Donne e microfinanza

Mentre alcune ricerche hanno evidenziato gli effetti positivi della microfinanza sui diritti delle donne, altri studi hanno mostrato un rafforzamento delle dinamiche patriarcali a causa della partecipazione femminile a programmi di microfinanza.

Dagli inizi degli anni Novanta, i programmi di microfinanza dedicati alle donne sono stati uno dei principali strumenti di riduzione della povertà utilizzati dalla comunità internazionale di donatori, soprattutto grazie alla promessa capacità delle istituzioni di microfinanza (MFI) di raggiungere la piena sostenibilità finanziaria nel medio–lungo periodo.
Secondo un consenso diffuso nel consorzio internazionale dei donatori chiave del settore, Consultative Group to Assist the Poorest (CGAP), e tradotto nelle influenti linee guida note anche come Pink Book1, le MFI dovrebbero combinare obiettivi sociali, come la riduzione della povertà e l’empowerment delle donne, con un’autosufficienza operativa e finanziaria ottenuta grazie al ricorso ai mercati finanziari internazionali e all’autonomia dai sussidi necessari esclusivamente nella fase di start–up dell’istituzione.
La potenziale sostenibilità finanziaria dei programmi di microfinanza e la crescente evidenza empirica riguardante i tassi di rimborso dei prestiti concessi a beneficiarie donne, più elevati rispetti a quelli praticati agli uomini, hanno indotto la comunità internazionale dei donatori a sostenere l’accesso delle donne ai programmi di microfinanza, allo scopo di favorire il maggiore impatto potenziale sul reddito, sul livello d’istruzione e sulle condizioni alimentari ed abitative dei componenti della famiglia di riferimento, riconosciuto ai prestiti alle donne dalla prevalente letteratura economica.

Tuttavia, l’analisi dell’impatto sulle condizioni delle donne dell’intervento di microfinanza ha mostrato risultati controversi, perfino all’interno della medesima MFI. Mentre alcune ricerche hanno evidenziato gli effetti positivi della microfinanza sui diritti delle donne, altri studi hanno mostrato un rafforzamento delle dinamiche patriarcali a causa della partecipazione femminile ai programmi di microfinanza.
Recentemente sono state espresse alcune preoccupazioni sull’impatto che i programmi di microfinanza possono avere sulle diseguaglianze socioeconomiche di cui sono vittime le donne, a causa della pressione esercitata dai donatori per rendere sostenibili finanziariamente i programmi di microfinanza. Tale pressione avrebbe indotto le MFI ad adottare un approccio minimalista alla microfinanza e ad abbandonare quindi l’offerta di componenti non finanziarie, come, ad esempio, i corsi di formazione sulla composizione dei gruppi di solidarietà o sulla gestione della microimpresa o l’educazione sanitaria, considerate essenziali per la partecipazione delle persone più povere, in particolare le donne. Questa tendenza sembrerebbe confermare, inoltre, l’esistenza di un trade–off tra obiettivi sociali ed obiettivi finanziari per le MFI.
In un volume da me curato, si é studiato tale fenomeno, facendo anche uso di indicatori ed indici qualitativi. I principali risultati dimostrano che l’accesso al credito può modificare le condizioni di vita, offrendo alle donne la possibilità di trovare la propria strada per uscire dalla povertà.

I risultati relativi all’empowerment femminile vanno nella stessa direzione. Dopo aver costruito un indice di cambiamento della condizione femminile in relazione a sette aspetti centrali relativi all’empowerment, si può affermare, nonostante le differenze tra Paesi, che le attività di microfinanza rappresentino un forte incentivo all’emancipazione femminile, prima di tutto economica, e poi generale. Tale via può considerarsi più efficace di quella proposta da altri programmi destinati a combattere direttamente la discriminazione di genere.
Tuttavia, l’obiettivo dell’empowerment femminile deve essere perseguito attraverso la definizione di specifici termini contrattuali ed istituzionali che siano coerenti con la questione di genere, come l’esperienza iniziale di Grameen Bank sembra suggerire. In particolare, come dimostrano i nostri risultati, l’offerta di componenti non finanziari è estremamente importante, non solo come strumento di allargamento della partecipazione femminile, ma, soprattutto, come mezzo per aumentare gli effetti sull’empowerment. Un approccio alla microfinanza sensibile alla questione di genere ed inclusivo dovrebbe tenere in considerazione i bisogni ed i vincoli della donna (ridotta mobilità, mancanza di titoli di proprietà da offrire in garanzia, ecc.) e tradurli in condizioni contrattuali, prodotti finanziari e metodologie di erogazione del credito coerenti.

Marcella Corsi
Professore Ordinario di Economia Politica
Università di Roma La Sapienza

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