Maria disse di sì

La storia del concepimento di Gesù, straordinaria a raccontarsi e straordinariamente importante per il suo portato simbolico alle soglie del referendum sulla legge 40, consente interpretazioni diverse che riconducono ad un unico momento fondamentale: la scelta della Madonna di affidarsi alla volontà di Dio in piena libertà di coscienza.

Rispondere alla richiesta di una coppia di diventare genitori.

La legge francese in materia di fecondazione assistita indica, come suo unico scopo, questa semplice proposizione e forse occorre partire da qui per riportare il dibattito sulla legge 40, l’assai controversa legge italiana, e ai suoi contorni di realtà. Non si esauriranno forse tutte le domande che il cammino della scienza e delle tecniche pongono a ciascuno di noi, ma si potrà argomentare l’opposizione al brutto impianto legislativo che l’Italia si è data e che solo in parte la battaglia referendaria, qualora avesse esito positivo, potrebbe mitigare.

Ma prima ancora di spiegare perché siamo davanti alla legge più arcaica d’Europa e quanto pesano quei divieti nella concretissima vita delle persone che accedono alle tecniche di fecondazione assistita, va denunciata la contraddizione che muove lo schieramento che sostiene la legge e propugna, come da indicazione dei vescovi italiani, l’astensione.

Da un lato, e con condivisibili ragioni, si argomenta che le questioni poste dal referendum pesano e riguardano ciascuno di noi. Che il problema dei limiti della scienza e del desiderio di maternità, come dei compiti della ricerca, è un nodo fondamentale della modernità. Dall’altro lato si sceglie la strada del boicottaggio di uno strumento di democrazia qual è il referendum.

Non un’opposizione in campo aperto, nel quale si scontrano e si contano convinzioni e coscienze, ma piuttosto la scorciatoia del non voto, sintomo di paura dei numeri che dalle urne referendarie possono uscire.

Al referendum del 12 giugno sono appese le speranze di chi, dopo l’approvazione della legge 40, ha avuto preclusa la possibilità di diventare madre e padre o ha visto chiudersi quel filone di ricerca sulle cellule staminali embrionali che il parere concorde degli scienziati più illustri giudica di grande importanza per malattie che fino ad oggi non hanno cura.

Dare una risposta a chi desidera un bambino: se si riparte da qui, da ciò  che con semplicità la legge francese  individua come scopo della procreazione assistita e delle regole che la normano, si mina alla radice quella rappresentazione grottesca che vuole i sostenitori della legge italiana come sensibili difensori della vita dell’embrione, messa a rischio da incoscienti fautori di tecniche che portano dritte all’eugenetica o alla clonazione. E’ chiaro: le tecniche che hanno modificato il paradigma  della riproduzione umana possono suscitare i fantasmi più estremi, le immagini di una scienza maligna, la paura che l’uomo cattivo si impossessi di quegli strumenti per manipolare la vita secondo i suoi disegni…Nella realtà della vita delle persone (e nella scelta che siamo chiamati a compiere il 12 giugno) quest’esperienza assume un volto affatto diverso: non coppie che vogliono un bambino perfetto, ma donne e uomini che desiderano con calore e speranza un figlio e che chiedono che i divieti più odiosi, le prescrizioni più nocive per la salute della donna, quelle che ledono la sua libertà  e la salute del suo corpo (si pensi soltanto all’obbligo di impianto degli embrioni), vengano  cancellate. Sarà una richiesta eugenetica o una legittima domanda, quella di una coppia di portatori sani di betatalassemia di sapere, attraverso la diagnosi preimpianto, se quell’embrione è sano o meno?  E’  questa, come si è detto in un dibattito televisivo, la pretesa di un certificato di garanzia sulla salute del bambino che nascerà o è la strada meno dolorosa, più accettabile, quella che evita l’aborto, nel percorso comunque faticoso di una coppia che ha un altissimo rischio di concepire un bambino malato? E chi, con quale autorità, secondo quale codice condiviso e non sulla base di convinzioni religiose che dovrebbero restare fuori dalla norma, può dire loro che “devono” adottare un figlio, oppure “devono” accettare il limite che la natura o la vita (si pensi solo alle sterilità conseguenza di malattie o chemioterapie) ha posto?

La legge 40, nel suo impianto complessivo, per i divieti che sancisce e per il modello unico di famiglia che giudica accettabile, di tutto questo pesantemente risente:  della profonda influenza che la Chiesa cattolica esercita sulla società e sulla politica italiana e dell’assenza di un principio comune di laicità delle scelte che riguardano  tutti, credenti e non credenti..

Di questo clima sono testimonianza- storia piccola  ma significativa in una storia più grande – le reazioni abnormi alla copertina che il giornale per cui lavoro, Diario, ha scelto per il numero speciale dedicato a una storia lunga 2000 anni, quella del concepimento di Gesù, straordinaria a raccontarsi e straordinariamente importante per il suo portato simbolico. Quella Madonna sotto il titolo. “Fecondazione eterologa. Maria disse di sì” ci ha  portato accuse di blasfemia e sussulti di vera intolleranza.  Tanto da chiedersi, preoccupati, dove sta la radice di tanta paura per la libertà. Di scegliere come di pensare.

 

Assunta Sarlo

Rispondi