesimo, espressa (e conseguentemente valutabile) nelle modalità e nelle forme organizzative in cui esso è esercitato. Le attuali politiche nazionali, invece, non prendono in esame il turismo nelle aree protette, laddove lo stesso, svolgendosi in ambiti territoriali speciali e del tutto particolari, esige una disciplina puntualmente dedicata che lo promuova e lo regoli. L’idea normativa vuole porre una soluzione alle debolezze del sistema ordinamentale vigente, perché la vasta legislazione esistente, assieme alla vigente complessità amministrativa, non sempre caratterizzata da funzionale e positiva sussidiarietà, comportano, quale quadro di riferimento imprescindibile, oggettivi vincoli che possono compromettere l’avvio di politiche in grado di promuovere il turismo sostenibile nelle aree naturali protette, compromettendone talvolta l’attuazione, se non già l’avvio.

Angelo Alessandri
Presidente dell’VIII Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera

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