Gioventù nel buio


DIPARTIMENTO GIUSTIZIA MINORILE

Direzione Generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari

Ufficio I

Tossicodipendenti e spacciatori in erba

 

La droga a meno di 18 anni in un’analisi che collega l’assunzione di stupefacenti all’ingresso nel circuito penale

 Nell’anno 2005 i soggetti assuntori di sostanze stupefacenti venuti a contatto con i servizi della Giustizia Minorile sono stati 1007, la maggior parte dei quali, il 71%, di nazionalità italiana. Rispetto all’anno 2004 si rileva una lieve diminuzione del 2% relativa alla sola utenza italiana mentre è in aumento il numero degli stranieri assuntori di sostanze stupefacenti.

L’analisi sulla provenienza territoriale dei minori stranieri mette in evidenza la predominanza dei nord-africani (16%), in particolar modo marocchini  (14%), seguiti dai minori provenienti dall’Est Europeo (9%), etnie che costituiscono la maggioranza dell’utenza straniera che transita nel circuito penale della Giustizia Minorile italiana. Per quanto riguarda i reati a carico, quello di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti ha la frequenza più elevata, il 56% del totale.

Con riferimento alle sostanze stupefacenti le sostanze maggiormente assunte sono state i cannabinoidi consumati nel 74% dei casi, in aumento il consumo di cocaina ( 12% quindi con una percentuale in crescita del 39 % rispetto al 2004). Distinguendo tra italiani e stranieri l’incidenza percentuale del consumo di cannabinoidi è maggiore per gli italiani, 77%, che per gli stranieri 68%.

Rispetto all’anno precedente si rileva una lieve diminuzione degli ingressi di minori assuntori in tutte le tipologie di servizio tranne che per gli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni che registrano un +13%.

Rapportando gli ingressi di assuntori di sostanze stupefacenti al volume complessivo dell’utenza, l’incidenza del fenomeno risulta pari al 13% in CPA, al 16% in comunità, al 3% negli USSM ed al 20% in IPM.

Relativamente agli accertamenti sanitari richiesti dai Servizi Minorili della Giustizia Minorile per verificare l’assunzione di sostanze stupefacenti si sono effettuati 1504 accertamenti sulle urine  nei CPA, 1342 negli IPM, 1061 negli USSM.

Il  SERT (Servizio Tossicodipendenze) è stato coinvolto nei CPA per 57 casi, negli IPM per 77 casi, negli USSM per 198 casi, nelle Comunità per 29 casi: con un aumento incisivo per tutti i Servizi tranne che per l’IPM ove non vi è stato aumento di tale tipologia di utenza ( che rappresenta il 20 %) e che comunque ha da tempo avviato prassi operative specifiche.

L’intervento metadonico è stato effettuato nei CPA per 3 casi, negli IPM per 9, negli USSM per 12 casi. Mentre l’intervento psicofarmacologico è stato quantitativamente più elevato, nei CPA è stato attuato in 19 casi, negli IPM in 88 casi, negli USSM in 14 casi, mentre nelle Comunità in 6 casi.

PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELL’UTENZA

Un’analisi della situazione dei minori che transitano nel circuito penale evidenzia inoltre come la larga maggioranza consiste di popolazione maschile, costituita da minori italiani e stranieri, soprattutto fumatori di Hashish o consumatori di droghe sintetiche e prevalentemente psicostimolanti (ecstasy, amfetamine, cocaina, acidi). I reati più diffusi associati al consumo sono spaccio, furto, atti di violenza a cose e persone. Tali reati facilitano un guadagno che il ragazzo può spendere nell’acquisto di sostanze, anche se non sembra possibile stabilire un correlazione significativa tra guadagno e consumo.

Negli ultimi anni si registra un significativo incremento di utenti stranieri provenienti da : Nord Africa, Albania, Romania, Europa dell’Est in genere. Si tratta di ragazzi senza permesso di soggiorno, senza famiglia e spesso senza fissa dimora, provenienti da paesi in cui vivono, probabilmente in condizioni ancora più di disagio.

L’uso di sostanze da parte di minori stranieri sembra essere legato allo spaccio o ad un consumo normale ed abituale, culturalmente accettato nel paese di origine, come nel caso delle popolazioni provenienti dal nord Africa per quanto riguarda il consumo di Hashish. Per gli utenti stranieri sono rari i casi di tossicodipendenza conclamata da eroina o altre droghe pesanti. Sembrano inoltre esserci differenze tra le diverse aree di provenienza: se è vero che per i minori italiani il consumo di sostanze è legato a problematiche familiari, ciò non si può dire per gli stranieri, per i quali l’uso della sostanza appare in concomitanza con lo spaccio cui risulta legato a comportamenti culturalmente riconosciuti e condivisi, dove esso non viene percepito come sintomo di devianza.

INTERVENTI DESTINATI ALL’UTENZA PENALE MINORILE CON PROBLEMI DI USO O ABUSO DI SOSTANZE STUPEFACENTI.

1. COLLEGAMENTO CON I SERVIZI SANITARI PER TOSSICODIPENDENTI

I Servizi della Giustizia Minorile deputate alla segnalazione di minori tossicodipendenti o tossicofilici per cui possa ritenersi opportuno un programma socio-riabilitativo sono:

  •  il CPA che ospita il minore in stato di arresto, fermo o accompagnamento, fino all’udienza di convalida;
  •  l’USSM, che segue il minore tossicodipendente o tossicofilico anche in area penale esterna;
  •  l’IPM, che ospita minori e giovani adulti in misura cautelare ed esecuzione pena.

Il minore arrestato che entra in contatto col CPA viene visitato dai Servizi Sanitari per rilevare la tipologia ed il livello di sostanze presenti nell’organismo. Parallelamente sono previsti dei colloqui con gli assistenti sociali dell’USSM che devono riferire quanto osservato all’Autorità giudiziaria. Essendo limitato a quattro giorni il termine massimo di permanenza del minore nella struttura non sempre si riesce a rilevare, se non in casi conclamati, il consumo di sostanze psicotrope.

Per tutti i Servizi, un problema comune è la mancata percezione da parte del giovane del proprio stato, in altre parole il minore non si riconosce come tossicodipendente. Pertanto il grado di consapevolezza sembra rientrare tra gli indicatori utili per capire quale progetto rieducativo adottare.

2. COLLOCAMENTO DI MINORI IN COMUNITA’ TERAPEUTICHE

Quando l’Autorità Giudiziaria ritiene opportuno inserire il giovane in comunità, sarà l’equipe socio-psico-pedagogica che segue il minore, supportata dal Servizio tecnico del CGM a scegliere la struttura più adatta al caso particolare. Il servizio tecnico dispone di una lista di comunità, talvolta convenzionate a cui fare riferimento. Per ognuna di queste è previsto un continuo monitoraggio al fine di accertare la qualità del servizio svolto, nonché la capacità di rispondere in modo adeguato ai casi che presentano.

Nella pratica tuttavia non tutti i CGM dispongono di un’ampia gamma di scelta: in alcune zone infatti risulta difficile trovare comunità che accettino o che abbiano la competenze adatte per accogliere minori tossicodipendenti o tossicofilici. Ciò costringe i CGM a inviare il minore lontano dal suo territorio o a scegliere la comunità in base alla disponibilità di posti liberi, piuttosto che in base all’effettivo bisogno di competenze specialistiche. Un’ulteriore difficoltà si registra per coloro che, oltre a presentare un problema con le sostanze psicotrope, si trovano nella condizione di straniero e clandestino. Se pure le comunità si dichiarano pronte ad accettare questa tipologia di utenza, spesso manca la figura del mediatore culturale che facilita la comunicazione tra le parti.

Le procedure di inserimento di minori stranieri senza permesso di soggiorno comportano maggiori complicazioni a causa della difficoltà di accertare l’identità del ragazzo e della mancanza di figure parentali di riferimento.

Ulteriori difficoltà di inserimento si riscontrano nei casi di doppia diagnosi di cui sembra registrarsi un aumento negli ultimi anni. Molti sono i casi di tossicodipendenza o tossicofilia associati a psicopatologia, per i quali  non risultano esserci strutture specializzate e pronte allo specifico trattamento.

Alcuni aspetti significativi del “collocamento di minori dell’area penale in comunità terapeutiche” possono essere individuati da informazioni rilevate dal Dipartimento Giustizia Minorile.

In particolare si sottolineano tre aspetti che possono contribuire ad un approfondimento della conoscenza del fenomeno e delle esigenze organizzative ed operative che propone:

–          il primo riguarda l’entità quantitativa del ricorso a questo tipo di intervento,

–          il secondo, il luogo dove si trova la comunità in cui viene effettuato il collocamento rispetto soprattutto alla dimensione intra o extra regionale,

–          il terzo riguarda l’assunzione dei relativi oneri finanziari da parte della Giustizia o da parte di altri Enti.

Nel 2005 in tutto il territorio nazionale sono stati collocati circa  150 minori nelle comunità terapeutiche con più di 15.000 giornate di presenza consunte ed una spesa a carico del bilancio della Giustizia Minorile superiore ai 1.250.000,00 euro. I minori inseriti in comunità con provvedimento penale per reati di spaccio, danni a cose e persone, furti e rapine hanno alle spalle quasi tutti un percorso di tossicofilia soprattutto per il consumo di hashish, ma anche per il consumo di sostanze sintetiche di ultima generazione.

Il provvedimento di collocamento in comunità terapeutiche viene disposto in maggiore misura nel nord Italia ed anche le Regioni in cui vengono effettuati i collocamenti sono quelle settentrionali, probabilmente in ragione di un maggiore sviluppo di questa tipologia di risorsa.

Rispetto all’assunzione degli oneri finanziari, si verifica che le spese vengono sostenute dall’Amministrazione della Giustizia con la sola esclusione della regione Puglia e Sicilia ove l’Azienda Sanitaria Locale assume i relativi oneri.

Una risposta, anche se parziale, si è avuta con i fondi provenienti dal progetto “Liberamente”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio – Dipartimento per le Politiche Antidroga,  che ha consentito di sostenere l’attuazione dei collocamenti in comunità di minori tossicodipendenti o assuntori di sostanze psicotrope o con la cosiddetta doppia diagnosi.

Nell’ambito di tale progetto sono state finanziate anche due ricerche, la prima è svolta in collaborazione con la Fondazione Iard ed ha come obiettivo la definizione di indicatori di valutazione in itinere degli interventi relativi ai minori assuntori di sostanze stupefacenti ed entrati nel circuito penale.   Tale ricerca si colloca nella linea di un percorso progettuale che ha coinvolto sul piano organizzativo diverse sistemi operativi e istituzionali della Giustizia Minorile, degli Enti locali e del privato sociale.  Il miglioramento delle procedure finalizzate al recupero dei minori che fanno uso di sostanze psicotrope è centrato sul riconoscimento che qualsiasi intervento è comunque il frutto di una strategia multiprofessionale e di una sinergia di competenze tra istituzioni, servizi ed operatori che, complessivamente, formano il sistema di risposta istituzionale.

La seconda ricerca, in collaborazione con l’Istituto Opera Don Calabria, prevede la prosecuzione dell’indagine quali-quantitativa sulle caratteristiche del fenomeno dell’abuso di sostanze stupefacenti in ambito penale minorile e l’analisi delle prassi di trattamento e delle variabili di approccio al problema,  anche in relazione alle diverse realtà territoriali.

Altro importante contributo raggiunto è quello derivante dall’art. 4 duedecies della legge 49 del 21 febbraio 2006 che inserisce due nuovi commi  nel Testo unico in materia di leggi sulla tossicodipendenza, il D.P.R. 309/1990, prevedendo il  riconoscimento degli oneri per il collocamento in Comunità terapeutiche e per il trattamento sanitario e socio-riabilitativo dei minori con provvedimenti penali. Tale inserimento permette di colmare il vuoto legislativo e, pur salvaguardando gli accordi con gli enti territoriali che in alcune Regioni assicurano la realizzazione di tale intervento,  consente a tutti i minori di fruire di uno stesso trattamento socio-sanitario indipendentemente dalle Regioni in cui venga eseguita la misura penale. Infatti, in attesa della piena attuazione del trasferimento di tali competenze al Servizio sanitario nazionale, viene assicurato al Dipartimento Giustizia Minorile, a decorrere dall’anno 2006, uno stanziamento di 2.000.000 di euro per la copertura di tali spese.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E PROPOSTE

         Il quadro normativo italiano, in riferimento alla Giustizia Minorile, è formato sulla personalizzazione degli interventi in relazione ai bisogni del minore – e l’assunzione di  sostanze stupefacenti è uno di questi – e su una metodologia organizzativa ed operativa che integra sapientemente le competenze dei singoli settori.

        Oggi l’Unione Europea ha una storia condivisa, una libera circolazione delle persone e quindi una più diretta ed estesa comunicazione tra persone di Stati diversi, ha una moneta unica e propone politiche comuni nei settori più significativi quali la politica estera, la difesa, la sicurezza, l’ambiente, l’agricoltura e  l’economia.

L’Unione Europea è una casa che si amplia con l’ingresso dal 2004 di nuovi paesi ed è quindi una realtà profondamente dinamica ed in trasformazione continua: in relazione alla giustizia minorile appare quindi necessario costruire percorsi di confronto sulle norme in vigore nei diversi paesi per favorire lo sviluppo di modelli normativi compatibili con il valore comune della tutela dei diritti dei minori.

Sarebbe quindi auspicabile la creazione di una commissione che si occupi a livello europeo della Giustizia Minorile considerando preminente l’interesse del minore e affrontando complessivamente le condizioni dello stesso, quindi coinvolgendo gli organismi nazionali che, in ciascun paese, sono chiamati ad intervenire nei settori della politica sulla Salute, l’Istruzione, il Lavoro per garantire la protezione della salute, il diritto allo studio, il diritto ad una crescita armonica e ad una cittadinanza attiva e compiuta anche sul versante dell’integrazione lavorativa.

In seno a tale commissione,  si ritiene possano essere sviluppati e confrontati gli obiettivi comuni rispetto all’intervento destinato ai minori e giovani adulti assuntori di sostanze stupefacenti entrati nel circuito penale.

In Italia “il modello della compartecipazione interistituzionale” richiede necessari potenziamenti con programmi condivisi e  protocolli d’intesa che disciplinino organicamente le modalità di raccordo operativo e le relative competenze amministrative. Per l’utenza penale minorile di nazionalità straniera e residente in Italia appare opportuno prevedere una regolamentazione delle competenze amministrative rispetto all’ultima residenza accertata quale criterio unitario e condiviso, esteso a tutto il territorio nazionale, che consenta quindi una certezza dei referenti operativi ed organizzativi nella presa in carico e nella tutela dei diritti del minore.

    

Serenella Pesarin
Direttore Dipartimento Giustizia Minorile,
Direzione generale per gli interventi di giustizia minorile e l’attuazione dei provvedimenti giudiziari

Maria Teresa Pelliccia
Dipartimento Giustizia Minorile

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