Sosteniamo il futuro dell’umanità

Sono sempre più frequenti gli allarmi lanciati dalla comunità scientifica internazionale riguardo ai rischi a cui stiamo esponendo la nostra casa comune, la Terra. I rapporti scientifici su diverse discipline, pubblicati in questi ultimi anni, convergono nell’identificare entro questo secolo il verificarsi di situazioni critiche.

Agli allarmi ecologici sui cambiamenti climatici, rinnovati con gli ultimi rapporti dell’IPCC[1], in cui si conferma la responsabilità dell’uomo su quanto sta accadendo, seguono a cascata, secondo una drammatica sequenza di causa-effetto, tutta una serie di allarmi relativi alle condizioni in cui già oggi versa gran parte dell’umanità. Gli esperti del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) hanno segnalato in un recente rapporto[2] che la vita stessa, nel suo complesso, è minacciata sul nostro pianeta, fino a far dipingere ad alcuni studiosi scenari simili a quelli che 65 milioni di anni fa hanno visto estinguersi i dinosauri con i tre quarti delle specie esistenti.

L’economista Nicholas Stern, ex vice-presidente della Banca Mondiale, nel suo rapporto The economics of climate change[3], afferma che se non riduciamo dell’80% le emissioni che alterano il clima, il Prodotto Lordo Mondiale potrebbe crollare fino al 20%, gettando il mondo in una depressione economica simile a quella dell’inizio del ‘900, ma con maggiori difficoltà di ripresa. E tutto ciò avverrebbe in un mondo che già vede enormi ed inaccettabili disparità fra ricchi e poveri; un mondo dove l’attesa di vita varia da quasi 80 anni per un europeo a meno di 50 per un africano. Un mondo dove il reddito dei 500 più ricchi supera quello dei 416 milioni più poveri[4] e dove il 10% più ricco ha un reddito 100 volte superiore al 10% più povero.

L’ultimo rapporto della FAO sulla fame nel mondo[5], aggiorna il numero delle persone colpite a 854 milioni, evidenziando una tendenza alla crescita. A conferma di questa tendenza, le previsioni sugli impatti dei cambiamenti climatici[6]indicano che a tale numero si potrebbero aggiungere, entro il 2050, altri 220 milioni con scarsità di cibo. Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Umano[7], 1 miliardo di persone non hanno accesso ad acque potabili, e ciò comporta la morte per malattie intestinali di 1 milione e 800 mila bambini all’anno. A causa dei cambiamenti climatici, a tale numero si potrebbero aggiungere entro il 2050 fino a 2 miliardi e 800 milioni di persone con scarsità di acqua.

Anche la revisione del rapporto del “Club di Roma” sui limiti della crescita, pubblicata nel 2004[8] ipotizza l’avvento di una crisi mondiale entro la metà di questo secolo.

E’ sempre più urgente avviare la costruzione di un’economia sostenibile che si alimenti di un flusso di energia pulita ed inesauribile: energie di questo tipo sono presenti in grande abbondanza sul nostro pianeta. Le fonti rinnovabili sono potenzialmente in grado di fornire molta più energia di quelle non rinnovabili e di farlo per sempre. Il potenziale eolico è 5000 volte superiore a tutta l’energia utilizzata nel mondo. Il sole manda sulla Terra ogni anno una quantità di energia pari 2 volte e mezza l’energia ottenibile una sola volta da tutte le risorse fossili oggi conosciute. Questa quantità corrisponde a più di diecimila volte i consumi energetici mondiali.

Possiamo inoltre disporre del calore geotermico, altra enorme riserva di energia, nei luoghi dove eccezionalmente affiora a modeste profondità, come in Islanda, in parte del Giappone, in Italia, in alcune aree del Nord America ed in pochi altri luoghi al mondo. Occorre tuttavia costruire una nuova economia in grado di funzionare con questo tipo di fonti energetiche. L’attuale modello economico e le tecnologie che lo sostengono sono infatti costruiti su misura per le fonti fossili, cioè energia concentrata e trasportabile ovunque, che ci ha consentito di pianificare ogni attività indipendentemente dalle caratteristiche del territorio e dalla disponibilità locale di risorse.

Nel 2005 l’umanità ha utilizzato una quantità di energia equivalente a 11,4 miliardi di tonnellate di petrolio. Ma tutta questa energia non è utilizzata equamente; mentre un cittadino di un paese industrializzato utilizza annualmente una quantità di energia equivalente a quasi 5 tonnellate di petrolio (tep), 5 miliardi e mezzo di persone che vivono nel resto del mondo utilizzano meno di 1 tep a testa. Il primo passo è quindi quello di ridurre gli sprechi, produrre il benessere necessario con molta meno energia per lasciare spazio anche agli altri.

Le fonti rinnovabili possono essere la soluzione?

La sorprendente evoluzione tecnologica di quest’ultimo secolo si è basata su una disponibilità di combustibili fossili a buon mercato e ritenuta praticamente illimitata. Oggi ci troviamo in una situazione totalmente nuova; le risorse fossili non appaiono più illimitate, al punto che il loro controllo è divenuto uno dei principali motivi di conflittualità internazionale. Le risorse rinnovabili sono di gran lunga più abbondanti di quelle fossili e sono quindi potenzialmente in grado di fornire molta più energia di quelle non rinnovabili e di farlo per sempre.

Il problema energetico non è quindi di quantità ma di qualità. Le fonti rinnovabili possono sostituire le fonti fossili nell’attuale sistema energetico tecnologico solo in piccola parte, in quanto il sistema è costruito su misura per le caratteristiche delle fonti fossili: grandi centrali termoelettriche e rete capillare di elettrodotti. Anche i costi dipendono in gran parte da questo.

Abbiamo due possibilità per il futuro. La prima è continuare ad utilizzare energia concentrata proveniente da fonti fossili e fissione nucleare ai ritmi attuali. Questa strada potrebbe consentirci di mantenere inalterato l’attuale modello economico e tecnico-produttivo per meno di un secolo, affidando il futuro alla speranza di ipotetiche scoperte oggi non prevedibili. Il costo di questa strada sarebbe tuttavia un eccezionale aggravamento della crisi climatica[9], con conseguenze drammatiche per gran parte dell’umanità e lo stoccaggio di grandi quantità di rifiuti radioattivi contenenti plutonio, con una conseguente crescita del rischio di proliferazione di armi atomiche e di contaminazione della biosfera. Difficilmente si riuscirebbe a sanare l’enorme divario fra la disponibilità energetica dei paesi ricchi e del resto del mondo. Se si sanassero le disuguaglianze, le risorse si esaurirebbero assai prima della fine di questo secolo. La progressiva scarsità delle varie fonti utilizzate porterebbe inoltre, come già accade oggi per il petrolio, a crescenti tensioni internazionali.

La seconda via è quella di un cambiamento progressivo, ma radicale, dell’attuale sistema energetico e delle tecnologie produttive. Fino al 2025 potremmo fare affidamento per il 50% su fonti fossili, per il 25% sulle fonti rinnovabili e ridurre i consumi del restante 25% grazie ad un forte miglioramento nell’efficienza. Fra il 2025 ed il 2050 potremmo supporre di aver stabilizzato i consumi energetici mondiali ad un livello fra 1 e 2 tep/persona per tutta l’umanità, grazie ad un uso più intelligente dell’energia. In tal modo si potrebbe far affidamento per il 60% sulle fonti rinnovabili e per il restante 40% ancora su fonti fossili e contestualmente arrestare la deforestazione per raggiungere la necessaria riduzione dell’80% delle emissioni di gas serra. Dal 2100 in poi, la stabilizzazione della popolazione e lo sviluppo tecnologico potrebbe consentirci di proseguire indefinitamente facendo affidamento per il 100% su fonti rinnovabili. Questo secondo percorso porterebbe ad un equo accesso all’energia per l’intera popolazione mondiale ed a limitare a livelli controllabili i cambiamenti climatici in atto.

Sostituire le fonti fossili con quelle rinnovabili significa ridisegnare l’intero sistema energetico e produttivo, sviluppando le tecnologie adatte alle caratteristiche di queste ultime. Si tratta di intraprendere una nuova rivoluzione tecnologica, lunga e faticosa, ma in grado di portare tutta l’umanità, e non solo una parte, ad orizzonti futuri di >benessere e minore conflittualità, evitando un futuro incerto, limitato e segnato da drammatiche previsioni.

Andrea Masullo
Responsabile scientifico energia del WWF
Docente di Fondamenti di Sostenibilità Ambientale all’Università di Camerino

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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