Una terribile realtà

A novembre 2009 si festeggeranno i 20 anni dalla firma della Convenzione dei diritti dei minori di New York, ma c’è ancora tanto da fare per salvaguardare l’interesse dei bambini.

Esattamente dieci anni fa mi sono recato, in compagnia dei miei due figli, nel Centro trapianti midollo osseo di Pescara (diretto dall’eccezionale Dr. Paolo Di Bartolomeo), al fine di poter portare i miei saluti e la mia solidarietà ad una piccola bambina croata di dieci anni, magrolina, rossa in volto, spaurita e silenziosa, affetta da leucemia.

Mentre osservavo e tentavo di dialogare con quell’innocente creatura, immobile in quel letto d’ospedale, ho riflettuto su quanta ingiustizia e quanto assurdo caos regnino ancora incontrastati nel nostro piccolo mondo. Come Associazione “SOS infanzia nel mondo”, con grande fatica, siamo riusciti a far arrivare qui in Italia la bambina, guidati dalla speranza che, con il midollo osseo prelevato da suo fratello fortunatamente compatibile al 100%, potesse cavarsela e tornare alla sua vita.

La causa della leucemia che aveva attaccato l’esile corpo di quella sfortunata bambina, infatti, è da ricercarsi molto probabilmente nei terribili conflitti che avevano vissuto in quegli anni le popolazioni dei paesi della ex Iugoslavia; le scorie radioattive rilasciate nell’aria e sul terreno di quelle sfortunate terre hanno colpito non soltanto quella bambina, ma tanti altri come lei. Temo che quella terribile realtà sarà evidente anche nei prossimi anni.

Sono trascorsi dieci anni da quella visita ed ora siamo nuovamente davanti a terribili immagini di altri conflitti, di altri bambini morti carbonizzati, terribilmente mutilati. Che non hanno avuto altre colpe in vita loro se non nascere in luoghi colpiti da un assurdo e implacabile destino, che non ha fatto altro che regalare loro lutto e sofferenze continue.

Ovviamente mi riferisco a quel che accade – mentre scrivo quest’articolo – nelle martoriate terre di quel piccolo fazzoletto di mondo mediorientale chiamato Gaza, dove, a prescindere dalle ragioni o dai torti da ricercarsi a seconda dei momenti e delle convenienze di qua o di là, morte e distruzione continuano ad essere perpetrate.

Come sempre, in questi scenari di guerra e di morte, chi ne fa maggiormente le spese sono i bambini. Pur considerando che l’elenco dei paesi nei quali – negli ultimi cinquant’anni – è sparita ogni forma di dittatura è ormai ottimisticamente lungo, non è ancora abbastanza perché tale ottimismo possa estendersi ad un’illusione: che lo spettacolo terribile e devastante di scenari di guerra, a cui oramai siamo quasi assuefatti, possa esaurirsi a breve, magari in qualche anno.

In effetti, ho pochi motivi per crederci ed anzi penso che – se si riuscirà un giorno a non avere più guerre in giro per il mondo – sarà sempre e solo per brevi periodi; se succederà, non potrà che accadere tra molti anni, tra molte generazioni.

Non dimentichiamoci poi della terribile realtà dei bambini-soldato. Se ne parla pochissimo in Occidente, e non ne conosco il motivo, ma in Africa sono una terrificante ed attualissima piaga. In sostanza, se pur a novembre 2009 si festeggeranno i 20 anni dalla firma della Convenzione dei diritti dei minori di New York, davvero tanto c’è ancora da fare per salvaguardare a livello mondiale il concetto del superiore interesse del minore, previsto e ratificato dalla stessa Convenzione.

Troppo spesso i minori sono la categoria umana che più di tutti soffre e paga per ogni conflitto in corso. Vengono uccisi o mutilati, arruolati come soldati, abusati psichicamente e sessualmente, addirittura rapiti, o indotti al lavoro forzato. Molti bambini perdono la vita o restano vittime di gravi e permanenti conseguenze per vie dei cosiddetti effetti collaterali, come malattie e malnutrizione. Per non parlare del forte (e spesso insanabile) stress psichico.

Ci sono i danni riportati per via del bombardamento di ospedali o rifugi, con conseguenze nefaste quali il negato accesso all’assistenza umanitaria o a servizi di base. O, ancor peggio, l’essere costretti ad abbandonare la propria terra, il che li rende profughi o rifugiati in un paese diverso dal proprio. Spesso vengono rinchiusi in vere e proprie carceri o istituti di detenzione denominati in vari modi, con i danni permanenti che tutti noi possiamo immaginare.

E non è tutto. Esistono le conseguenze indirette della guerra, spesso sottovalutate, ma non meno gravi dei danni diretti: mancate prestazioni sanitarie, interruzione dell’erogazione dell’acqua potabile, sospensione di servizi necessari e indispensabili ad una corretta crescita psicologica, culturale e sociale, quali ed esempio l’istruzione, la sicurezza. Il venir meno, insomma, del consueto e rodato sistema sociale.

Eugenio Cardi
Responsabile Osservatorio UGL sui fenomeni sociali

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi