Campanelli d’allarme

Sistematici ritardi, ripetute assenze e la non ammissione alla classe successiva sono da considerarsi sintomatici di un disinteresse per il “sistema scuola”.Fra le cause individuate ci sono però anche le condizioni socio-economiche della famiglia d’origine ed un basso livello di scolarizzazione da parte dei genitori

La dispersione scolastica è ormai questione di rilievo sociale e, pertanto, non può essere posta in secondo piano rispetto ad altre problematiche del “sistema scuola”. E’ necessaria l’identificazione delle cause dell’abbandono scolastico e, ancor più, quella di risorse atte a delimitare e delinearne la relazione con la devianza minorile. Il tasso di giovani, dai 18 ai 24 anni, in possesso unicamente della licenza media, risulta essere così elevato (al momento in cui scriviamo il 20%, ovverosia circa 300.000 unità, secondo i dati della Direzione Generale Studi e Programmazione) che l’obiettivo posto dalla Conferenza di Lisbona di raggiungere il 10% entro il 2010, appare utopistico. Ai fini di una valutazione completa del contesto scolastico/sociale in cui tale fenomeno si esplica, è di certo essenziale stimare i tassi di abbandono ma, al tempo stesso, lo è altrettanto non trascurare altri indicatori qualitativi: sistematici ritardi, ripetute assenze e nei casi più gravi, la non ammissione alla classe successiva, sono da considerarsi sintomatici di un disinteresse per il “sistema scuola”. Questi elementi vanno prontamente interpretati come campanelli d’allarme per quello che si può definire un “abbandono scolastico annunciato”. Fra le cause individuate: le condizioni socio-economiche della famiglia d’origine ed un basso livello di scolarizzazione da parte dei genitori. Ne conseguono una forma di scetticismo verso l’importanza dell’istruzione e di perplessità nei riguardi dell’Istituzione scolastica stessa. Tali presupposti possono frenare il desiderio dei giovani di conseguire un grado d’istruzione adeguato. Inoltre, un contesto comunicativo e relazionale, fra insegnanti e ragazzi, se inadatto ad interfacciarsi con i vissuti e gli atteggiamenti di adattamento di ogni singolo individuo, può rappresentare un’ ulteriore aggravante sui tassi di abbandono. Una meta-analisi, che il nostro Istituto ha recentemente condotto, è giunta alla conclusione che sono prevalentemente i ragazzi maschi, frequentanti Istituti professionali o tecnici, ad abbandonare il sistema scolastico.

Le caratteristiche di personalità influiscono notevolmente, ed evidenziano giovani con una marcata sfiducia riguardo le proprie capacità sia scolastiche, che di “gestione della vita quotidiana”. Peculiare di questi ragazzi con autostima inferiore, se paragonata a quella dei coetanei ancora in formazione, è la totale assenza di progettualità: il tempo libero viene dedicato ad attività dispersive, realizzate tassativamente al di fuori dalle mura domestiche. I fattori che connettono comportamenti devianti e abbandono scolastico sono molteplici e vanno dallo scarso rendimento sin dai primi anni scolastici, una scarsa se non assente progettualità individuale unita ad una limitata partecipazione alle attività svolte all’interno della scuola. Spesso si manifesta un’abilità verbale debole, che non consente di comunicare correttamente ed inficia la capacità di esprimere sé stessi e quella di possedere una propria progettualità: tutto ciò implica una difficoltà anche nel creare protocolli atti alla prevenzione di tali fenomeni. I giovani percepiscono il rischio solo in un contesto del “qui ed ora”: fornire una visione futura delle conseguenze delle loro scelte non sortisce alcun effetto degno di nota. Tali elementi giustificano l’impossibilità attuale ad abbattere velocemente il muro del 20% di giovani, che nel nostro Paese, dai 18 ai 24 anni, non posseggono diploma o certificazione professionale. La devianza minorile, inscindibilmente legata con l’abbandono scolastico, ha reso necessaria l’identificazione di un indicatore non solo quantitativo, ma anche qualitativo, che noi abbiamo individuato nella sofferenza scolastica. Sofferenza scolastica data dal divario tra i ragazzi ed i loro docenti, tra gli studenti e le loro materie, vale a dire i saperi minimi indispensabili. è pertanto essenziale un attento monitoraggio del sistema formativo, che deve essere contestualizzato in ottiche professionalizzanti, atte a permettere di limitare comportamenti a rischio, quali per esempio il bullismo ed il teppismo scolastico e favorire la progettualità individuale di ogni singolo ragazzo. Ciò è possibile attraverso l’istituzione di politiche orientate a circoscrivere l’abbandono, ma al tempo stesso,anche a recuperare gli alunni già dispersi. Bullismo, abuso di alcol e di stupefacenti, sono solo la punta dell’iceberg che nasconde un disagio sociale meno visibile e che risulta essere terreno fertile per il fenomeno della dispersione scolastica e della microcriminalità. è vitale motivare e stimolare i nostri giovani, valutando insieme a loro le cause che spingono a quotare come “scelta migliore” quella di allontanarsi per sempre dalla scuola.

Emanuel Mian
Psicologo, presidente dell’Istituto
internazionale sul disagio e la salute nell’adolescenza

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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