Ridateci i nostri sogni

Quale messaggio può dare o dovrebbe dare un film? Non lo so, è davvero difficile dirlo. In teoria, penso sarebbe sufficiente che un film, ma anche un libro o un giornale, facesse sognare per un secondo o che riuscisse, anche per un breve attimo, a colmare quel freddo, quel vuoto interiore abbastanza tipico del periodo dell’adolescenza

Da poco ho ultimato le riprese del film di Gabriele Salvatores (Premio Oscar 1992 per Mediterraneo) «Come Dio comanda». Anche se la mia parte non è stata lunghissima, si è trattato comunque di un’esperienza unica, esaltante nel suo genere. La pellicola, tratta dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti, edito da Mondadori nel 2006 e vincitore del Premio Strega 2006, racconta la storia di Rino e Cristiano Zena, un padre e un figlio disadattati. I due sono costretti a vivere da soli da quando la madre del ragazzino ha scelto di andarsene da casa perché troppo stanca di confrontarsi con le continue violenze del marito alcolizzato e nullafacente. Tutto sommato, sebbene la situazione non sia certo delle più rosee, a modo suo Rino prova dell’affetto sincero verso Cristiano, ma il ruolo del padre non è quello che più gli si addice. Lo sfortunato dodicenne, tenuto sotto controllo dai servizi sociali (dubbiosi, ma sempre più propensi a revocare a Rino la custodia del figlio), cresce all’insegna della prepotenza e dell’arroganza, e proprio come il padre, di fede nazista, vede nella violenza un punto di forza. Alle vicende di Rino e Cristiano si intrecciano quelle dei loro amici, Danilo e Quattro Formaggi, e quella di Fabiana (amore segreto di Cristiano) e della sua amica Esmeralda. Si tratta di una storia drammatica, dura, per certi versi cupa; una storia nella quale emerge la disperazione dei protagonisti che, ad un certo punto, per dare una svolta definitiva alla loro vita, tentano persino di svaligiare un bancomat. Non mancano, quindi, i momenti di tensione, né tantomeno quelli che riportano al mondo reale, alla vita di tutti i giorni: io, per esempio, interpreto il ruolo di un bullo di strada e il bullismo, lo si sa, è un fenomeno che purtroppo sempre di più caratterizza le nuove generazioni. Non è per niente facile calarsi nel ruolo di un bullo; innanzitutto, si teme di crearsi un’immagine sbagliata e di venir erroneamente scambiati dal pubblico come un vero prepotente o teppista! Tuttavia, devo dire che mi sono trovato bene nella mia parte, un po’ perché mi sono particolarmente congeniali i ruoli “da cattivo”, un po’ perché la presenza sul set di un regista del calibro di Gabriele Salvatores riesce a mettere tutti a proprio agio: si tratta di una persona dalle capacità tecniche evidenti e al tempo stesso di un uomo simpatico, solare, disponibile; una persona dall’innegabile carisma, che gli permette di comunicare facilmente con tutti, anche e soprattutto con i più giovani. Questa a mio avviso è una bella cosa perché al giorno d’oggi comunicare con noi ragazzi è sempre più difficile. A dire il vero, forse è difficile comunicare in generale perché la gente punta al piacere effimero, è disposta a fare qualsiasi cosa pur di apparire in un certo modo, pur di ostentare un abito griffato o uno status symbol imposto dalla moda del momento. Certe volte si ha come l’impressione che attorno a noi ci sia il vuoto, lo si percepisce a pelle quel vuoto fatto di nulla, di zero ideali, di nessun sogno. Ecco… è proprio questo il dramma: ai ragazzi di oggi mancano gli ideali, mancano sogni da seguire. Pare quasi assurdo, forse posso sembrare eccessivo, ma molti fra noi giovani non sono capaci di sognare, e forse proprio questo potrebbe essere uno dei motivi che spinge a bere, a drogarsi, a compiere atti di bullismo, ad abbandonare la scuola o più semplicemente ad abbandonare se stessi… perché è così che va, alla fine si abbandona se stessi. Quale messaggio può dare o dovrebbe dare un film? Non lo so, è davvero difficile dirlo. In teoria, penso sarebbe sufficiente che un film, ma anche un libro o un giornale, facesse sognare per un secondo o che riuscisse, anche per un breve attimo, a colmare quel freddo, quel vuoto interiore abbastanza tipico del periodo dell’adolescenza. E’ un’aspettativa troppo grande? Forse sì, ma in fin dei conti… sognare non costa nulla! Per quanto riguarda me, anche se mi rendo perfettamente conto che, per l’appunto, alcuni ideali sono scomparsi o forse non sono mai esistiti, riesco a sognare ugualmente. Come tutti, ho le mie personali strategie, ricorro a quei piccoli trucchetti che fanno star bene, che servono per sentirsi in armonia con il resto del mondo e che non hanno a che vedere con le solita playstation o il solito iPod. Quando ne ho l’occasione, per esempio, tento di entrare in contatto con la natura, in particolare con la montagna. E’ una cosa che mi piace molto fare e non ho necessariamente bisogno che ci sia qualcuno accanto a me, in certi momenti mi basto io e ciò significa che, tutto sommato, a noi giovani non serve poi così tanto per non cadere nel baratro.

 Vanja Serra
Attore di cinema e teatro

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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