I tedeschi aprono le porte della UE ai Paesi della ex-Jugoslavia

Angela Caporale

Il 28 agosto scorso si è svolta a Berlino una Conferenza sui Balcani occidentali. È stata organizzata dalla Germania ed era finalizzata a promuovere programmi di sviluppo per la regione e a ribadire l’intenzione di ampliare a Sud-Est la UE. Si tratta di un processo non privo di ostacoli

Eppur si muove. Qualcosa, sul fronte orientale. Non stiamo parlando (più) di guerre, ma del lento moto che sta portando, passo dopo passo, l’ex gigante jugoslavo alla corte d’Europa. Una corte che, al momento, ha una sola regina capace di esercitare il suo fascino sui Paesi della regione balcanica: Frau Angela Merkel.
Grazie all’iniziativa della sua Cancelliera, recentemente si è svolta in Germania la Conferenza sui Balcani occidentali.
Ha richiamato a Berlino non solo i Primi Ministri dei Paesi interessati (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia, Croazia, Slovenia), ma anche i titolari dei dicasteri dell’Economia e degli Esteri. A completare il parterre di partecipanti, il Presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, l’ex Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, l’ex Alto rappresentante per la Politica estera e la sicurezza UE, lady Catherine Ashton, il Commissario europeo all’Allargamento, Stefan Fuele, e i rappresentanti governativi di Austria, Francia e Paesi Bassi in qualità di osservatori.
Tra gli obiettivi dell’incontro, il principale è stato quello di proporre ed implementare alcuni progetti di sviluppo per la regione che tengano in considerazione lo slancio orientato all’allargamento della grande organizzazione sovranazionale pan-europea. Sebbene i principali promotori del processo non siano più Regno Unito, Austria, Grecia ed Italia, la Germania sembra aver raccolto il loro testimone. Infatti, promuovendo l’evento, Angela Merkel ha dichiarato che “La Germania invita tutti gli Stati dei Balcani ad una conferenza a fine agosto per mettere in chiaro che vogliamo sostenerci a vicenda e guardare al futuro insieme. Ecco perché abbiamo una forte presenza nella regione.”
Una presa di posizione decisa, coerente con l’approccio tedesco all’allargamento promosso dalla Cancelliera. Questo è caratterizzato da una forte apertura, controbilanciata da un’attenta valutazione, seria ed equa, del rispetto dei criteri necessari per l’ingresso nell’Unione: solidità ed equità rappresentano, dunque, elementi imprescindibili nella ricetta imposta ai Paesi per la realizzazione del loro sogno di ingresso nella UE.
Non è, tuttavia, possibile sottovalutare l’influenza della politica nell’assegnazione dello status di Paese candidato all’ingresso. Negli ultimi tempi, infatti, si è assistito all’esacerbarsi dei conflitti interni all’Europa orientati alla spartizione del potere invece che all’interesse continentale. Espressione di questi scontri sotterranei sono i veti bilaterali posti da alcuni Paesi membri verso altri Paesi candidati, come quello espresso dalla Grecia nei confronti della, tradizionalmente mal sopportata, Macedonia.
Se una decina di anni or sono la strada dell’integrazione dei Balcani nell’Unione pareva segnata, oggi possiamo osservare come questo processo sia fortemente rallentato e bloccato a metà. Se la presenza della Slovenia nella UE è ormai una realtà assodata, soltanto la Croazia ha potuto seguirla a partire dal 2013. Montenegro e Serbia hanno iniziato i negoziati di adesione, Macedonia e Albania sono ufficialmente assurte allo status di Paesi candidati, mentre per la Bosnia-Erzegovina la strada è ancora lunga, così come per il Kosovo, ancora in fase di negoziato per raggiungere un accordo d’associazione.
Tra questi Paesi, quello più vicino all’ingresso nell’Unione Europea è la Serbia che, però, risente ancora della tradizionale influenza russa. L’aggravarsi della situazione in Ucraina e la conseguente tensione tra Bruxelles e Mosca rischia di allontanare anche Belgrado dall’orbita eurocentrica. Il Presidente russo, Vladimir Putin, esercita ancora un certo fascino soprattutto sulla popolazione serba, ma anche le strette relazioni economiche proseguono abbastanza floride. Ad esempio, la Serbia non si è allineata alle sanzioni imposte dall’Europa alla Russia e, anzi, il Primo Ministro Vucic ha confermato che i lavori per il gasdotto South Stream proseguono nonostante i contratti tra Stati su cui si fonda siano stati dichiarati illegali ai sensi del diritto comunitario.
A Berlino, il Ministro degli Esteri serbo, Ivica Dacic, ha sottolineato come i Balcani occidentali siano diventati una terra di pace. Commentando la decisione dell’Unione Europea di dare precedenza, nel processo di adesione, all’adempimento dei criteri per quanto riguarda lo stato di diritto e la lotta alla corruzione, Dacic ha affermato che attribuire la giusta importanza a questi aspetti è nel pieno interesse di ciascun Paese che ambisca ad aderire all’organizzazione. In particolare, una delle priorità della Serbia, sempre secondo il capo della sua diplomazia, è il rafforzamento dello stato di diritto.
Dacic è convinto che il suo Paese raggiungerà questo obiettivo in breve tempo.
Dal canto suo, Angela Merkel ha confermato gli investimenti finalizzati alla crescita dei Paesi dell’area ed al miglioramento dei rapporti con l’Europa e delle relazioni pacifiche tra gli stessi Stati dell’ex-Jugoslavia. La Cancelliera si è detta convinta che vi siano buone possibilità di ingresso nella UE per tutte le Nazioni presenti alla Conferenza. Sulla stessa linea, il Presidente uscente della Commissione europea, Barroso, ha affermato che è “interesse politico, economico e geo-strategico” dell’Europa che tutti i Paesi dei Balcani occidentali aderiscano all’Unione. Il processo di inclusione e potenziamento delle relazioni multilaterali non è, quindi, in discussione.
Tuttavia, lascia intendere Barroso, il suo successo dipenderà dalle azioni e dalle scelte degli Stati partner nell’ambito della cooperazione regionale. L’integrazione regionale, prima che continentale, rappresenta un prerequisito fondamentale perché crea stabilità ed elimina ostacoli e pregiudizi potenzialmente fatali.
Come a rispondere immediatamente all’invito di Barroso, il Primo Ministro albanese, Edi Rama, ha approfittato dei riflettori puntati sulla Conferenza per annunciare la prima visita ufficiale di un Capo di Governo albanese in Serbia dal 1946. Il viaggio istituzionale, previsto per la fine di ottobre, è frutto della volontà bilaterale dello stesso Rama e del suo corrispondente serbo, Vucic, di avviare la costruzione di ponti laddove vi siano stati a lungo odi e conflitti. Il Premier albanese ha sottolineato che “I Paesi dei Balcani devono lavorare insieme, anche gli Albanesi con i Serbi, per garantire che la gente possa approfittare il più possibile di questo nuovo vento dei Balcani”.
Facendo riferimento alle dichiarazioni ufficiali, il vento che soffia sui Balcani sembra aver invertito la propria rotta. Se, come spesso accade, si tratti di vuota retorica o di cambiamenti sostanziali, sarà soltanto il tempo ad indicarlo. Tuttavia, il rinnovato clima di dialogo ed apertura e la leadership tedesca nel processo di allargamento dell’Unione Europea a Sud-Est sembrano ormai una realtà affermata, qualsiasi sia il risultato finale, così come il rafforzamento dei valori fondanti dell’Europa unita, quali il dialogo e la solidarietà.

Angela Caporale
Caporedattrice di SocialNews

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