Luna di Fiele

Le ragazze nei paesi in via di sviluppo sono particolarmente esposte a gravidanze precoci, abusi sessuali, matrimoni in età infantile. Si calcola che nell’arco dei prossimi dieci anni le giovani che probabilmente si sposeranno prima di avere compiuto 18 anni saranno circa 100 milioni.

 Gli accordi internazionali sui diritti umani adottati negli ultimi quindici anni tutelano i diritti e la salute riproduttiva degli adolescenti. La Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989, lo strumento sui diritti umani più universalmente accettato, garantisce i diritti di bambini e adolescenti, compresa la libertà dalla discriminazione, dagli abusi e dallo sfruttamento; la partecipazione alle decisioni che li riguardano direttamente; la privacy; la possibilità di accedere a istruzione, informazioni sanitarie e servizi per il loro benessere. Tutti questi diritti hanno implicazioni dirette sulla salute riproduttiva degli adolescenti. Nel 1994, alla Conferenza del Cairo su popolazione e sviluppo, per la prima volta i governi si sono impegnati ad affrontare le esigenze e i diritti degli adolescenti in tema di salute riproduttiva. Nel 1995, alla quarta Conferenza mondiale sulle donne di Pechino, questo impegno è stato ribadito, con un’enfasi particolare sulle ragazze. Il Programma mondiale d’azione per i giovani fino all’anno 2000 e oltre, approntato nel 1995, ha stilato la lista degli interventi prioritari in settori critici che incidono direttamente sul progresso verso gli MDG. I comitati di controllo che verificano il rispetto dei trattati internazionali hanno poi emanato una serie di raccomandazioni sulla salute riproduttiva e sui diritti riproduttivi degli adolescenti, in cui si esprime particolare preoccupazione per la situazione delle adolescenti.

 Molti paesi prevedono un’età minima per il matrimonio, come richiesto nel 1962 dalla Convenzione sul consenso al matrimonio, l’età minima per contrarre matrimonio e la registrazione dei matrimoni.

L’adolescenza, intesa come l’età compresa tra i 10 e i 19 anni, è un periodo cruciale per imparare e acquisire competenze qualificanti e valori morali che spesso accompagnano la persona per tutta la vita. Per chi vive sotto la soglia della povertà si tratta invece sovente di un periodo di minore libertà e maggiori pericoli. Molte adolescenti sono costrette ad abbandonare gli studi per contribuire al sostentamento della famiglia, perché aspettano un figlio o sono costrette dai genitori a sposarsi. Le ragazze sono particolarmente esposte a gravidanze precoci, abusi sessuali, matrimoni in età infantile e altre pratiche pericolose per la salute quali le mutilazioni/taglio dei genitali. Si calcola che nell’arco dei prossimi dieci anni le giovani che probabilmente si sposeranno prima di avere compiuto 18 anni saranno circa 100 milioni. Ogni anno partoriscono circa 14 milioni di adolescenti. Le adolescenti hanno poi probabilità da due a cinque volte maggiori di morire a causa di complicazioni derivanti dalla gravidanza rispetto alle donne sopra i vent’anni e anche i loro bambini hanno minori possibilità di sopravvivenza. La povertà induce molte ragazze a ricorrere alla commercializzazione del sesso per procurarsi lo stretto necessario per se stesse e per le loro famiglie. Per i 15 milioni di orfani dell’AIDS, abbandonati a loro stessi e spesso costretti a provvedere ai fratelli più piccoli, e per gli innumerevoli altri ragazzi che in tutto il mondo sono abbandonati e devono vivere per strada, i rischi si moltiplicano a dismisura.

Le ragazze hanno maggiori probabilità di abbandonare la scuola: a causa di una gravidanza o perché devono dare una mano nella gestione della casa o nella cura dei bambini più piccoli, o ancora perché devono assistere parenti infermi.  Ciò si riflette in tassi di analfabetismo più alti per le giovani: dei 137 milioni di ragazzi analfabeti nel mondo, il 63 per cento sono donne.

Le adolescenti corrono poi molti più rischi di subire pratiche nocive per la salute e di godere di una scarsa salute riproduttiva, e sono particolarmente a rischio di contrarre l’HIV. Per i milioni di ragazze che si sposano giovanissime, poi, l’infanzia si interrompe in modo davvero brusco. Permettere alle adolescenti di posticipare il primo parto salva molte vite. Ogni anno 4 milioni di neonati muoiono entro il primo mese di vita. Molti di loro non ce la fanno perché le loro madri erano semplicemente troppo giovani per partorire: i figli di madri adolescenti hanno una probabilità 1,5 volte maggiore di morire prima di compiere l’anno di vita, rispetto a chi ha una madre meno giovane. Le adolescenti corrono altissimi rischi di partorire prima del termine. Poiché il loro corpo non è di solito ancora perfettamente sviluppato e pronto per il parto, hanno anche maggiori probabilità di un parto complicato da una dilatazione insufficiente.

Ancora maggiori sono i rischi per le ragazze più povere, che la malnutrizione condanna a una crescita stentata. Senza un intervento medico, il bambino spesso muore. La possibilità di ricorrere a cure d’emergenza nel caso di complicazioni è fondamentale per la sopravvivenza sia delle giovani madri che dei neonati – e per il conseguimento degli MDG sulla mortalità infantile e materna. Si calcola che ogni anno siano circa 14 milioni le adolescenti tra i 15 e i 19 anni che danno alla luce un bambino. Molte altre, mai contate, hanno un figlio quando sono ancora più giovani. Tra le adolescenti nei paesi in via di sviluppo una percentuale  che va da un quarto alla metà diventa madre prima di compiere i 18 anni. Il tasso più elevato di fecondità adolescenziale si riscontra nell’Africa sub-Sahariana e nel Sud-Est asiatico. In base ai dati raccolti in 56 paesi, le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni che provengono dai gruppi più poveri hanno una probabilità tre volte superiore rispetto alle loro coetanee più agiate di partorire durante l’adolescenza e di avere il doppio dei figli nell’arco della vita.

I tassi di gravidanze precoci in molti paesi in via di sviluppo sono essenzialmente la conseguenza della pratica dei matrimoni in età infantile. Le adolescenti tra i 15 e i 19 anni hanno una probabilità doppia di morire durante la gravidanza o il parto rispetto alle donne dopo i 20. Per quelle che non arrivano ai 15 anni, poi, il rischio è cinque volte maggiore. E per ogni ragazza morta di parto ce ne sono moltissime altre che soffriranno di patologie, infezioni e disabilità latenti, come la fistola ostetrica.

Le gravidanze non desiderate si traducono in un numero di aborti a rischio che si valuta attorno ai 5 milioni di casi, ogni anno, tra le adolescenti.

Nell’Africa sub-Sahariana, dove si pratica il 40 per cento di tutti gli aborti a rischio su adolescenti dei paesi in via di sviluppo, i dati raccolti in sette stati mostrano che, di tutte le donne curate per complicazioni conseguenti all’aborto, la percentuale delle adolescenti va dal 39 al 79 per cento. La metà delle 10.000 donne nigeriane che muoiono ogni anno in conseguenza di aborti sarebbero adolescenti.

Se il diritto alla salute è formalmente garantito a tutti, dovremmo essere capaci di rendere questo diritto fruibili soprattutto dalla adolescenti dei paesi impoveriti del mondo. Questo dovrebbe essere il nostro imperativo categorico.

 

Aldo Morrone
dirigente del servizio di medicina preventiva delle migrazioni e di dermatologia tropicale all’ospedale San Gallicano di Roma

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