Cambiare l’Italia, riformare l’Europa

Mario Monti

Un documento ricco di spunti per stimolare una riflessione aperta e condivisa

montiITALIA, EUROPA
Costruire un’Europa più integrata e solidale, contro ogni populismo

La crisi ha impresso al processo di integrazione europea una accelerazione che sarebbe stato difficile immaginare solo pochi anni fa. Nei prossimi anni saranno scrtte pagine decisive per il futuro dell’Europa e per il destino degli Stati che ne fanno parte. La scelta a favore o contro l’Europa e su quale Europa diventerà una linea di frattura fondamentale tra gli Stati e le forze politiche. L’Italia, Paese fondatore, deve essere protagonista attivo e autorevole di questa fase di rifondazione dell’Europa.
Deve svolgere un ruolo trainante per promuovere nuovi assetti che rendano l’Unione Europea capace di perseguire in modo efficace, e secondo linee democraticamente decise e controllate, la crescita economica e lo sviluppo sociale del continente secondo il modello dell’economia sociale di mercato. L’Italia deve battersi per un’Europa più comunitaria e meno intergovernativa, più unita e non a più velocità, più democratica e meno distante dai cittadini. Le conclusioni del Consiglio europeo del 13-­14 dicembre 2012 segnano l’avvio di un cammino per la costruzione di un’autentica Unione economica e monetaria basata su una più intensa integrazione fiscale, bancaria, economica e politico istituzionale. Le elezioni europee del giugno 2014 dovranno costituire il momento per un confronto trasparente e democratico tra le forze politiche europee sul futuro della costruzione comunitaria. Il prossimo Parlamento europeo dovrà avere un mandato costituzionale. Il rifiuto del populismo e dell’intolleranza, il superamento dei pregiudizi nazionalistici, la lotta contro la xenofobia, l’antisemitismo e le discriminazioni sono il denominatore comune delle forze europeiste.

Quello che l’Italia deve chiedere all’Europa
L’Europa da sola non è la ricetta che risolve i problemi dell’Italia. L’Unione europea non è qualcosa al di sopra o al di fuori dei suoi Stati membri. Le sue politiche sono il risultato di un mix di interessi generali e interessi particolari dei vari Stati. Per questo trarre pienamente vantaggio dalla partecipazione all’Unione richiede una presenza costante e vigile per far valere il proprio punto di vista quando si definiscono le politiche, che poi fissano la cornice per le azioni a livello nazionale. Per contare nell’Unione europea non serve battere i pugni sul tavolo. Se non si convincono gli altri Stati delle proprie ragioni, si resta con un pugno di mosche in mano. Né serve fare i soci poco esigenti al tavolo del negoziato e magari provare ad allentare gli obblighi successivamente quando devono essere attuati. L’influenza sulle decisioni comuni nasce dalla credibilità, dal saper far valere peso economico e politico, dal lanciare idee su cui creare alleanze. Per questo l’Italia, Paese contributore netto al bilancio europeo e che sostiene finanziariamente lo sforzo di salvataggio dei Paesi sottoposti a programma del Fondo Europeo Salva-Stati, deve chiedere all’Europa politiche orientate nel senso di una maggiore attenzione alla crescita basata su finanze pubbliche sane, un mercato interno più integrato e dinamico, una maggiore solidarietà finanziaria attraverso forme di condivisione del rischio, una maggiore attenzione alla inclusione sociale e alla sostenibilità ambientale. Politiche che ne riflettono i suoi interessi e i suoi valori.

Quello che l’Europa chiede all’Italia
Far parte di una comunità politica ed economica sempre più integrata comporta vantaggi ma anche responsabilità. Dobbiamo sempre più abituarci al fatto che le nostre scelte di politica economica siano guardate e valutate con attenzione dagli altri Stati dell’Unione, perché le politiche fatte insieme producono risultati migliori e perché le cattive politiche fatte a livello nazionale possono produrre danni che si riflettono negli altri Paesi con cui siamo strettamente integrati. Le forze politiche devono fare proprio il principio secondo cui le politiche economiche (in particolare le misure volte alla crescita e quelle di politica finanziaria) di ciascuno Stato Membro dell’Unione sono una questione di interesse comune dell’Unione europea e come tali sono soggette a coordinamento, orientamento e monitoraggio da parte della stessa. In questo quadro l’Italia deve confermare il proprio impegno al rispetto delle regole di disciplina delle finanze pubbliche e ad assumere le priorità strategiche definite in sede europea e le raccomandazioni specifiche che l’Unione europea rivolge ogni anno all’Italia, come a tutti gli altri Stati Membri, come parametri di riferimento per la formulazione della sua politica economica.

L’Italia a testa alta nel mondo
Una parte rilevante dell’azione del Governo è stata dedicate all’azione sul fronte internazionale. Questa scelta corrisponde alla convinzione che il destino di ogni Paese non si decide più nei suoi confini ma è strettamente intrecciato a quello del sistema di relazioni globali in cui è inserito. E che la quotazione dell’aggettivo “italiano” nel mondo è altrettanto importante dello spread per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese. Per questo è stata data priorità a rafforzare la posizione dell’Italia dentro l’Unione europea e a rinsaldare i legami con gli Stati Uniti promuovendo un più forte legame transatlantico. Allo stesso tempo l’Italia ha rafforzato il suo posizionamento in tutti i quadranti fondamentali dello scacchiere globale, dal Medio oriente all’Asia. La collocazione geografica dell’Italia al centro del Mediterraneo impone di guardare con più coraggio e con una visione strategica ai grandi cambiamenti politici, economici e civili suscitati dalla primavera araba e di sostenere percorsi di vera democratizzazione. L’Italia ha confermato la sua vocazione a sostenere il multilateralismo, nelle Nazioni Unite e nei fori informali come il G8 e il G20. Un’azione che poggia su uno strumento diplomatico di eccellenza, sulla presenza delle forze armate italiane nelle operazioni di pace nel mondo, nel contrasto al terrorismo internazionale e nella lotta alla pirateria, sulla diffusione della cultura italiana nel mondo. Su questo sentiero, l’Italia deve valorizzare la rete di Italiani nel mondo, un network con potenziale inestimabile. Occorre maggiore attenzione alle relazioni con i Paesi in via di sviluppo improntandole alla difesa della pace e alla solidarietà, allo sradicamento della povertà e della insicurezza alimentare. Per ovviare a risorse forzatamente limitate, va rafforzato il coordinamento delle politiche di cooperazione, mettendo a coerenza l’intero sistema di cooperazione italiano (pubblico, privati, territori e società civile).

Tratto da agenda Monti

Mario Monti
Già Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, senatore a vita. Economista e accademico

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