Rispetta la cultura del posto

Quando abbiamo deciso (io e mio marito) di fare un viaggio di turismo responsabile, sapevamo di cosa si trattava, ma non immaginavamo che sarebbe stato così ricco di esperienze, di scambi interculturali. A dire il vero, nel nostro viaggio di turismo responsabile svolto in Senegal, mi sono sentita come una “scatola” dove ci metti un sacco di cose… Ma solo dopo il nostro ritorno, tutte le cose messe hanno trovato un ordine, un senso… Abbiamo centrato in pieno il nostro bersaglio. Volevamo conoscere il Senegal nella sua essenza, volevamo conoscere gente del posto, volevamo che i soldi da noi spesi in una qualche maniera andassero a contribuire all’economia del luogo, volevamo vivere a 360 gradi l’Africa… E così è stato. Accompagnati da una guida e da un mediatore culturale, abbiamo visitato zone turistiche e non, badando bene a rispettare gli usi e i costumi del luogo. Con molto rispetto e curiosità abbiamo partecipato ad un matrimonio africano, non tralasciando di fare il regalo agli sposi, un report fotografico della giornata. È stato emozionante visitare la scuola dove abbiamo fatto un’adozione scolastica e, ancora più grande, è stata l’emozione quando abbiamo visitato l’associazione che si occupa di assistenza sanitaria e distribuzione di medicinali in uno dei quartieri più grandi di Dakar. Ecco, il turista responsabile fa proprio questo: visita il paese con estremo rispetto per la cultura del posto, per la natura, ma allo stesso tempo vuole conoscere tutto e tutti.

Cosi, la figura del mediatore culturale, che accompagna questo turista nel suo soggiorno, è ancora più importante perché permette di addentrarsi del tutto nel Paese che si sta visitando, spiegando le usanze, facendo da interprete qualora ve ne fosse bisogno… Questi ha il compito di creare un ponte tra le culture. Si contribuisce a sostenere l’economia del luogo, in quanto si alloggia e si mangia in alberghi, ristoranti, case, unicamente gestiti da gente del luogo. In tal modo, non solo si sostengono famiglie del luogo, ma in più lo scambio culturale avviene in ogni momento della giornata. Alla fine di un viaggio di turismo responsabile non si ha la pretesa di aver visto tutto, ma si ha la consapevolezza di aver visto l’altro e che l’altro ha visto noi. Prima del mio viaggio in Senegal, pensavo all‘Africa e immaginavo tanta povertà. Ora, se penso all’Africa, vedo gente fiera, donne bellissime che a testa alta portano l’acqua alle loro case. Vedo piccoli villaggi, dove vive gente poverissima, ma che regala dignità e sorrisi indimenticabili. Oltre le bellissime lagune, oltre le riserve naturali, quello che non si può dimenticare è l’esplosione di colori che la gente del Senegal indossa ogni giorno e che rimarrà per sempre nei nostri cuori. Consiglio a tutti di fare un viaggio di questo tipo, non tralasciando anche l’ipotesi che può essere il primo passo per un’esperienza di volontariato internazionale.

Milena D’Amico
Socio fondatore e presidente di “Equo e non solo – ONLUS“

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