Quando la malattia ti abbraccia silenziosa

La medicina psicosomatica occidentale attribuisce al genoma l’inizio del Sé intendendo sia il patrimonio genetico con tutte le caratteristiche fisiche future dell’individuo, sia il patrimonio caratteriale. Secondo questa visione il corpo si ammala quando nel suo interno non c’è più collaborazione e coordinamento tra gli organi che lo compongono e la malattia diventa la rappresentazione interiore ed esteriore di un conflitto psichico

Prima di addentrarmi nel labirinto del corpo umano, è necessario per me distinguere la malattia fisica dalla malattia psicosomatica, tenendo presente che per alcuni specialisti non esistono malattie psicosomatiche e per altri  tutte le malattie sono psicosomatiche. Lo specialista cerca la causa della malattia, il medico cura la malattia, lo psicologo cura l’espressione e l’origine psicosomatica della malattia, lo psichiatra dovrebbe chiudere il cerchio restituendo un senso alla malattia.

La medicina psicosomatica occidentale attribuisce al genoma l’inizio del Sé intendendo sia il patrimonio genetico con tutte le caratteristiche fisiche future dell’individuo, sia il patrimonio caratteriale. Secondo questa visione il corpo si ammala quando nel suo interno non c’è più collaborazione e coordinamento tra gli organi che lo compongono e la malattia diventa la rappresentazione interiore ed esteriore di un conflitto psichico. In particolare quando un individuo non riesce a gestire un problema, si innesca un meccanismo di difesa che a lungo andare può trasformarsi in sintomo (pensiamo ai sintomi fisici dei bambini maltrattati).

Lo psicologo moderno affronta oggi pazienti/clienti portatori di sintomi fisici restituendo con il proprio linguaggio il senso di ciò che accade nel loro corpo al fine di affrontare e comprendere i loro disagi. In questa lettura la malattia è un messaggio da decifrare, è l’espressione di un antagonismo che è presente nel corpo della persona e che si è trasformato in un sintomo conclamato. La psicologia moderna deve prendere esempio dalla filosofia che trasforma il suo pensiero adattandolo all’epoca nella quale opera. La psicologia applicata per la maggior parte è ferma al pensiero di origine freudiana anche se c’è stato un bagliore di modernità con la presenza di Jung. Il pensiero freudiano non prevede di risolvere il conflitto nell’individuo ma propone un adeguamento dell’individuo al suo contesto. Non lavora quindi sulla comprensione del sintomo fisico perché non lo prevede: il suo impianto teorico infatti poggia sui tre elementi della nascita, sessualità e morte, diversamente da Jung, che invece pone tra la nascita e la morte l’essere con tutte le sue manifestazioni. L’uomo moderno presenta delle caratteristiche diverse dall’uomo studiato da Freud e per questo oggi sono necessari studi di neuroscienze e filosofia per formare i nuovi tecnici della psiche al fine di comprendere meglio e decifrare i messaggi della malattia. Oggi l’uomo s’interroga sulla malattia e nel contesto terapeutico pone delle domande, vuole capire l’origine e il senso della malattia e della sua esistenza. Non si accontenta di spiegazioni parziali ed è in grado spesso di giudicare chi si trova davanti. La terapia psicologica diventa un percorso di conoscenza e spesso inizia proprio sulla spinta di un sintomo fisico. La malattia in questo contesto segnala che c’è un problema nel sistema con tutte le conseguenze che comporta a livello personale ma anche di relazione.

Cosa è la malattia? E’ la vera espressione del nostro vivere oggi, è la manifestazione del disagio patito nel dover correre e produrre a discapito del sentire, è la manifestazione di una ribellione o un freno che il cervello dà al corpo per indicare che ha superato i limiti. E’ quindi oggi necessaria una figura che accolga il dolore dell’individuo come espressione del pensiero e della cultura di quel particolare soggetto. L’uomo non deve più essere un numero da catalogare né un interesse economico. Chi si prende la responsabilità di decidere la differenza di sofferenza tra una lacrima e una malattia devastante, tra un  pianto di un bambino o un lamento di un anziano? Certamente tutti nella vita avranno un momento di malessere e avranno bisogno di un abbraccio: mah!

 

Valentina Peloso Morana
Psicologa-psicoterapeuta

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