Il punto di vista aziendale

Dal punto di vista aziendale, si intende riflettere sulle forme di incontro tra ricchezza e povertà, dove la vera forma di incontro è data dalla reciprocità, e la filantropia diventa strumento per far scaturire l’amicizia tra chi dona e chi riceve.

Alcuni anni or sono, mi sembrò di capire che il mio impegno scientifico dovesse essere orientato prevalentemente verso aziende che cercassero di portare nel mercato un messaggio diverso, forse impensabile, all’epoca, se non all’interno di una nicchia. All’attuale stato dell’arte, mi trovo davanti all’insoddisfazione, al rischio di schizofrenia aziendale. Ciò mi induce a proseguire in questi studi. Prima pensavo fossero di nicchia. Diventano, invece, sempre più una logica nuova e prorompente, che dovrebbe diventare un obiettivo nuovo per il mercato e per le aziende. Dal punto di vista aziendale, si intende riflettere sulle forme di incontro tra ricchezza e povertà, dove la vera forma di incontro è data dalla reciprocità, e la filantropia diventa strumento per far scaturire l’amicizia tra chi dona e chi riceve. Questa prospettiva è dirompente ed estremamente interessante, anche perché abbiamo vagliato l’importanza di riscoprire quel modo di pensare già esistente, e quindi valido sotto ogni punto di vista. L’apparentemente sopito concetto di impresa sociale ritorna, infatti, prepotentemente nelle trattazioni dei grandi studiosi: si tratta delle aziende socialmente responsabili e di quelle eticamente orientate. In questo contesto, si ritrova il tentativo, espresso in più opere degli autori, di riportare il mercato alla sua funzione originaria e primigenia, quella di creare rapporti di amicizia. Anche se parliamo di beni diversi, è la logica insita nello scambio, la logica del dono, appunto, che rende diversa la transazione nel mercato Civile.

Questo richiede una diversa “azienda” o organizzazione, idonea ad agire su questo fronte, in quanto preparatasi nella definizione degli obiettivi, delle modalità di governo, nella misurazione e nella comunicazione dei risultati. Come Bruni e Zamagni ben fanno a riportare in superficie il tema di un’economia civile, sopita negli anni, così anche noi proviamo ad offrire un’immagine non settaria di quelle aziende che ne fanno parte. Gli autori si chiedono, infatti,: “Per quali ragioni, in tempi recenti, la prospettiva di studio dell’Economia Civile, a mo’ di fiume carsico, è tornata a scorrere in superficie?”. La risposta viene fornita considerando da un lato la visione troppo riduttiva della teoria economica (che andrebbe, quindi, allargata) e dall’altro l’esigenza di sviluppare una riflessione sulla sostenibilità ed anche su un concetto di mercato che non includa soltanto le persone e le aziende “perfette”, ma che conceda spazio anche a quelle “imperfette”. Il “fiume carsico” di cui parlano Bruni e Zamagni ha avuto quindi il suo corso in superficie anche nelle materie aziendali. Ora sta nuovamente riemergendo a causa delle condizioni ambientali che lo rendono necessario. L’attenzione a livello europeo a questo “nuovo” (o riscoperto) tipo di mercato viene messa in rilievo anche da tutta una serie di provvedimenti che vanno in questa direzione: ci riferiamo, in particolare, all’attenzione posta dalla UE, e non solo, alla responsabilità sociale verso l’etica e la sostenibilità d’impresa ed anche verso il fiume di denaro dedicato a finanziare progetti rivolti all’invenzione di pratiche per l’inserimento di soggetti svantaggiati nel mercato del lavoro. Tutto questo la dice lunga sul fatto che il mercato così come inteso (mano invisibile) non è più quello accettato dalla realtà, o almeno dalla realtà occidentale. Occorre, quindi, ripensare anche ai soggetti, in particolare le aziende, che operano in questo senso. In una logica di mercato così proposta, è chiaro che gli attori principalmente coinvolti risultino essere le aziende.

Come fare, quindi, per individuare quelle che sono, o che saranno, le aziende del futuro? Ciò che più sconvolge, anche nelle analisi di aziende che già inglobano nel vettore di obiettivi questo tipo di logica, è la visione della reciprocità come fenomeno diffusivo e non limitato alle due parti che attuano la donazione: il “fenomeno della reciprocità” diventa una modalità di comportamento che non si limita ai due interlocutori, ma genera un effetto estremamente positivo verso terzi. Si tratta, cioè, di una reciprocità non strumentale, ed è chiarissima l’idea che la reciprocità diventi possibile quando le parti in causa agiscono con gratuità. Si sta andando verso l’analisi delle conseguenze del fatto di porre come base la reciprocità quale sviluppo ed esercizio delle virtù. Si imposta in questo modo un concetto di mercato di qualità sociale, del quale fanno parte anche coloro che non sono perfetti, nel quale c’è spazio per la persona ed in cui i beni relazionali vengono rivalutati al loro adeguato livello. Il lavoro diventa perciò veicolo per l’esercizio di pratiche quali il dono e la reciprocità. In questo contesto, si colloca il Volontariato, come dimensione “vitale”, in cui prendono corpo aspetti non considerati nel lavoro, negli hobby, né in altre attività da “fare”. Dimensione che riguarda lo spazio di libertà in cui si staglia la persona. Libertà che risponde ad un progetto pensato da “sempre“. È quello spazio in cui si esercita la gratuità, in cui si esercita la motivazione intrinseca che, all’attuale stato dell’arte, è considerata molto importante anche nelle aziende. Tale esercizio si riversa positivamente in tutte le attività quotidiane, creando basi umane stabili sulle quali poggiano le aziende solide e culturalmente innovative. Su questo trampolino di lancio si possono intravedere i primi barlumi dell’alba di un nuovo tipo di azienda, che si reputa veramente in grado di far fronte a qualunque crisi.

Maria-Gabriella Baldarelli
Professore Associato di Economia Aziendale presso l’Università di Bologna
Istituto Universitario Sophia-Incisa (FI)

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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