I bambini maledetti di Kinshasa

il dramma dei minori abbandonati ed umiliati in Congo

Una storia che ci fa sprofondare in un medioevo di stregoneria e furore superstizioso. Un’epidemia di paura che distrugge vite giovanissime, trasforma in assassini genitori e parenti, alimenta nuove sette e procura affari d’oro agli esorcisti

L’hanno bruciato vivo davanti ai miei occhi: prima lo hanno cosparso di petrolio, poi gli hanno buttato addosso un fiammifero.

Mio figlio gridava, chiedeva pietà, ma in un attimo è stato avvolto dalle fiamme”. Madame Kisisa parla con un filo di voce, fatica a trovare le parole. Suo figlio si chiamava Nsumbu, e aveva 8 anni. Era sospettato di essere un piccolo stregone, per questo gli hanno dato fuoco: “Sono stati i nostri vicini di casa: lo accusavano di possedere poteri occulti e di fare dei sortilegi… Era tempo che volevano ucciderlo”. La polizia era al corrente del pericolo che correva il bambino, ma non ha ritenuto di dover intervenire per proteggerlo. “Quella mattina, approfittando dell’assenza di mio marito, sono arrivati tre uomini, mi hanno immobilizzata e picchiata. Nsumbu si trovava a pochi metri da me: era terrorizzato, piangeva, si dimenava, urlava il mio nome mentre bruciava… Non mi darò mai pace per non essere riuscita a salvarlo”.

L’AVVOCATO DEL DIAVOLO

Sorcellerie, stregoneria, questa è la categoria sotto cui vengono rubricati gli episodi – per fortuna non sempre dagli esiti tanto tragici – di violenza contro un numero sempre più alto di bambini nella Repubblica Democratica del Congo.

“Negli ultimi mesi ci siamo occupati di casi di violenza d’ogni tipo contro bimbi sospettati di praticare la magia nera”, dice Yves Osakanu, 34 anni, coraggioso avvocato e attivista dell’associazione contro la tortura Acat-Congo. “Ciò che colpisce e sconvolge è che gli episodi più raccapriccianti sono avvenuti tra le mura domestiche”. I bambini vengono accusati di stregoneria dagli stessi familiari, spesso dai genitori: appena in casa accade una disgrazia, la colpa viene fatta ricadere sui figli ritenuti perfidi e pericolosi. Poco importa se hanno due, quattro o dodici anni, i bambini sono giudicati colpevoli delle peggiori nefandezze e meritano di essere malmenati, umiliati, buttati sulla strada. I marciapiedi delle città sono pieni di questi fanciulli abbandonati: li chiamano enfants sorciers, bambini stregoni, sono loro i figli maledetti del Congo. “E’ un dramma mostruoso che non fa notizia: i soprusi si ripetono ogni giorno nel silenzio e nell’indifferenza generale”, commenta l’avvocato Osakanu. “Ci troviamo a lottare contro l’omertà, la superstizione, l’inerzia delle autorità. E contro l’ostruzionismo della polizia che invece di punire i colpevoli tenta di ostacolare in tutti i modi le nostre denunce”.

UNA STRAGE INVISIBILE

Secondo le stime dell’Onu, in Congo vivono 70 mila minori “non accompagnati”: perlopiù sono orfani o ex “baby soldati”. Ma nella sola capitale, Kinshasa, fangosa megalopoli di 8 milioni di abitanti, metà dei quali ha meno di venti anni, i giovani shegué (“vagabondi”) sono oltre trentamila. E quasi tutti sono stati accusati di stregoneria. Patrick, sei anni, è stato gettato in strada perché uno dei suoi zii ha perso il lavoro: “Mi hanno picchiato per obbligarmi a confessare di aver fatto un maleficio contro di lui”, ci racconta. Meli, dodici anni, è stata ritenuta colpevole della morte di sua madre: “Mi dicevano che ero pericolosa perché avrei potuto uccidere altre persone”. Al piccolo Giresse l’accusa di stregoneria è arrivata direttamente dal cielo: “Mio padre ha sognato che lo stavo uccidendo, e da un giorno all’altro mi sono trovato fuori di casa”. Anche Noemi, dieci anni, due occhi grandi e lucidi, è una piccola strega – almeno così hanno deciso i suoi genitori: “Mi hanno abbandonata perché erano terrorizzati dai miei poteri magici. Di notte, quando tutti dormono, io mi trasformo in un cane malvagio”.

L’INCUBO DELLA STRADA

Sono testimonianze che si raccolgono numerose oggi a Kinshasa. Gli enfants sorciers si incontrano ovunque: al mercato, agli incroci delle strade, sui boulevard trafficati della capitale. Vestono abiti logori e calzano sandali tenuti assieme dallo spago.

Tendono la mano ai passanti per chiedere un po’ d’argent. Vivono di elemosine, lavoretti saltuari e piccoli furti. “Se débrouiller”, imparare a cavarsela, è il verbo che ogni bimbo deve saper coniugare alla perfezione se vuole sopravvivere sulla strada. Ne sa qualcosa Junior, 13 anni, il corpo pieno di cicatrici: “La polizia ci riempie di botte e chi viene sorpreso a rubare rischia di essere linciato. Bisogna essere bravi e fortunati per non farsi ammazzare”. Per alleviare le sofferenze i bambini fumano hashish, si imbottiscono di pastiglie, sniffano le esalazioni di solventi devastanti. Alla sera, quando le strade cominciano a svuotarsi, a piccoli gruppi si ritrovano tra le bancarelle dei mercati dove cercano un rifugio per riposare. Ma dormire è un lusso che non possono permettersi: “Se ti addormenti per troppo tempo possono accoltellarti e rubarti le scarpe o i pantaloni”.

UN FENOMENO RECENTE

Fino a una decina di anni fa, il fenomeno degli enfants sorciers era pressoché sconosciuto a Kinshasa.

E’ vero che in Congo la magia nera fa parte della cultura tradizionale – qui più o meno tutti credono negli spiriti maligni. Ma un tempo l’accusa di stregoneria cadeva solo sulle persone adulte, il più delle volte sugli anziani che rischiavano di venire strangolati o bruciati (così che la terra non venisse contaminata dal loro sangue), o nel migliore dei casi cacciati dalla comunità. Oggi questo destino tocca a bambini la cui unica colpa è trovarsi vicini alle disgrazie di tutti i giorni. Non a caso gli enfants sorciers provengono sempre da famiglie povere, in cui spesso la madre è morta (l’aspettativa di vita per una congolese è di 47 anni) o il padre si trova a combattere lontano (il Congo è teatro di una guerra dimenticata che in 5 anni ha provocato 3 milioni e mezzo di morti). E anche quando entrambi i genitori sono presenti, in casa mancano i soldi per il cibo: l’accusa di stregoneria diventa la scusa per liberarsi di un’altra bocca da sfamare.

IL BUSINESS DEGLI ESORCISMI

A complicare le cose, negli ultimi anni ci hanno pensato le sette cristiane che fioriscono a Kinshasa. Si tratta di chiese pentecostali o apocalittiche che mescolano Bibbia a credenze locali, enfatizzando le superstizioni e le paure della gente.

Alcuni predicatori particolarmente spregiudicati hanno preparato sermoni di fuoco per mettere in guardia i fedeli dal pericolo dei “baby stregoni”: i loro appelli a fare attenzione “ai bambini taciturni e a quelli con gli occhi arrossati” hanno alimentato la caccia alle streghe. Il governo sta tentando di arginare il problema con campagne di informazione e di sensibilizzazione, ma è troppo tardi: oggi a Kinshasa pochi dubitano che la stregoneria infantile esista e il dramma degli enfants sorciers ha assunto dimensioni tali da spingere le organizzazioni umanitarie a lanciare un grido di allarme. Alain, 31 anni, responsabile del centro per minori abbandonati “Lopango Ya Esengo” racconta: “La gente è impazzita: accusa di stregoneria i piccoli handicappati, o gli epilettici, oppure i figli più fragili, quelli timidi o che balbettano. Ma anche i bambini particolarmente vivaci e intelligenti: basta porre ai genitori una domanda inopportuna per essere sospettati di stregoneria”. Molti enfants sorciers vengono affidati dai familiari ai pastori delle sette, affinché possano esorcizzarli dagli spiriti del male. I rituali di purificazione sono sempre violenti, e a volte molto crudeli. Alcuni bambini hanno raccontato di essere stati reclusi, tenuti sottochiave per settimane, torturati con ferri roventi, obbligati ad assumere dosi massicce di lassativi e farmaci che inducono il vomito.

DIAVOLI VOMITATI

“Menzogne, sono solo menzogne: nessun tipo di violenza viene usata per guarire i piccoli indemoniati”, replica il pastore Onokoko, autoproclamato Profeta di Cristo, tra i più rinomati esorcisti di tutta Kinshasa: “In trent’anni di attività ne ho esorcizzati oltre 250”. Onokoko è un tipo molto ambiguo. L’associazione Save The Children lo ha accusato di maltrattamenti e di abusi su minori, ma lui può vantare amicizie politiche influenti e la solidarietà della gente comune che lo venera e lo considera un santone dal cuore buono. Nella sua malandata residenza, che sorge nel quartiere di Masina, ospita centinaia di bambini di strada, offre loro rifugio, cibo e tanta “protezione spirituale”. La sua attività è stata sostenuta anche dalla cooperazione italiana, che poi ha prudentemente deciso di interrompere i rapporti. “Gli italiani sono amici generosi e sinceri”, dice lui, “e presto capiranno che le denunce a mio carico sono solo calunnie senza fondamento”. Il pastore ha bisogno di ricostruirsi un’immagine pubblica, e tiene a precisare di non aver mai chiesto nulla in cambio della sua “opera caritatevole” e di aver salvato “moltissimi bimbi destinati sicuramente a bruciare tra le fiamme dell’inferno”. Ai visitatori mostra orgoglioso campioni di “diavoli vomitati”: un intero gamberone, una conchiglia e anche due pesci-gatto, “tutte cose uscite dalla bocca dei bambini posseduti”. I più scettici sono invitati ad assistere in diretta all’esorcismo di una ragazzina di undici anni. Prima dell’operazione la piccola recita il suo racconto: è indemoniata, è per questo che ha ucciso entrambi i genitori con un sortilegio. Ma cinque minuti di preghiere e “un po’ di acqua benedetta” preparata da Onokoko bastano a “liberarla dal diavolo”: la ragazzina, in ginocchio, di fronte all’esorcista, viene colta all’improvviso da violenti conati di vomito, il suo stomaco si contrae colpito dai crampi, dalla bocca esce un pezzo di carne cruda, grande come una noce. L’esorcista lo raccoglie e lo mostra con fierezza: “Il demonio”.

“QUATTRO DEMONI”

Onokoko non è l’unico esorcista di Kinshasa. Nel povero quartiere di Ngansele, i bambini vengono affidati a Mama Madonsiala, profetessa della chiesa “La Fede di Giobbe”. Per incontrarla bisogna uscire dal centro abitato, camminare lungo un sentiero che si inerpica tra le colline fino a raggiungere un piccolo cimitero accanto a cui sorgono tre capanne sgangherate. I bambini ospitati sono un trentina: il più piccolo ha due anni, il più grande nove. Alcuni hanno i capelli rasati “per punizione, perché hanno cercato di ribellarsi”, tutti sono visibilmente denutriti e spaventati. Una ragazza, incatenata ad un palo, grida disperata. “E’ solo una pazza”, assicurano i dignitari della setta, “la leghiamo perché potrebbe fare del male”. Non è permesso avvicinarsi, né fotografarla. In compenso si può assistere, dietro generosissima mancia, all’esorcismo di un enfant sorcier di dieci anni.

“Questo è un caso molto difficile: abbiamo contato quattro demoni dentro il suo corpo”. Dopo una lunga serie di preghiere, la profetessa pone le mani sul capo del bimbo, alza lo sguardo al cielo, invoca l’aiuto di Dio e comincia a gridare. Attorno a lei gridano gli altri adepti, saltano e cadono in trance. La profetessa afferra il braccio del bambino, lo strattona, lo solleva e lo fa ricadere. L’esorcismo è finito, la tensione si allenta, il bimbo torna rassegnato tra i suoi compagni. “Ho infuso in lui la parola di Gesù Cristo”, spiega Mama Madonsiala, “ma occorreranno rituali ancora più potenti per sconfiggere i diavoli”.

PICCOLE MALEDIZIONI

Il recente boom degli enfants sorciers non ha lasciato indifferenti alcuni preti cattolici congolesi, che non mancano di radunare i fedeli in chiesa per “contrastare la nuova offensiva di Satana”. Nella parrocchia di Matete ogni giovedì migliaia di credenti danno vita a una cerimonia durante la quale può accadere qualunque cosa: per tre ore la gente urla, piange, ripete frasi rituali, casca a terra in preda alle convulsioni, mentre il sacerdote dispensa benedizioni e danza tra la folla sulle travolgenti note di una band musicale: quattro cantanti, basso, chitarra e batteria. A funzione conclusa i fedeli portano a benedire sull’altare taniche piene d’acqua, sacchetti di sale e bottiglie di olio di oliva: tutto l’armamentario possibile per difendere la propria casa dal demonio.

“La protezione funziona solo se si lascia un’offerta in denaro alla chiesa”, spiega un giovane parrocchiano. Fuori, sulla piazza, si vendono sacchetti di sale per esorcismi, marca “San Michele Arcangelo”: costano 1500 franchi congolesi, una piccola fortuna. “Sono pratiche inquietanti, certo, e andrebbero stigmatizzate dai vescovi. Ma si tratta di casi che non devono offuscare l’opera svolta dalla Chiesa in difesa dei bambini”, commenta preoccupato un prete che preferisce mantenere l’anonimato. Ha ragione. A Kinshasa non esistono solo gli Onokoko, e sono molti i rifugi per bambini di strada gestiti – e bene – da religiosi cattolici. Nel cuore di Kisenso, uno dei quartieri più difficili della capitale, i Padri Bianchi hanno creato un centro proprio per accogliere gli enfants sorciers. “La sfida più impegnativa”, spiega Padre Santi, “è convincere i genitori a riaccettarli”. Qui ora vive anche l’unico figlio di Willy Efoko. Ha sette anni, il padre lo ha cacciato di casa il mese scorso: “Era una vera maledizione”, ci dice l’uomo, 30 anni, quando lo andiamo a trovare nella sua baracca di lamiere. “Da quando se n’è andato ho smesso di soffrire di mal di testa. Anche i dolori ai piedi sono scomparsi. Sono certo che troverò un lavoro”.

 

Marco Trovato
giornalista e fotografo indipendente
redattore della rivista “Africa”

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