Nuovi scenari di sviluppo

Il fondamento identitario delle Organizzazioni Non Profit è il principio di fraternità, che riesce ad unire la diversità e l’eguaglianza di persone che liberamente si uniscono al fine di perseguire il bene comune.

Costruire l’identità di un soggetto socio-economico significa individuare l’insieme delle caratteristiche che lo connotano, derivanti da un processo di scelta, alla fine del quale viene delimitato un confine che separa ciò che caratterizza il soggetto stesso e ciò che invece non lo descrive. Si tratta di un processo solo apparentemente semplice ed immediato: per far sì che esso sia efficace è infatti necessario riuscire a rendere negoziabile e, in un certo senso, “aperta” la linea di demarcazione che ne individua l’identità. Affinché questo sia possibile, è fondamentale fare in modo che il processo stesso sia mosso da un agire ragionevole, ovvero che la scelta della propria identità venga realizzata intenzionalmente sulla base di motivazioni che nascono e si modificano all’interno di relazioni interpersonali tra soggetti. I principali modelli identitari delle Organizzazioni della Società Civile (OSC), individuati a partire dalle loro motivazioni e modalità di origine, sono sostanzialmente tre: il primo è legato al ruolo di supplenza delle OSC alla funzione pubblica, orientato dal c.d. principio di sussidiarietà verticale, che concepisce questi attori come realtà create da soggetti collettivi/categoriali istituzionalizzati. Il secondo modello, invece, lega le OSC alla sfera privata For profit: in questo caso, si individua la loro origine partendo dal c.d. principio di restituzione nei confronti della società. Infine, il terzo modello è quello che vede le OSC derivare dal c.d. principio di sussidiarietà orizzontale, in cui la società civile liberamente si organizza per realizzare un progetto comune (realizzazione del bene comune). Questi modelli, seppure tutti e tre plausibili, devono essere valutati da due punti di vista: uno conflittuale ed uno convergenziale. Dal primo punto di vista, considerando un orizzonte di lungo periodo, si avrebbe la vittoria del modello secondo cui le OSC nascerebbero per volere della sfera privata For profit.

Così facendo, si verrebbe a definire un’identità riduttiva della dimensione del civile, da un lato, perché il ruolo del Non profit sarebbe meramente strumentale ed “additivo” a quello di Stato e mercato; dall’altro, perché in tal modo si perderebbe il valore espressivo (o simbolico) proprio delle OSC, misurabile attraverso il grado in cui le persone riescono ad attuare il principio di reciprocità. Per fare in modo che il valore strumentale e quello espressivo delle OSC convivano internamente a questi soggetti, la costruzione della loro identità deve necessariamente partire dalla loro forma di governance: le OSC, infatti, sono caratterizzate dal tendere verso l’ottenimento di un fine comune, necessariamente condiviso dagli stakeholder di riferimento. Solo condividendo l’agire dell’Organizzazione Non Profit è possibile ottenere quella forma di cooperazione che permetterà di raggiungere il fine comune: è pertanto di fondamentale importanza riuscire a delineare il modello di governance coerentemente con l’agire per il fine comune. In questo senso, il concetto chiave diventa quello di democratic stakeholding, un modello in cui a tutti coloro (stakeholder) che intrattengono rapporti con le OSC viene conferita la concreta possibilità di partecipare al processo deliberativo decisionale – anche rispetto all’identità dell’OSC. Questa forma di governance, che risulta essere la più coerente con le specifiche delle OSC, seppur non esulando le realtà Non profit dall’esistenza di conflitti interni, facilita tuttavia loro il compito di trovare un leader (o un gruppo di persone dotate di leadership) in grado di esercitare la funzione di autorità, intesa come funzione di connessione fra persone tra le quali viene a diffondersi la c.d. “fiducia generalizzata”, elemento fondamentale per accrescere il livello di capitale sociale dell’organizzazione e del territorio di riferimento. In una struttura fondata su questi presupposti, diventa allora naturale ritrovare il fondamento identitario delle Organizzazioni Non Profit nel c.d. principio di fraternità, che riesce ad unire la diversità e l’eguaglianza di persone che liberamente si uniscono al fine di perseguire il bene comune. Ecco che, allora, dal punto di vista delle OSC, raccogliere la sfida dell’identità significa anche e soprattutto tenere insieme dentro la governance ed il funzionamento delle organizzazioni, la dimensione motivazionale e quella gestionale e promuovere l’accumulazione di quella preziosa forma di capitale sociale che “crea ponti” (bridging) e che costituisce l’elemento più prezioso dell’essere “not for profit”.

Paolo Venturi
Direttore AICCON,
Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione del Noprofit

Rispondi