Il collocamento del minore in Comunità

La circolare “Organizzazione e gestione tecnica delle Comunità dell’Amministrazione” prot.n. 19259 del 16 giugno 2004, si rivolge ad un Servizio Minorile della Giustizia che accoglie prevalentemente minori per i quali l’Autorità Giudiziaria Minorile ha disposto la misura cautelare del collocamento in comunità. è, quindi, un Servizio destinato a dare attuazione ai provvedimenti penali con l’obiettivo di promuovere una rapida restituzione del minore al contesto sociale di appartenenza. Si propone, di seguito, uno stralcio della circolare che affronta le dimensioni operative dell’accoglienza e dell’intervento

ACCOGLIENZA

In un contesto caratterizzato da una dimensione organizzativa centrata sull’adesione del minorenne alla misura è indispensabile che anche l’accoglienza del minorenne nella comunità sia eseguita con estrema cura  in quanto costituisce il momento in cui la struttura crea le condizioni per “un aggancio” iniziale del minore.
Per chiarezza si riportano a seguire le modalità  che devono essere adottate nel momento dell’accoglienza

L’operatore dell’area tecnico-pedagogica presente nella struttura:
prende in consegna la documentazione relativa al caso e svolge con l’operatore che ha accompagnato il minorenne u colloquio informativo che può fornire  ulteriori elementi utili ad approfondire la conoscenza del minorenne;
accoglie il minorenne chiarendogli quale momento istituzionale sta affrontando;
avvia le procedure per la sistemazione del minorenne;
fornisce al minorenne una prima informazione sulle regole minime da osservare;
comunica l’ingresso del minore alla famiglia, ai servizi territoriali ed all’Autorità Giudiziaria.

In questa prima fase assume particolare significato l’attivazione, a cura dell’operatore presente, di un sistema di comunicazione che consenta:
al minore di avere informazioni sulla vicenda giudiziaria in atto; sull’organizzazione del Servizio; sui ruoli e sulle funzioni delle professionalità che operano nel Servizio; sul regolamento in vigore;
di conoscere la struttura, il personale, i minori;
di comprendere la necessità di partecipare alla vita comunitaria;
agli operatori di acquisire elementi di conoscenza sulla situazione del minore a livello soggettivo e sociale;

Inoltre, in questa prima fase, è necessario adottare le seguenti  procedure:
assegnare la stanza e consegnare i generi di prima necessità;
sottoporre il minore a visita medica e ai previsti accertamenti sanitari nell’arco delle 24 ore dall’ingresso;
compilare la documentazione tecnica.

Nella fase di accoglienza sono da prevedersi modalità differenziate correlate alle caratteristiche e alle esigenze dell’utenza (stranieri, nomadi, soggetti con disturbi comportamentali, ecc.).

INTERVENTO
L’intervento nella Comunità si caratterizza per l’efficienza, la flessibilità, la dinamicità e l’adattabilità tipici di una struttura di breve/media permanenza e con una ridotta possibilità di selezione dell’utenza.

E’ opportuno sottolineare come, in un contesto flessibile quale la Comunità, sia necessario l’assolvimento compartecipe delle funzioni così da realizzare un’integrazione dell’azione operativa ed il riferimento ad uno stesso stile e modello d’intervento. Sono da privilegiarsi le situazioni destrutturate di colloquio e i momenti informali di relazione con il ragazzo, con il gruppo dei pari, con gli operatori (ad esempio nelle attività ludiche, di laboratorio, ecc), riservando spazi per colloqui formali, circoscritti ad alcuni momenti e rispondenti a precise esigenze. Durante la permanenza nella struttura è assicurato, da parte del personale dell’équipe, un intervento psico-educativo di ascolto, di orientamento, di ridefinizione dei nodi problematici, di sostegno e assistenza, secondo quanto previsto dal D.P.R. 448/88, in un’interazione con il minore che utilizzi anche i momenti informali. Gli operatori dell’équipe assolvono le seguenti funzioni:
curano il sostegno alla famiglia attivando processi di orientamento della stessa  verso altri Servizi competenti e di  responsabilizzazione finalizzati alla riappropriazione delle funzioni genitoriali di controllo e di aiuto;
promuovono il coinvolgimento degli altri Servizi interessati al caso, al percorso evolutivo del minore e attivano risorse ed opportunità di progetto;
curano la raccolta delle informazioni sul ragazzo, sulla sua situazione ed effettuano colloqui con i referenti significativi.

Nel caso di minori stranieri, oltre ad investire le Istituzioni preposte anche a livello nazionale, si ritiene indispensabile il contributo di mediatori culturali e la collaborazione delle agenzie del territorio specifiche del settore. E’ anche necessario che l’organizzazione della vita comunitaria, i contenuti ed il calendario delle attività contengano gli elementi caratterizzanti l’espressione, anche religiosa, dell’identità culturale del minore straniero.

La coerenza e la condivisione del modello organizzativo e delle strategie di intervento sopra descritte, oltre alla flessibilità ed ad un clima sereno, rendono possibile la produzione, accanto ad azioni di sostegno, di azioni di controllo (azioni dovute in quanto il percorso prende avvio da un fatto-reato) finalizzate a realizzare il progetto educativo ed ad assicurare la permanenza del ragazzo in comunità.

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