Ruoli paralleli, riferimenti indispensabili

Alcuni stralci dell’intervento di Alessandra Guerra (consigliere regionale Lega Nord): “Sulla spinta del Sessantotto, ridisegnati i rapporti all’interno della famiglia. La Regione deve disciplinare il ruolo dei genitori,  tra cui oggi è più comune la commistione e lo scambio di compiti, ed il rapporto con i figli”

Per dare inizio al suo intervento, il consigliere regionale Alessandra Guerra prende le mosse da due importanti considerazioni: in primo luogo, il diritto, la legge, non è oggi in grado di risolvere tutte le problematiche che attengono i rapporti intergenerazionali ed intrafamiliari; in secondo luogo, il convegno, che si svolge il giorno della festa del papà, si propone come principale obiettivo quello di parlare dei figli … e parlare di figli è, secondo la Guerra, un modo bellissimo ed una grande occasione per rovesciare in termini positivi le questioni di diritto.La Guerra prosegue con una serie di considerazioni sui rapporti familiari all’interno della nostra società. “Chi vive all’interno della società occidentale – afferma – affronta quotidianamente un panorama sociale ed etico caratterizzato, da un lato dalla crisi dei valori e dei punti di riferimento ereditati dalle generazioni che ci hanno preceduto, dall’altro da una tempesta continua e globale di informazioni che disorienta e rende sempre più difficoltosa la ricerca di nuovi valori e nuovi punti di riferimento, adeguati ad una società in continua evoluzione”.

 “Anche per questi motivi, la società occidentale è chiamata a sperimentare il riconoscimento e la disciplina di nuovi modelli e nuovi stili di vita all’interno dell’ordinamento giuridico e, al tempo stesso, è chiamata a modificare la normativa già esistente e acquisita per adeguarla alle nuove esigenze della società. In questi mesi, in particolare, si è fatto molto vivo il dibattito relativo ai diritti acquisiti dalle donne nella civiltà occidentale e di quelli non ancora acquisiti in altre civiltà del nostro pianeta”.

 La Guerra osserva come le grandi battaglie del Sessantotto abbiano contribuito ad una normalizzazione e ad un riequilibrio di quella che è la concezione della donna, sia per la sua crescita personale sia per il suo inserimento nella società.

“Tuttavia – continua – questa concezione della donna ha portato a compromettere il modello della famiglia tradizionale, ridisegnando i rapporti all’interno della coppia e creando situazioni di confronto tra genitori che, solo pochi decenni fa, erano impensabili”.

 “Negli anni in cui la mia generazione ha vissuto il suo essere figli, normalmente i rapporti all’interno della coppia erano predefiniti, tanto che il ruolo del padre e della madre avevano un contenuto ben preciso, mentre la commistione e lo scambio di compiti fra i due genitori era un’ipotesi che si realizzava solo molto raramente.

 Oggi, invece, la figura della madre ha assunto un ruolo meno esclusivo ed assoluto nel compito di educazione dei figli, lasciando quindi spazio ad una funzione importantissima per la crescita di un bambino, che è quella del riferimento maschile”.

 E’ proprio da queste considerazioni che, secondo il consigliere, si deve partire per rivedere e integrare l’assetto legislativo vigente.  “E’ infatti necessario interrogarsi – sostiene – su come possa intervenire in questo settore una Regione a statuto speciale quale il Friuli Venezia Giulia. Dico questo perché se da un lato la nostra Regione è comunque tenuta ad attuare una normativa statale molto chiara in tema di assistenza e servizi sociali (la legge 328/2000), dall’altro ha un’ampia serie di competenze proprie che riguardano le politiche sociali, l’orientamento e la formazione.

Questo significa che la Regione ha ampio spazio di iniziativa per disciplinare e promuovere, nell’ambito dei rapporti all’interno della famiglia, il ruolo genitoriale ed il rapporto con i figli.

Tutto ciò può costituire anche una grande occasione per incentivare gli interlocutori e le istituzioni che si occupano del settore a mettersi in rete, con buone prospettive di crescita professionale e razionalizzazione delle risorse impiegate”.

 Il consigliere, a questo punto, inizia a delineare una sua strategia di intervento in questo settore. “Nella legislazione passata – ricorda – mi sono occupata, assieme alla Maggioranza che allora governava, di capire se il ruolo dei servizi sociali sul territorio (come ad esempio quello dei consultori, quello dei medici di base o quello dei pediatri) possa ancora assolvere un compito che, vent’anni fa, era stato calibrato su una società che aveva una strutturazione e delle esigenze assai diverse dalle attuali”.

 “Negli ultimi anni – spiega – la Regione è riuscita, anche grazie ad una collaborazione tra Maggioranza ed Opposizione, a dare risposta ai casi più estremi di disagio: penso, ad esempio, alla legge sui rifugi antiviolenza, la 17/2000, di cui sono stata una delle promotrici.

Con questa legge si è infatti cercato di dare uno strumento concreto di aiuto alle donne che subiscono violenza intrafamiliare ed ai loro figli”.

 “Ancora oggi, però – continua il consigliere – l’Amministrazione regionale non si occupa di tutte quelle situazioni che quotidianamente possono essere causa di difficoltà per la famiglia: mi riferisco alle tante storie di papà che rimangono senza casa in seguito ad una separazione, storie di bambini che vengono dati in affidamento ad uno dei due genitori secondo modalità che non rispettano pienamente le loro esigenze educative ed affettive … tutte queste situazioni gravano sulle scuole e sui servizi per l’infanzia senza che, a volte, questi possano avvalersi di personale preparato ad affrontare situazioni di disagio giovanile … tutte queste storie testimoniano una forma di disagio che non si manifesta più attraverso casi gravi e isolati, bensì attraverso un malessere diffuso e talvolta generalizzato”.

 Sulla base di queste esigenze il consigliere traccia gli obiettivi che la Regione dovrebbe perseguire. “La Regione – afferma – deve ormai prendere atto che le problematiche e le situazioni di disagio legate ai rapporti tra figli e genitori e, in genere, ai rapporti familiari richiedono un intervento appropriato da parte dei servizi territoriali … e questo sarà possibile soltanto attraverso una reale collaborazione tra le forze di maggioranza ed opposizione, visto che temi così complessi e delicati non possono essere portati avanti dalla sola Maggioranza”.

 “Bisogna – dice – iniziare ad approfondire il ruolo dei consultori e la loro funzione nell’attuale società, analizzare soluzioni concrete per permettere ai servizi pediatrici di integrare la cura delle malattie con un servizio di supporto psicologico nei confronti dei bambini, utilizzare in maniera più approfondita quel grande strumento che è la competenza primaria in materia di orientamento utilizzando i fondi europei, statali e regionali sulla formazione per poter intervenire a favore di tutti gli operatori sociali, con particolare riferimento a chi lavora nei servizi per la prima infanzia”.

 I servizi sociali, l’orientamento e la formazione sono dunque i tre temi sui quali la Guerra invita la Regione a formulare linee chiare di indirizzo.“Su questi temi assolutamente nuovi – conclude – si potrà comunque lavorare proficuamente soltanto sulla base di un interesse e di uno stimolo molto forte proveniente dalle parti sociali coinvolte, da chi già materialmente opera sul territorio, come i Comuni, e da chi vorrebbe operarvi un po’ di più come le Province”.

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