Toxic people

di Martina Neri

toxic peopleIl tossicodipendente non è uno sfigato, è uno che si è divertito troppo, è caduto in un buco e non è riuscito ad uscirne. Si fa,  perché gli piace e perché altrimenti sta male, è divorato da crampi, vomita , se la fa addosso.
Traispotting l’hanno visto in tanti , solo che i personaggi non sempre sono fighi ed alla fine senza suono, non sono fighi neppure quelli.
Capelloni o no, barbuti o no, birretta in mano o no, mascherati da un’opaca resistenza a non distendersi a terra, il tossico cerca sempre cazzate nella sua mente per plasmarsi sula faccia “un bel  fidati”.  Parlo di casi estremi tipo:
Scusa, hai dieci euro per una telefonata?
Se uno cade a terra davanti a noi, lo aiutiamo a rialzarsi? Beh, se c’è un po’ di gente anche si, tanti passerebbero oltre,  seppur per fretta. Con ciò, volevo dire:  che sia un amico, un parente, un figlio o un partner, 4 calci per uscirne, magari entrando in terapia e non mollarla, possiamo anche provare a darli. Alla fine quando ci si abitua ad affiancare una tossicodipendenza con tutti i suoi contro, passato il peggio è come vedere un cucciolo di cane che non ha voglia di camminare e cade con il sedere a terra per la stanchezza, ed aspetta.
Un calcio, due calci, tre calci di quelli dati bene e su di nuovo, magari di nuovo giù e  poi di nuovo su, e poi di nuovo giù, in terapia o meno, basti che sia fuori dalla dipendenza. E poi dico io, uno che si molla con la raga non è pesante come uno che fa discorsoni da metadone? È come se uno ha esaurito le carte per rimettersi in gioco nella vita, senza neppure saperlo, ed è difficie senza confronti diretti con “un normale quotidiano” che non sia un genitore o altro succube della situazione. Con chi può andare d’accordo, una persona che ha una situazione di questo tipo sulla gobba? Il tossico non si esalta per le minchiate che si esatano tutti, che cazzo gliene frega? Gliene frega, gliene frega, capisce della mente umana, molto, anche se non si vede.
Con questo ho concluso, io credo che un amico resti un amico ed un passante può diventare un amico. Non sono bambini, e non fanno belle cose la maggior parte delle volte, ma gli stereotopi uccidono l’anima. A nessuno avanza di parlare di vite perfette, e quattro calci possono aiutare, ma quattro calci in amicizia. Non è vero che nessuno ce la fa, l’ ho visto con i miei occhi, e anche se mi sbaglio posso dire che a tornare indietro siamo buoni tutti, anzi credo che molte persone si sentano portate indietro invece che avanti, senza usare sostanze di ripiego.
Io credo in qualunque situazione in cui si può dare una mano, se fossi io, in caso estremo, qualsiasi, di vita o di morte, se uno ti da una mano è una botta di culo.
Io il culo l‘ho avuto, mi sono sempre data da fare nella vita ma per mesi ho iniziato a prendere ecstasi dalle 2 del pomeriggo, dormendo un paio d’ore sul divano, e continuando. Alla fine? Alla fine il mio corpo non ce la faceva più, debolezza e spasi da epilessia. E poi? Poi o stavo così o smettevo, poi non ricordo nulla.
L’uscita dalla dipendenza presenta sintomatiche psicologiche e fisiche molto forti, l’abbattersi e cercare sostegno da uno che ce la fa meno di te oppure senza volerlo succhiare i sangue a chi è più debole è diffuso.
Una persona che ti può aiutare anche senza importi le cose è un amico o comunque una persona che ti vuole bene e te ne voleva anche prima di cadere malamente.
La fiducia reciproca è un’ arma da mantenere stabile, cosa che non si riesce sempre da solo con un medico terapeuta. “Divertimento” non arriva più, solo sotteramento e sopravvivenza.

Martina Neri
Presidente dell’associazione cuturale “ OVER DOOR, OVER TIME, OVER SIZE”, no profit

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