Più attenzione, o saranno guai

Quella dell’energia deve essere una strategia a sé stante e prioritaria, per la quale una classe politica seria deve chiedere un impegno alla comunità scientifica, tecnologica e industriale. Quello energetico è un problema molto grave e se non verrà risolto entro poche decine d’anni rischiamo di andare incontro a pericolosi conflitti a livello mondiale

Ho avuto modo di trattare di recente il tema dell’energia nel corso di uno degli incontri pre Mittelfest, svoltosi lo scorso 4 luglio a Cividale del Friuli, al Teatro Ristori. Al dibattito, dal titolo “Il futuro dell’energia”, ha partecipato assieme a me anche il saggista Maurizio Pallante, in passato autore di lavori di consulenza per il Ministero dell’Ambiente riguardo l’efficienza energetica. Nel corso di questo evento, sono emersi tre punti su cui bisogna soffermare la nostra attenzione.

Il primo è quello della grande rilevanza del problema energetico nel mondo e quindi anche nel nostro Paese. Invece di porre continuamente l’accento su argomenti spesso irrilevanti, come di frequente fanno i nostri media, se ci si soffermasse di più sulla questione energetica e si cercasse così di portare all’attenzione della gente un problema importante come questo, sarebbe sicuramente più utile. Quel che è peggio, poi, è che, a fronte di questa rilevanza, non c’è, e non c’è stata una vera presa di posizione strategica della classe politica, né nel nostro Paese, né altrove. Non c’è mai stata una vera volontà di sviluppare la questione e di investire seriamente del danaro per risolverla. Tutti i progetti dedicati all’energia sono sempre stati per lo più individuali, mai strategici. Finanziati singolarmente e confrontati con altri progetti scientifici e tecnologici di diversa natura. Invece, quella dell’energia, deve essere una strategia a sé stante e prioritaria, per la quale una classe politica seria deve chiedere un impegno alla comunità scientifica, tecnologica e industriale, teso ad avanzamenti significativi. Dico questo perché quello energetico è un problema molto grave e se non verrà risolto entro poche decine d’anni rischiamo di andare incontro a pericolosi conflitti a livello mondiale.

Il secondo punto è quello che mi riguarda più da vicino: anche da parte del mondo scientifico ci sono state delle disattenzioni nei confronti della questione energetica. Quanto meno l’interesse nei confronti dell’energia è stato troppo piccolo in rapporto all’importanza che riveste. Forse ciò è dipeso anche dal fatto che non c’è stata una strategia finanziaria adeguata nei paesi occidentali. Consideriamo, ad esempio, la fusione nucleare. Siamo ancora lontani da vere applicazioni di produzione energetica. Anche il grande progetto internazionale Iter – International Thermonuclear Experimental Reactor, si configura ancora come uno studio sperimentale. Al di là delle innegabili difficoltà per raggiungere le criticità necessarie per passare dalla fase sperimentale alla realizzazione di veri e propri impianti di produzione energetica, i ritardi in questo settore vanno attribuiti a un impegno della comunità scientifica piuttosto ridotto. Specchio, questo, dello scarso interesse che i decisori politici e la comunità industriale hanno riversato. La stessa cosa vale anche per la fissione nucleare. Molte sono le centrali nucleari disseminate per il mondo, come ad esempio quella slovena di Krsko. Il problema è sviluppare nuove generazioni di reattori più efficienti e sicuri. Senza parlare poi della gestione delle scorie nucleari, problema che necessita di soluzioni adeguate, ma che troppo poco viene analizzato da un punto di vista scientifico e tecnologico. Certamente c’è un problema di costi. Ma la scommessa sul futuro è molto alta.

Il terzo punto, infine, riguarda il tempo necessario perchè una nuova tecnologia efficace si possa sviluppare a livello industriale. Cioè, che fare prima di avere a disposizione una soluzione adeguata che possa essere utilizzata su ampia scala? Senza contare che questa soluzione unica e definitiva può non esistere. Al momento, non abbiamo molto altro che puntare su tutte le forme di energia che conosciamo e che oggi sono a disposizione e renderle più efficienti e sicure il prima possibile. Quindi energia nucleare, ma anche tutta una serie di energie alternative che devono essere considerate con molta attenzione: idrogeno, biomasse, eolico, geotermico, energia solare etc. Contemporaneamente, a fronte di un aumento della popolazione e soprattutto di un aumento di Paesi che richiedono sempre più energia, dobbiamo incentivare il risparmio energetico, che è uno dei temi su cui si è più dibattuto in questi ultimi tempi. Dirò di più: il risparmio energetico va considerato come uno dei modi forse più efficienti per “produrre” energia. Abitazioni costruite con isolamenti adeguati, maggiore sensibilizzazione degli individui e delle famiglie al risparmio di energia, contenimento dei consumi, eliminazione degli sprechi. Passare da una visione della vita e quindi di una economia basata sulle merci a una basata sui beni. Diventare ciascuno un risparmiatore e quindi un produttore energetico. Non vedo all’orizzonte, in questo momento, partiti politici o movimenti d’opinione che considerino davvero questo problema come prioritario e ne facciano una vera e propria strategia per lo sviluppo del paese. Eppure non c’e rimasto molto tempo davanti a noi.

Stefano Fantoni
Direttore della SISSA,
Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste.

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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