“Si tratta di donne”

Oggi la schiavitù è immensamente più abominevole che nel passato, in particolare quella che riguarda le donne ed i bambini. La compravendita di esseri umani è legata al fenomeno dell’immigrazione clandestina e della prostituzione e spesso il fenomeno coinvolge  rapporti del governo italiano con i governi limitrofi da cui trae origine la tratta delle nuove schiave.

La generale definizione di diritti umani inizia a subire l’usura del tempo ed il logorio dell’uso privo di concretezza e determinazione. Le organizzazioni nazionali e soprattutto internazionali si limitano troppo spesso ad enunciazioni di principio sui diritti inviolabili dell’umanità senza avere forza e volontà per intervenire concretamente nella loro tutela. La tratta degli esseri umani rappresenta forse la più odiosa violazione dei diritti umani attualmente in atto su scala mondiale. Con una certa ipocrisia siamo soliti evitare il termine “schiavitù” poiché lo riteniamo anacronistico e desueto, eppure  di ciò si tratta, con una serie di aggravanti terribili anche rispetto alla schiavitù di un tempo. Abbiamo studiato sui libri di storia che anche a Roma o in Grecia, le due civiltà che massimamente innervano le radici dell’identità europea, esistevano diverse forme di schiavitù, ma ne dimentichiamo alcuni elementi interessanti. In Grecia gli schiavi erano di barbari che venivano acquistati o greci fatti prigionieri in guerra, rapiti, o venduti in seguito a reati. Veniva loro garantito vitto, vestiario, alcune garanzie di tipo giuridico e, talvolta, un modesto salario. Nell’Impero Romano la quasi totalità degli schiavi erano stranieri fatti prigionieri o acquistati. Ma conservavano una serie lunghissima di diritti, persino quello di non essere separati dalla propria prole, di possedere beni di proprietà e di ereditarli (cosa che avveniva molto frequentemente).

La schiavitù di oggi è immensamente più abominevole, in particolare quella che riguarda le donne ed i bambini. La Convenzione internazionale del 1926 ha dichiarato fuorilegge la schiavitù e ne ha dato una definizione precisa onde prevenire l’elusione del divieto: “…lo stato o condizione di un individuo sul quale sono esercitati gli attributi del diritto di proprietà o alcuni di questi “, (articolo 1, § 1)”.

Gli schiavi di oggi subiscono ogni genere di violenza, svolgendo lavori terribili contro la propria volontà. Naturalmente tale crimine è intimamente legato al fenomeno dell’immigrazione clandestina. Ma c’è differenza tra il traffico di esseri umani ed il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, poiché in quest’ultimo caso ci si limita a favorire l’ingresso di persone consenzienti senza alcuna autorizzazione all’interno di uno Stato. Nel primo caso, invece, parliamo di compravendita di esseri umani. Le donne ed i bambini, come detto, sono le principali vittime di questo fenomeno, si calcola siano in 2 milioni a sopportare tale violenza. Gli scopi della tratta delle donne sono molteplici: si va dai matrimoni forzati, alla servitù domestica, allo sfruttamento sessuale. Secondo una stima dell’Onu le donne trafficate nel mondo per lo sfruttamento sessuale sarebbero 4 milioni, in Italia la presenza di prostitute straniere raggiunge un numero di 20000 unità circa. Certo, non tutte sono schiavizzate da qualcuno (quasi tutte), ma proprio l’impossibilità di distinguere una prostituta non costretta, da una obbligata a farlo con la violenza su di lei o i suoi familiari in patria, rende la tratta delle donne al fine di sfruttarle sessualmente un affare straordinariamente redditizio. Vale la pena ricordare che il reclutamento di queste povere donne avviene in modalità differenti, ma tutte ugualmente odiose. Alcune vengono rapite, altre acquistate direttamente dalla propria famiglia, altre vengono reclutate con la promessa di un lavoro, di un futuro libero e dignitoso. Ciò che trovano queste donne al loro arrivo nel Paese è invece una esistenza orribile, una lunga, quotidiana, infinita sofferenza fisica e morale. Più del traffico di donne frutta soltanto quello di armi e droga. La politica deve dunque intervenire con maggiore decisione rispetto a quanto fatto in passato.

In Italia nel 1998 venne adottato un decreto legge il cui articolo 18 venne definito come lo strumento perfetto per combattere  il fenomeno della tratta di esseri umani. Purtroppo oggi sappiamo che non ha funzionato. A certificarlo è intervenuta recentemente anche la Procura di Lecce che ha invitato la politica italiana ad intervenire con nuovi provvedimenti legislativi. In realtà, nei limiti della nostra nazione, il problema non è solo legislativo, ma riguarda spesso i rapporti del governo italiano con i governi limitrofi da cui trae origine la tratta delle nuove schiave. In questo senso abbiamo potuto notare l’efficacia degli accordi del 2002 con l’Albania o le nazioni dell’Africa Settentrionale. Ma c’è ancora molto da fare, purtroppo. Di sicuro occorre colpire ferocemente (termine forte ma appropriato) l’induzione alla prostituzione delle donne minorenni. Per farlo con una qualche efficacia non possiamo non perseguire coloro che consapevolmente ne usufruiscono. Se non si riduce il numero dei fruitori (clienti), difficilmente si potrà pensare di ridurre il numero delle schiave bambine che affollano le strade delle ricche città del Pianeta. Dunque il crudele fenomeno della tratta delle donne è legato ad altri fenomeni come quello della prostituzione, dell’immigrazione clandestina ed altri, al punto che per combattere efficacemente il primo occorre affrontare contemporaneamente anche gli altri per pensare di ottenere un qualunque risultato appena accettabile.

Giorgia Meloni
Vicepresidente Camera dei Deputati

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