I tanti nomi dei nuovi manicomi

All’ apertura verso una assistenza attenta alle problematiche sociali si è associata una marcata riduzione dell’assistenza medicalizzata. I posti letto per acuti nei Servizi psichiatrici di diagnosi e cura già carenti rispetto al Progetto obiettivo nazionale, sono stati ulteriormente ridotti e gli accessi alle comunità, sono stati bloccati in numerose Asl

C’è qualcosa di nuovo eppure di antico nello scenario della assistenza psichiatrica in Sardegna.
Di nuovo c’è un vento dell’est, o meglio, una bora triestina che ha portato un cambiamento sui modelli assistenziali, orientandoli prevalentemente sul sociale. Cosa lodevole che si è inserita in una lacuna esistente da anni. Purtroppo, ad un’apertura verso un’assistenza attenta alle problematiche sociali, si è associata una marcata e grave riduzione dell’assistenza medicalizzata. I posti letto per acuti nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), già carenti rispetto al Progetto Obiettivo Nazionale, sono stati ulteriormente ridotti. Gli accessi alle comunità, in numerose ASL, sono stati bloccati. Il tutto avvolto in una nuvola di mistificazione, in cui viene sbandierato un incremento dei posti letto negli SPDC (previsto nel recente piano sanitario regionale) mentre, nella realtà, si assiste ad una riduzione. Si mantiene ed amplifica un disagio cronico per operatori, pazienti e familiari, che continuano a vivere il momento del ricovero con estremo affanno. Tutto ciò all’insegna di una procedura, ormai tristemente nota, in base alla quale le parole-promesse di politici e amministratori non coincidono con la realtà e la realizzazione di progetti futuri viene preceduta dalla distruzione di ciò che già esiste.

Di antico c’è la riapertura dei manicomi, mascherata dietro la trovata dei Centri di Salute Mentale-24 ore (CSM-24 ore) con posti letto. Tali centri, presentati come innovativi nell’ambito dell’assistenza psichiatrica, in quanto dovrebbero garantire “ospitalità sanitaria diurna e notturna”, chiariscono molto poco quale possa essere il loro reale mandato, se sanitario o socioassitenziale. Se l’intervento dovesse essere di tipo sanitario, rischierebbe di esserlo in un luogo non idoneo e soprattutto non conforme alle garanzie per la sicurezza del paziente (la legge prevede ricoveri negli SPDC all’interno degli ospedali generali). Se l’ospitalità dovesse essere socioassistenziale, si configurerebbe un uso improprio del CSM. La “presa in carico” del paziente diviene una presa in carico totalizzante e istituzionalizzante (come ai tempi dei manicomi) in cui, “todos caballeros”, gli operatori del centro si occupano del paziente con aspecificità dei ruoli, annientando la relazione individuale psichiatra-paziente, che tanto peso ha nel risultato della terapia. Inoltre, i CSM-24 ore sono previsti nei padiglioni, ristrutturati, dei vecchi Ospedali Psichiatrici (di Cagliari e di Sassari), azzerando con un colpo di spugna una riforma che ha portato alla chiusura degli Ospedali Psichiatrici. In particolare, il CSM-24 ore con posti letto di Cagliari, ubicato nel vecchio manicomio di Villa Clara, viene proposto e difeso come “sfida allo stigma che vedeva in quelle strutture il luogo dei matti”, con totale sprezzo delle sofferenze e dei fantasmi che il varcare le soglie del parco di Villa Clara evoca, ancora oggi, nei cittadini.

Infine, i CSM-24 prevalentemente tarati per le psicosi trascurano magistralmente le patologie psichiatriche gravi non psicotiche (disturbi di panico, disturbi del comportamento alimentare), rimandate alle cure dei privati e gli interventi di prevenzione. Ed ecco che, dietro un cambiamento per la salute mentale progressista ed innovativo, si cela un insidioso piano pseudo-progressista e neomanicomiale. I malati di mente ritornano ad essere pazienti “diversi”, curati in “luoghi diversi” e la psichiatria si allontana sempre più dalla medicina e dalla prevenzione.

Tutto ciò ed altro ancora, con la complicità di molti politici, più affezionati alla loro poltrona che all’interesse dei cittadini e di alcuni colleghi pronti a salire sul carro del vincitore in attesa di una promozione.

Il bello è che questo modello dovrebbe essere esportato in tutta Italia…

…e le stelle stanno a guardare!

Prof. Liliana Lorettu,
professore associato alla Cattedra di Psichiatria dell’Università di Sassari,
Coordinatore Sezione Sardegna Società Italiana di Psichiatria,
Presidente della Società Italiana di Psicopatologia Forense

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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