“La dignità dei bambini e i loro diritti”

Recensione a cura della redazione di Social News

I popoli mostrano i loro profili di umanità in rapporto al modo di trattare i bambini.Questo “trattare”comprende diversi aspetti complementari che partono da una retta concezione antropologica che riconosce al bambino, fin dal momento del concepimento, la sua eminente dignità di persona, di immagine di Dio; il bambino va pertanto rispettato come “qualcuno”, come un soggetto, non come una cosa, un oggetto…Ma la storia non è stata particolarmente generosa con i bambini..

In queste parole, tratte dal Prologo al libro La dignità dei bambini e i loro diritti, (Libreria Editrice Vaticana,  www.libreriaeditricevaticana.com) troviamo tutto il dolore del Pontificio Istituto per la Famiglia per il cinismo che la nostra comunità mostra, nonostante la retorica, nei confronti dei bambini: l’indifferenza verso di loro, il rifiuto, e la tolleranza rispetto agli abusi consumati quotidianamente a loro spese non bastano a toccare il cuore dell’uomo, capace di aprirsi e di desiderare solamente di fronte all’ultimo modello di una fuoriserie o al nuovo cellulare multifunzioni. E così, in un estremo atto di denuncia (e di speranza), l’Istituto ha raccolto in un volume numerosi contributi, che si estendono nel decennio 1992-2002, provenienti dalle voci (ma sarebbe meglio dire dal grido) di Giovanni Paolo II, del Card. Alfondo Lòpez Trujillo presidente dell’Istituto stesso, del Mons. Renato Martino osservatore della Santa Sede presso l’Onu, del Mons. Gil Hellin, di Pietro Gelmini e di altre figure/associazioni impegnate nella difesa dei bambini e della famiglia da Roma a New York, da Rio de Janeiro fino a Manila e  Bangkok. Questo volume si rivela particolarmente prezioso in quanto non si pone solo come una trattazione teologica o antropologica volta a stimolare una maggiore attenzione nei confronti dei bambini stessi, ma soprattutto come una fotografia planetaria drammatica, un reportage di misfatti mondiali che ci rivelano l’apocalisse che i bambini vivono ogni giorno, ovunque, nonostante il parco di Walt Disney o i sorrisi nei Mc Donald’s: bambini di strada, bambini abbandonati a se stessi che non conosceranno mai il loro padre (come aveva scritto anche Joseph Ratzinger in Dio e il mondo, San Paolo Ed.), bambini cerebrolesi, bambini sfruttati sessualmente o attraverso il lavoro minorile per fare i sedili in pelle delle nostre vetture, bambini disabili, bambini senza cibo, senza scarpe e senza acqua… Queste sono solo alcune delle violenze alle quali i bambini (che già esistono) devono soggiacere nell’epoca della procreazione assistita e delle sue promesse di qualità e perfezione. Di fronte a questa assenza di umanità della nostra epoca (dato che la civiltà dei popoli si comprende da come essi trattano i bambini) resta comunque uno spiraglio di speranza, ad alcune condizioni precise però. Sempre nel Prologo si dice: «Se non si fosse riversato sull’umanità il torrente di amore del Padre per mezzo del Verbo incarnato e se la fede non avesse fatto inginocchiare, davanti al presepe di Betlemme, i popoli e i credenti di ogni razza e condizione, il mondo non avrebbe mutato la propria concezione di fronte ai bambini, che erano considerati, in molti casi, come persone di seconda categoria». Ne segue che la speranza per questi bambini può passare solo attraverso un nostro nuovo inginocchiarci di fronte agli indifesi, nell’ascolto degli insegnamenti di un Verbo, che preferiva i piccoli ai dotti e ai sapienti della Terra, e su di essi apriva le braccia, per difenderli (e lo fece con la vita), riversando su di loro il torrente dell’amore di un Padre di cui, a dire la verità, oggi ci siamo profondamente dimenticati.

 

Antonello Vanni
scrittore e docente universitario di bioetica

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