Tanta sozzura dell’anima

 Viviamo in un mondo sporco non solo perché incapace di liberarsi dall’immondizia che esso stesso produce, ma anche perché carente di quella pulizia morale indispensabile affinché vi sia il doveroso rispetto tra nazioni indipendentemente dalla forza del potere economico che esse detengono

Al giorno d’oggi si produce una quantità e una qualità tale di immondizia da renderne impossibile lo smaltimento e soprattutto il riciclaggio. Di fatto, il nostro Paese è fornito di impianti in grado di smaltire solo il 70% dei rifiuti prodotti. Ciò significa che per quanto si preferisca vedere l’attuale emergenza del Sud Italia (nello specifico di Napoli) come una “complicazione locale”, si tratta, invece, di un problema sociale e politico che tocca l’intera Nazione, e che con una certa velocità si sta estendendo a macchia d’olio su tutto il pianeta. Sono numerosi, infatti, i paesi del terzo mondo invasi dai rifiuti. Si tratta di agglomerati urbani privi di risorse economiche e che proprio per questo motivo, oltre a non poter permettersi una raccolta di smaltimento rifiuti idonea, pur di racimolare qualche soldo, in alcuni casi accettano persino i rifiuti tossici provenienti dai paesi ricchi.  Viviamo, dunque, in un mondo sporco non solo perché incapace di liberarsi dall’immondizia che esso stesso produce, ma anche perché carente di quella pulizia morale indispensabile affinché vi sia il doveroso rispetto tra nazioni indipendentemente dalla forza del potere economico che esse detengono. D’altra parte, sono tanti gli aspetti dei tempi moderni che hanno come comune denominatore il termine “spazzatura”. Basti pensare a quella che ormai tutti noi siamo soliti indicare come “Tv o politica spazzatura”. Non si tratta, ovviamente, di immondizia nel vero e proprio termine della parola, tuttavia il riferimento è più che mai pertinente in quanto viene presa in esame la diffusione di modelli sbagliati e talvolta pericolosi (in particolare per i più piccoli) che andrebbero, invece, eliminati.  Oggi si ragiona quasi sempre in termini di vantaggi, ed è questo il motivo principale per cui nella guerra degli ascolti qualità e buon gusto vengono penalizzate in favore dell’audience. La nostra è un’epoca caratterizzata da reality e da programmi in cui non si pongono limiti a quella che è la diffusione di messaggi violenti, consumistici, costruiti ad arte per  favorire un’idea falsata di bellezza e di benessere.

Si tratta di un bombardamento mediatico atto a far credere che chi non assume certi atteggiamenti o stili di vita vale poco più di niente. Mediamente, in una giornata siamo martellati da circa 3.000 messaggi pubblicitari, che seppur costruiti al solo fine di commercializzare al meglio un prodotto o l’immagine di una persona, a lungo andare influiscono in maniera decisiva nella formazione di ideali e convinzioni di ogni singolo individuo. La televisione educa le nuove generazioni attraverso una pubblicità compulsiva, e questo fa sì che sempre di più la Società in cui viviamo assuma le fattezze di una prigione dove i poveri sono trattati al pari della spazzatura ed i ricchi sono confinati in paradisi privati (spesso sorvegliati giorno e notte da telecamere di vigilanza e guardie del corpo) il cui accesso è consentito esclusivamente ad altri ricchi. I programmi proposti dai palinsesti delle nostre reti televisive, statali o private che siano, troppo spesso esaltano la pochezza umana e sembrano disinteressati a trasmettere ai più giovani ideali od esempi positivi. Non andrebbe dimenticato che i bambini hanno un approccio alla televisione diverso da quello di noi adulti, in quanto (anche se inconsciamente) la guardano oltre che per divertirsi soprattutto per farsi un’idea della realtà in cui vivono. I più piccoli subiscono gli effetti di ciò che vedono perché tendono ad emulare gli idoli proposti dallo schermo, e quindi i messaggi diseducativi, infarciti di violenza, possono portarli a pensare che è giusto agire in un certo modo piuttosto che in un altro. Secondo un recente studio proposto nel 2007 dall’I.R.I.D.S.A. (Istituto di Ricerca Internazionale sul Disagio e la Salute nell’Adolescenza) nelle scuole Medie Superiori del Friuli – Venezia Giulia, 3 ragazzine su 10, d’età compresa tra i 15 e 17 anni, sognano di diventare veline, e nel tentativo di raggiungere un ideale estetico, a loro dire, pressoché  “perfetto”, assumono uno stile di vita che prevede diete restrittive ed attività fisica smodata. Il dato è allarmante e ci pone dinnanzi ad una realtà da non sottovalutare, anche in virtù del fatto che vede presa in causa una fascia, come quella degli adolescenti, da ritenersi oltre modo a rischio. I mezzi di informazione possono in molti casi diventare il motivo di uno stereotipo di bellezza irraggiungibile e creare, nell’individuo che guarda, un rapporto problematico con il proprio corpo che a lungo andare ne determina un’insoddisfazione così profonda da rendere la qualità della vita poco gratificante. Il desiderio di voler diventare come qualcuno che si apprezza non per meriti, ma solo per bellezza, è sintomatico di un importante condizionamento psicologico; ed in questo caso specifico potrebbe favorire oltre che l’esordio di disturbi dell’immagine corporea, anche patologie del comportamento alimentare molto gravi, quali anoressia e bulimia nervosa.

Emanuel Mian
Psicologo, Presidente dell’Istituto Internazionale sul disagio e la salute
nell’adolescenza (IRIDSA). giudice onorario minorile Corte d’Appello Tribunale di Trieste

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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