Basta con la società degli struzzi

L’attenzione ai bambini come dovere di tutti

La protezione del fanciullo deve diventare un valore sempre più avvertito nella coscienza individuale e collettiva, così come sempre più avvertita deve essere la necessità di non consegnare quel valore alla retorica dei buoni sentimenti o ad iniziative di facciata

Sempre più spesso veniamo a conoscenza attraverso i giornali e la  televisione di casi di abbandono di neonati e minori.
Troppo frequentemente vengono ritrovati tra i rifiuti delle nostre città piccoli fagottini affamati ed in gravi condizioni fisiche.
Troppo frequentemente le forze dell’ordine riescono a recuperare “in extremis” un bimbo abbandonato che stava per finire nei numerosi e bui meandri dei mercati dei bambini.
Troppo frequentemente i diritti dei nascituri, dei neonati e degli infanti sono dimenticati, non considerati, calpestati, disprezzati: la non tutela  dei minori, il loro maltrattamento, il loro abbandono stanno diventando una macabra consuetudine.

Bisogna far sì che la protezione del fanciullo diventi un valore sempre più avvertito nella coscienza individuale e collettiva, così come sempre più avvertita deve essere la necessità di non consegnare quel valore alla retorica dei buoni sentimenti o ad iniziative di facciata ma di dargli la corposa sostanza di una tutela effettiva di cui lo Stato o, meglio ancora gli Enti locali (anche attraverso soggetti terzi)  devono dare garanzia.
Non è certo facile sopperire ai limiti della coscienza umana e del costume, ma obbligo morale di tutti noi (istituzioni pubbliche in primis) deve essere anche quello di cercare di stravolgere la consuetudine laddove questa diventi tolleranza di gravi situazioni di abuso dei Diritti Fondamentali. Manca una cultura generale alla collaborazione in difesa dei più deboli e dei bisognosi. Il riferire a chi di dovere casi di maltrattamenti, abusi o situazioni difficili, non dovrebbe più essere sentita come un’interferenza in cose che non ci riguardano ma, al contrario, come un dovere civico. Infatti, molto spesso accade che dopo il verificarsi di tragici eventi si scopre spesso con stupore e rammarico che molti erano a conoscenze della situazione, tanti ne parlavano, ma nessuno faceva nulla. Ecco l’importanza di istituire punti di riferimento a cui chiunque (persone direttamente coinvolte o semplicemente informate dei fatti) si possa rivolgere anche  sulla base di semplici sospetti. Sarà poi dovere di questi referenti eventualmente allertare l’autorità  giudiziaria.

Non dobbiamo dimenticare che il minore in quanto persona umana è soggetto di diritti e principalmente ha diritto ad un regolare processo di socializzazione e di crescita. Non a caso il preambolo della Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo sancisce che “…il fanciullo per lo sviluppo armonioso della sua personalità ha bisogno di amore e comprensione. Egli deve, per quanto possibile, crescere sotto le cure a la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in atmosfera d’affetto e sicurezza materiale e morale.” Viene inoltre stabilito dalla Convenzione il dovere della società e dei pubblici poteri di prendersi cura dei fanciulli senza famiglia e/o di quelli che non hanno sufficienti mezzi di sussistenza e che per diverse ragioni si trovano in uno stato di trascuratezza o abbandono. Quindi, è importate vedere come l’intera società, oltre i pubblici poteri, viene chiamata in causa.
È dovere di tutti noi prendere coscienza che i figli non sono una “proprietà” dei genitori per cui il diritto di questi ultimi alla genitorietà può venir meno nel momento in cui essi non adempiano ai loro specifici compiti di educazione, mantenimento ed istruzione.

Le famiglie particolarmente in difficoltà nello svolgere i loro compiti sono quelle caratterizzate da indigenza economica, precarietà lavorativa, basso livello culturale, emarginazione sociale. È impensabile che una società che si vuole definire civile non abbia una forte cultura solidaristica di tutela dei soggetti più deboli.
Bisognerebbe dare maggior pubblicità al fatto che la legislazione vigente prevede, ed in alcuni casi obbliga, oltre a coloro che svolgono determinate mansioni, anche i singoli cittadini a segnalare disfunzioni familiari.
Infatti, pur esistendo compiti specifici attribuiti a singoli servizi è possibile affermare che una grande attenzione ai bisogni dei bambini che vivono in famiglie disagiate dovrebbe essere presente in ogni operatore ed ogni persona che, per una ragione o l’altra, viene in contatto con essi perché i bambini da soli non possono accedere autonomamente ai servizi e non sono in grado di utilizzare il linguaggio dei grandi per formulare esplicite richieste d’aiuto.

Spesso  esprimono il loro disagio in modo esplicito e sintomatico e questi segnali devono essere captati immediatamente da chi vive a diretto contatto con loro. A tal proposito si osserva che il significato sostanziale della legge 149 fa riferimento         a queste responsabilità quando parla di obblighi di segnalazione e funzione di controllo diffuso di cui sono investiti tutti gli operatori dei servizi pubblici in virtù della loro collocazione istituzionale. Possiamo quindi affermare che tutti gli operatori di un qualsiasi servizio sono investiti di un mandato istituzionale permanente di protezione dell’infanzia.
Non è quindi l’assistente sociale ad avere esclusivamente la tutela e la protezione dei minori, di cui viceversa l’intera società si dovrebbe occupare e preoccupare.
La disinformazione relativa ai doveri a cui tutti noi siamo chiamati, alle nostre responsabilità, alle possibilità di cui si può usufruire è un male che dobbiamo sconfiggere con un maggior impegno sulla prevenzione e divulgazione informativa in modo capillare e molto più incisivo.

Matteo Corrado
Direttore progetti dell’Istituto internazionale di studi sui diritti dell’uomo

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